«Viene al mondo il vero Salvatore, colui che realizza la vera pace, universale e definitiva. Ma viene nel segno della debolezza e della povertà. L’angelo dice ai pastori: "Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia".
Dio non vuole imporsi con la maestà e la potenza, ma vuole attirarci a se con l’umiltà e la dolcezza. Vuole intenerire la durezza dei nostri cuori, guardandoci con gli occhi di un bambino, tendendo a noi le sue mani carezzevoli.
È bello lo spettacolo del presepio nelle case, nelle chiese, nelle scuole, nei vari spazi della vita. È bello e prezioso per richiamare alla nostra attenzione il mistero del Natale. Ma è più concreto, più impegnativo e più salutare l’incontro con Gesù Cristo attraverso le molteplici povertà che ci circondano: mancanza di beni materiali, insufficienza di istruzione, carenza di affetti, malattia, emarginazione sociale, solitudine, disordine morale, incredulità, disperazione.
Perfino dove Dio sembra essere più assente è possibile incontrarlo, perché l’amore lo porta a farsi uno con ogni uomo oppresso dal male. Certo non è facile credere ad una speciale presenza di Gesù in certe situazioni in cui la povertà assume un volto brutto, volgare, ripugnante. Eppure, malgrado ci crei imbarazzo, la sua parola è inequivocabile: "Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me" (Mt 25,40)».