Un architetto africano è Premio Pritzker 2022

Assegnato ad un architetto del Burkina Faso, Diébédo Francis Kéré, il Premio Pritzker 2022, istituito nel 1979 e considerato alla stregua di un Premio Nobel per l’Architettura. È il primo africano che riceve il prestigioso riconoscimento mondiale.
L'architetto Diébédo Francis Kéré, premio Pritzker 2022. Foto: David Heerde.

Martedì 15 marzo è stato assegnato all’architetto burkinabé Diébédo Francis Kéré il Premio Pritzker 2022, il più alto riconoscimento al mondo per l’architettura.

Gli organizzatori, in un comunicato stampa, così descrivono il suo approccio intellettuale, sociale e architettonico: «Attraverso il suo impegno per la giustizia sociale e l’uso intelligente di materiali locali per adattarsi e rispondere al clima naturale, lavora in paesi emarginati, dove i vincoli e le difficoltà sono molti e dove mancano architettura e infrastrutture».

Considerato alla stregua di un Premio Nobel per l’architettura, il Premio Pritzker sin dalla sua istituzione nel 1979 non era mai stato assegnato ad un africano.

L’architetto Kéré, 57enne, succede ai francesi Jean-Philippe Vassal e Anne Lacaton, vincitori lo scorso anno.

Proprio a Gando, paese del Burkina Faso centrale dove è nato nel 1965, Kéré ha realizzato nel 2001 con l’aiuto della popolazione locale il suo primo edificio, una scuola in terra battuta, mattoni e cemento, sormontata da una tettoia in lamiera e un controsoffitto forato, con sottili aperture per garantire una ventilazione naturale adatta alle alte temperature.

Molte delle opere di Kéré si trovano infatti nel continente africano, in particolare in Benin, Burkina Faso, Mali, Togo, Kenya e Mozambico. E l’architetto è particolarmente noto per il suo coinvolgimento in progetti con un forte potenziale di uso pubblico. «Costruisce istituzioni educative contemporanee, strutture sanitarie, edifici professionali e civili, spazi pubblici, spesso in paesi dove le risorse sono fragili e dove la fraternità è vitale», notano gli organizzatori del Premio Pritzker.

«Spero di cambiare il paradigma, spingere le persone a sognare e a correre dei rischi. Solo perché sei ricco non significa che devi sprecare materiale. Non è perché siamo poveri che non dobbiamo cercare di creare qualità». E aggiunge: «Tutti meritano la qualità, tutti meritano l’eleganza e tutti meritano il comfort. Siamo collegati gli uni agli altri e le preoccupazioni per il clima, la democrazia e la scarsità preoccupano tutti», spiega Diébédo Francis Kéré, nella sua risposta all’assegnazione del Premio Pritzker 2022.

Diébédo Francis Kéré mette l’Africa al centro delle sue creazioni, il simbolismo del continente attraversa tutte le sue opere. Era già stato il primo architetto africano a progettare un padiglione temporaneo: Serpentine, nel cuore di Hyde Park nel 2017. La forma centrale evoca quella di un baobab mentre il colore della parete curva evoca quello del boubou, l’abito tradizionale che indossava da bambino.

I suoi ultimi progetti sono ambiziosi. Ha costruito la sede dell’Assemblea nazionale del Benin, a Porto-Novo, e quella del Burkina Faso, a Ouagadougou (incompleta a causa del colpo di stato militare dello scorso gennaio). Sul modello dell’albero di palabra, il Parlamento beninese deve permettere ai cittadini di incontrarsi ai suoi piedi, protetti dall’ombra della sua chioma.

Diébédo Francis Kéré si unisce così ai grandi nomi dell’architettura mondiale che hanno ricevuto questo riconoscimento, come Frank Gehry, Tadao Ando, Zaha Hadid e Jean Nouvel. Sono due gli italiani ad aver ricevuto il prestigioso riconoscimento: Aldo Rossi (1990) e Renzo Piano (1998).

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