Un appuntamento con la storia

Quando, dieci anni or sono, è nato il progetto Economia di Comunione (EdC), come tanti ho vissuto momenti di grande entusiasmo, ma non essendo un imprenditore, potevo solo interessarmi agli sviluppi di tale iniziativa, conoscere le aziende che vi aderivano, divulgare questa proposta economica… L’occasione per partecipare ad essa in modo più concreto è arrivata quando i brasiliani, primi pionieri del progetto, hanno costituito una società ad azionariato diffuso, l’Esprit, onde raccogliere i capitali necessari alla sistemazione del “Polo industriale Spartaco Lucarini”, che avrebbe ospitato un certo numero di imprese di EdC. Ogni azione costava solo cinque dollari, in modo che anche i più poveri potessero diventarne soci. Ciò nonostante, la società faceva fatica a reperire capitali “freschi”. Appena l’ho saputo, ho capito che era il momento della concretezza e sono diventata socia dell’Esprit. L’avventura mi ha coinvolta fino a voler costatare di persona i progressi dell’EdC in Brasile, desiderio che ho potuto realizzare nel ’96. Numerosi i poveri incontrati in quella terra, la loro, il vero perché di questo progetto: alcuni rassegnati, altri in attesa di un cambiamento di vita. Da quel viaggio non sono mancati gli stimoli per rivedere e attualizzare il mio modo di “fare Edc”. Mi è stato, ad esempio, sempre più chiaro che “il risparmio non è accumulo, ma previdenza”, onde “sovvenire alle necessità di chi non è ancora produttivo e di chi non lo è più”; che i beni vanno considerati “come patrimonio di Dio da amministrare per il bene di tutti”. Ma non si trattava solo di bei concetti. Nel tempo ho cercato di contribuire a far nascere delle aziende, ho incoraggiato iniziative nei paesi più poveri; a volte tutto è andato bene, altre volte questi tentativi sono risultati infruttuosi, talvolta per un deficit di capacità imprenditoriale (non di generosità) e la possibilità di un dialogo vero in campo economico. Contemporaneamente, in questi anni si è fatto in me sempre più pressante il desiderio di vedere sorgere in una località non troppo lontana dalla città in cui vivo una società dove io potessi investire i miei risparmi, dando loro una destinazione universale. Così, quando sono venuta a conoscenza della nascita del “Polo imprenditoriale Lionello Bonfanti” a Loppiano (cf. Città nuova n° 4/2002), ho visto finalmente realizzate le mie attese. Fatti i miei conti per vedere quante azioni potevo acquistare, subito ho inviato la mia adesione per non correre il rischio di lasciarmi frenare da ragionamenti o paure. Ho fatto partecipi anche amici e familiari di questo che – a mio avviso – era un “appuntamento con la storia” che non volevo perdessero. Ho avvertito inoltre la spinta a fare un ulteriore sforzo: rinunciare alla mia tredicesima per regalare alcune azioni ai miei congiunti. Il giorno della costituzione della società festeggiavo anche il mio compleanno: quale dono più bello potevo ricevere? Poi l’ultima sorpresa: faccio parte del consiglio d’amministrazione. Un nuovo capitolo della mia vita.

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