Umili, non umiliati

Prandelli&Company, forse sull’esempio di Monti&Company, hanno tutto da guadagnare dalla lezione impartitaci dagli spagnoli.
Dopo la finale agli Europei

Lo si era capito subito, sin dai primi minuti di gioco: nella finale di Kiev l’Italia non girava proprio. Pareva svuotata di energie e pure di intelligenza. E ci siamo così messi subito il cuore in pace, preparandoci al peggio, che poi è ovviamente arrivato. 4-0, senz’appello possibile. Nelle piazze e nelle strade di tutt’Italia il grido della vittoria è rimasto strozzato, annichilito, umiliato. Ma in realtà non c’è nulla di che sentirsi umiliati: Prandelli&Company, forse sull’esempio di Monti&Company, hanno tutto da guadagnare dalla lezione impartitaci dagli spagnoli. Per essere umili, non umiliati.

Il successo del vertice europeo di Bruxelles, che ha portato all’approvazione di norme atte a favorire la crescita e a ridurre il differenziale tra titoli del tesoro tedeschi e degli altri Paesi (il famigerato spread) ha certamente premiato il lavoro intelligente del professor Monti e dei suoi collaboratori, così come quello di altri personaggi in vista della politica europea, come Van Rompuy, Junker e Barroso. Un lavoro umile, fatto di contatti cortesi e sempre rispettosi con gli altri leader europei, senza manfrine e seduzioni, ma portato avanti con grande determinazione; con misure dure ma necessarie come la tassa sulla casa, l’Imu, nell’impossibilità di avviare una patrimoniale che sarebbe stata ben più equa e giusta. Un lavoro umile favorito da una comunicazione centrata sul merito dei provvedimenti e non sulla loro superficie, su fatti e non su proclami pubblicitari che alla prova si rivelano solo grosse sparate a salve.
 
Certamente il lavoro del governo Monti non va esente da critiche, in particolare a proposito della scarsa attenzione a certe peculiarità tipiche della società italiana: la struttura industriale e commerciale di piccole e piccolissime imprese; il grande peso che grava sulle famiglie nella gestione del welfare; la dimensione solidaristica tipica del nostro Paese. E tuttavia passi in avanti se ne sono fatti in questi mesi, anche grazie a un lavoro che definire ora “umile” mi sembra corretto.

Ma non basta, e lo sappiamo tutti. Ci aspetta il nostro di lavoro umile, quello di ognuno: pagare l’Imu anche se a malincuore; rimboccarci le maniche dando fondo a tutta la creatività possibile e immaginabile per produrre nuova ricchezza; risparmiare sulle luci accese inutilmente; agire sui grandi numeri della corruzione e dell’evasione. Lavoro umile di legalità e di condivisione del peso sociale imposto da tagli e tasse, che vuol dire altresì credere che ce la faremo se tutti ci metteremo del nostro.

Abbiamo sempre bisogno di modelli. Per il lavoro umile dei prossimi mesi, forse potremmo prendere quello di Cesare Prandelli, uno che ha saputo lasciare il suo lavoro per assistere la moglie malata, che ha creato una squadra dal nulla, che non accusa mai nessuno ma sgobba silenziosamente. E che alla fine della partita viene abbracciato da tutti i giocatori come un amico e un fratello, oltre che come un maestro.

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