Ucraina, è tempo di riconciliazione

A Odessa decine di morti e centinaia di feriti tra chi manifesta per l’unità nazionale e gli “Antimajdan”. Il rischio che la situazione sfugga di mano
Odessa

Il 2 maggio 2014 è stata una delle giornate più cruente dell’intera storia moderna dell'Ucraina, dopo quella del 20 febbraio 2014. Il tragico bilancio è infatti di 41 morti e centinaia di feriti.

Tutto è partito da una manifestazione filorussa a Odessa, che ha riunito circa mille partecipanti, composta in larga parte dai tifosi della squadra di calcio locale. La manifestazione per unità nazionale, organizzata dall’Euromajdan di Odessa e dai tifosi delle squadre di calcio di Chernomoretz e Metalurg è stata attaccata da gruppi filorussi, gli “Antimajdan”, armati di spranghe di ferro, bottiglie molotov e petardi. Taluni erano armati anche di pistole. Negli scontri molti manifestanti filoucraini sono rimasti feriti, compresi tre poliziotti, e quattro persone sono rimaste uccise per colpi di arma da fuoco. Una parte della popolazione è scesa dalle proprie case per aiutare i manifestanti a preparare molotov e sanpietrini per difendersi dagli attacchi dei separatisti.

Gli scontri si sono spostati dalle vie centrali a piazza Kulikovo Pole, dove i filorussi hanno eretto le loro tende. I manifestanti filoucraini hanno cominciato a demolire le tende e a cacciare i filorussi. Ci sono stati feriti da tutte e due le parti. Un gruppo di filorussi s’è allora rifugiato nel Palazzo dei Sindacati, cominciando a lanciare dalle finestre bottiglie molotov sui manifestanti filoucraini. Ben presto Il fuoco è divampato nell’edificio. Sono morte, come si da, 38 persone. Pare che un dettaglio sia assai significativo: tra i 38 morti filorussi nell’incendio del Palazzo dei Sindacati non s’è trovato nessun residente a Odessa, 15 erano cittadini russi e 10 provenivano della vicina autoproclamata Repubblica di Transnistria. Anche le armi trovate nel Palazzo dei Sindacati vengono da Russia e Transnistria.

In ogni caso, si è trattato di una tragedia che non fa che peggiorare la situazione nell’Est dell’Ucraina. Tre giorni di lutto cittadino sono stati proclamati dopo la terribile giornata. Il Cremlino accusa il governo ucraino di avere infranto gli accordi di Ginevra e di sparare contro civili filorussi. Ma non considera che la presenza di truppe paramilitari armate fino ai denti, con mezzi capaci di abbattere elicotteri, fare prigionieri, creare assedi e fare fuoco contro mezzi blindati, è totalmente illegittima in territorio straniero.

Ora la situazione rischia veramente di sfuggire di mano. Mentre le forze governative ucraine continuano l’offensiva nell’Est con guardia nazionale ed esercito, si muovono le diplomazie. Mentre il ministro della Difesa italiano Pinotti dichiara che il nostro Paese è disposto a intervenire con forze d’interposizione, in serata c’è stato un contatto tra il presidente russo Vladimir Putin e la cancelliera tedesca Angela Merkel che hanno concordato che mercoledì, a Mosca, il numero uno dell'Osce, Didier Burkhalter, parlerà col Cremlino della possibilità di organizzare "tavole rotonde" sotto l'egida dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Anche il papa è intervenuto al Regina Coeli: «Desidero invitarvi ad affidare alla Madonna la situazione in Ucraina, dove non cessano le tensioni – ha detto –. La situazione è grave. Prego con voi per le vittime di questi giorni, chiedendo che il Signore infonda nei cuori di tutti sentimenti di pacificazione e di fratellanza».

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