Tutto bianco o tutto nero?

  Le nostre sono società complesse, per cui le analisi e le soluzioni proposte non possono essere troppo semplificate. La “verità” nelle questioni sociali e politiche non è mai tutta da una sola parte.
Segnaletica

Giammai avrebbe pensato, al momento della sua morte cruenta – fu decapitato verso il 275 dalle parti di Babilonia –, che avrebbe avuto tanti seguaci. Intendo parlare di Manes, colui che proclamava l’immane lotta tra il Bene e il Male, il profeta del manicheismo, tendenza che tanti adepti fa ancora un po’ ovunque, nonostante sia stata dichiarata da tempo un’eresia, non solo dalla Chiesa cattolica. Come tutti sappiamo, i manichei sono – per semplificare – quelli che vedono tutto bianco o tutto nero, coloro che situano la verità tutta da una parte e solo da quella.

Tornano a galla anche qui da noi: oltre al referendum di Mirafiori che rischia di spaccare il panorama sociale e sindacale, c’è l’ennesima vicenda di sesso e soldi che vede coinvolto Berlusconi, con il conseguente referendum mediatico pro o contro la magistratura, mentre lo sconfortante livello della disoccupazione giovanile è determinato soprattutto dalla difficoltà delle generazioni più anziane a fare posto a quelle più giovani.

 

Purtroppo non siamo più in una società in cui i pochi precetti religiosi vengono gestiti da una sola autorità, in cui l’attività economica si riduce a pastorizia e agricoltura, e dove le generazioni si succedono ogni 25-30 anni, ma ogni tre o quattro. Le nostre sono società complesse, per cui le analisi e le soluzioni proposte non possono essere troppo semplificate. La nostra identità e le nostre prerogative non sopravvivono solo se contrapposte all’identità e alle prerogative altrui, ma esistono e avranno un futuro in misura di quanto si riesce ad armonizzarle con quelle degli altri. Per far questo c’è bisogno di riapprendere non tanto l’arte del compromesso – che in politica può essere veramente un’arte – quanto quella dell’ascoltarsi per capire le ragioni altrui e per finire col trovare una sintesi condivisa. Se tutto viene esasperato – ed in questo noi giornalisti abbiamo le nostre responsabilità grandi e crescenti –, non ci si riesce a capire e poi a decidere nella serenità. O perlomeno nella coscienza di aver fatto tutto il possibile per arrivare alla giusta mediazione.

La “verità” nelle questioni sociali e politiche non è mai tutta da una sola parte. Il bene comune è una ricerca d’unità, è un’elezione; il male comune è la riduzione alla divisione, una condanna. Il poeta russo Iosif Brodskij, il Nobel, descrivendo l’acqua di Venezia, notava «le infinite gradazioni di grigio che sfilano alla finestra». Ecco, il grigio è forse meno scintillante del bianco e meno elegante del nero, ma è la nostra vita. Che lo vogliamo o no. Si tratta di scegliere le giuste gradazioni, per giungere alle scelte opportune e rimettere in moto il Paese.

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