Tutti invitati alla festa

A Pomigliano d’Arco, nel napoletano, la comunità parrocchiale organizza le nozze di Teresa e Gianpiero.
Teresa e Gianpiero

«Quando la comunità parrocchiale si è offerta di preparare il nostro matrimonio, non è stato facile acconsentire. Il tempo stringeva, non sapevo nemmeno come sarebbe stato il bouquet! È stata dura, ma ci siamo fidati». Ride, Teresa, quando ripensa al suo matrimonio: preparato in tre mesi, con 270 invitati e pochissime informazioni su ciò che sarebbe avvenuto.

 

«Io e Gianpiero – spiega – non volevamo un matrimonio in cui il sacramento fosse oscurato dal ricevimento e alla fine è stato perfetto. Quando ci si affida a Dio, con fiducia e senza essere d’intralcio, lui vede e provvede».

Sguardo limpido e sorriso dolce, Teresa, 28 anni, è neuropsicomotricista. Fin dall’infanzia è stata affascinata dall’ideale dell’unità, che condivide con suo marito. Gianpiero, 34 anni, ha un pizzetto sbarazzino e un impiego in banca. Dopo quattro anni di fidanzamento e un cammino di fede maturato nella comunità parrocchiale del Carmine, lo scorso febbraio hanno deciso di sposarsi. Una scelta controcorrente. «Tutti – ricorda Gianpiero – mi dicevano: “Pensaci bene. Perché non ti sposi al Comune?”. Ma per me e Teresa quel sì è per tutta la vita».

 

Dopo un corso per fidanzati, uno prematrimoniale (e dopo averne tenuto uno loro stessi per altre coppie), i sentimenti erano chiari. Allora è arrivata la proposta di don Peppino Gambardella e della comunità: organizzare un matrimonio «espressione del divino nell’umano, che si può realizzare solo in una comunità viva, che metta Dio al primo posto. L’idea – spiega il sacerdote – è nata per ridare senso e corposità a un sacramento vissuto come un evento privato, nel quale moda, commercio e folklore hanno spesso la meglio sulla sacralità di una celebrazione, che serve a indicare agli sposi un cammino di santità».

 

L’annuncio l’ha dato Carmela. «Gianpiero e Teresa – ha scritto sul seguitissimo forum del sito www.ekklesiaweb.net – hanno deciso la data. È il momento di essere davvero famiglia». La comunità si è divisa in “squadre” e in una manciata di settimane è stato organizzato tutto. Gli sposi hanno istituito un fondo e la spesa totale è stata di circa 14mila euro, quando solo per un ricevimento “normale” ne sarebbero occorsi almeno 25 mila. Ma non sono mancate le difficoltà. Mancava l’inginocchiatoio? Lo ha costruito Gianpiero. I fiori? Maria e Antonella sono andate all’alba al mercato. La torta nuziale? Salvatore, operatore turistico di 24 anni, ne ha preparata una di quattro piani. Il ristorante? È stata messa a disposizione una fattoria didattica, le signore hanno preparato i rinfreschi, i giovani hanno servito.

 

«Il risultato – se la ride Amelia – è stato strepitoso. Peccato che un temporale abbia distrutto gli addobbi proprio prima dell’arrivo degli sposi». Tutti si sono fatti coraggio. Anche Salvatore, titolare di una ditta di catering, “costretto” ad arruolare delle sconosciute. «Temeva – dice Gianpiero – un danno d’immagine, ma poi ci ha fatto i complimenti». E l’animazione? Tutti hanno partecipato mentre Roberta, Rosario, Maria Grazia e Luisa badavano ai bimbi e Roberto scattava le foto. Ci sono state bomboniere “simboliche” e una donazione per adozioni a distanza.

 

Alla fine, tutti a pulire. «Anche mia sorella – confessa Gianpiero –, quando ha visto gli altri che mettevano a posto, ha cominciato a sparecchiare», mentre la mamma della sposa gettava con nonchalance la spazzatura. «I nostri parenti – ricordano Teresa e Gianpiero – ci hanno detto: con amici così non sarete mai in difficoltà». Ciò che restava del banchetto è stato offerto ai sessanta frequentatori della mensa dei poveri e agli ospiti di una casa famiglia e parte dei doni è stata destinata alle attività della comunità.

 

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