Tutti i colori di Roma

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Èun Ottaviano Augusto privato quello che accoglie il visitatore nella sua casa sul Palatino, solo di recente aperta al pubblico dopo la scoperta avvenuta una trentina d’anni or sono; casa il cui nucleo originario – prima degli ampliamenti voluti dallo stesso imperatore – risale all’epoca repubblicana, quando ancora non era diventato tale l’erede di Giulio Cesare. Sono ambienti tutto sommato modesti per appartenere ad una reggia, anche se nulla hanno da invidiare a quella che sarebbe stata la Domus Aurea neroniana per quanto riguarda le raffinatissime pitture (una vera meraviglia di recupero che dice la perizia dei nostri restauratori), ma che in qualche modo conservano traccia di colui che li abitava, lo svelano nella sua intimità. E questo a partire dal grande oecus (o sala di ricevimento), dalla monumentale rampa, dal cubicolo inferiore, fino a quel gioiello al piano superiore che è il cosiddetto Studiolo, dove presumibilmente Augusto si ritirava: un tripudio di architetture illusionistiche, di creature vere o fantastiche, dai colori vivissimi: giallo, ocra, blu, nero, e naturalmente il celebre rosso pompeiano (ma altri ambienti anch’essi splendidamente affrescati, come la Stanza delle Maschere, quella delle Prospettive e quella dei Festoni di pino, attendono di essere resi accessibili al pubblico). A pochi metri di distanza un’altra dimora attualmente chiusa per restauri, quella riservata a Livia, che l’imperatore sposò in terze nozze, è scrigno anch’essa di pitture superbe in angoli di intimità. La casa, vero specchio di chi la abita. Chi ha letto sui libri di storia del vincitore di Azio dovrebbe visitare queste stanze non tanto per acquisire nuove luci su Ottaviano Augusto ma più che altro per confermarsi sul margine di mistero che rende sfuggente (e più umana) ogni creatura: anche un assetato di potere come lui, che sempre cercò di zittire ogni voce dissonante e giustificare il suo governo con un’apparenza di stabilità e di pace. Questi affreschi che suscitano meraviglia sono quanto di meglio ci è giunto dall’antichità insieme a quelli conservati – sempre a Roma – a Palazzo Massimo, sede fino a giugno della fortunata mostra Rosso pompeiano: un panorama completo della pittura romana attraverso gli esemplari strepitosi provenienti dall’area vesuviana. Anche se più universalmente nota per quantità di reperti, va precisato che la pittura offertaci da Pompei, città di provincia neanche tra le più importanti, non poteva evidentemente rivaleggiare – tranne che in poche dimore signorili – con quelle che, nella Città Eterna, decoravano i palazzi imperiali e gli edifici pubblici. E tuttavia, senza Pompei e gli altri centri sepol- ti dal Vesuvio, sarebbe di gran lunga più povera la nostra conoscenza della pittura romana, come esemplifica bene la mostra di Palazzo Massimo: sia che illustri con solennità o arguzia le mille varianti delle storie mitologiche, sia che sfondi le anguste proporzioni di un cubicolo con finte architetture (una abilità che solo a partire dalla fine del Medioevo sarebbe ricomparsa nella storia dell’arte), sia che ravvivi con tratti a volte impressionistici nature morte, o scene di genere e comiche. Tra i tanti esempi, ne vanno citati almeno due: la ricostruzione della stanza con giardino dipinto della Casa del bracciale d’oro, che per qualità pittorica rinvia alle celebri pitture analoghe della Villa di Livia a Prima Porta; come pure la megalografia proveniente da Ercolano con Teseo uccisore del Minotauro, dove è inevitabile il confronto con un artista rinascimentale: non per niente gli scopritori settecenteschi accostarono l’anonimo autore di questa stupefacente immagine nuda a Raffaello. Un universo di figure e colori che dicono un bisogno di bellezza e perché no, forse anche – per chi viveva all’interno di una cultura pagana, incapace ormai di dare risposte convincenti sul mistero della vita e della morte – l’illusione di sentirsi meno solo e abbandonato al nulla. Per saperne di più sulla Casa di Augusto: archeoroma. beniculturali.it/ node/328. (Catalogo Electa: La Casa di Augusto. Le pitture). Rosso pompeiano. La decorazione pittorica nelle collezioni del Museo di Napoli e a Pompei. Roma, Museo di Palazzo Massimo. Fino al 1° giugno. (Catalogo Electa).

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