Tutta la vita in una valigia

Ritrovare la badante ucraina e sperimentare la Provvidenza.

Antonio camminava con una certa fretta per le vie della cittadina, quando lo sguardo aveva incontrato quello di una donna che gli pareva di riconoscere e che attirava la sua attenzione a causa di un bagaglio ingombrante, che trascinava con una certa fatica.

Antonio era certo di aver riconosciuto nella donna, non più giovane, la badante che aveva assistito per alcuni anni la suocera anziana. Anche lei, Rosanna, lo aveva riconosciuto e il saluto reciproco racchiudeva ricordi e gesti di un tempo non tanto lontano, eppure riposto ormai nelle pieghe della memoria. Era comunque un rimando che conservava un sapore buono, di chi aveva aiutato figlia e genero accudendo con gentilezza e dedizione la madre anziana. E anche nella memoria di lei si era risvegliato il ricordo di persone accoglienti e grate, di cui si era fidata ciecamente.

E ora eccola lì, nel bel mezzo di un mercato, fra bancarelle colorate, lei e il suo valigione. Seduti a un caffè, Antonio aveva chiesto notizie sulla sua salute, sulle vicende lavorative e sui suoi cari. Dall’Ucraina le notizie non erano molto rassicuranti, visti gli eventi tragici degli ultimi mesi. Rosanna aveva raccontato le sofferenze di quei giorni e le condivisioni con altre badanti ucraine. Comune a tutte era la desolazione per i fatti bellici; qualcuna era stata colpita drammaticamente negli affetti, per altre si delineava anche la sensazione di abbandono vissuta in tanti anni di lontananza. Erano stati tempi segnati dalla crescita dei figli, ma mantenuti a distanza, sfuocati nel cuore e nella memoria, quando erano intente a trovare forze fisiche e morali per rispondere alla nuova situazione lavorativa in terra italiana. I ritorni sempre più rari avevano poi per molte il sapore del disagio e di rifiuto delle nuove realtà famigliari, degli affetti creatisi senza la loro condivisione. Insomma, le badanti divenivano estranee alle loro radici e spesso nulla riusciva a colmare questo senso di smarrimento e la mancanza di empatia da parte di chi avevano lasciato per aiutare economicamente i propri cari.

Antonio era pervaso da un senso di gratitudine e pensava a quanto dovrebbero essere tutti attenti a queste donne, che in fondo hanno dato tutto e hanno sacrificato parte della loro vita per rendere la nostra migliore. Certo, le notizie riguardo al suo lavoro erano proprio allarmanti. Nella valigia c’era tutta la vita di Rosanna: fatiche, affetti, sogni, delusioni, gentilezze e rifiuti… Si trovava in città perché chiamata ad assistere una nuova persona, vista la morte dell’anziano che accudiva in precedenza, ad alcuni chilometri di distanza. Ma la sorpresa era stata amara: l’invito era andato eluso e Rosanna era senza un riferimento e senza una casa.

Così, Antonio e la moglie Luciana, memori del passato, l’avevano invitata e ospitata in casa loro, in attesa di ulteriori possibilità di impiego. Era stato per la donna ritrovare la carezza di una famiglia, e per loro quella della solidarietà. Avevano guadagnato tutti in questo ritrovarsi. Ma la storia, come nelle migliori strade che la Provvidenza sa tracciare, avrebbe avuto una continuazione luminosa: già verso sera era arrivata la comunicazione che una famiglia stava cercando una brava badante e Rosanna era proprio la persona adatta. Accompagnarla il giorno successivo era stato per Antonio una vera festa del cuore e, pieno di gratitudine, aveva sollevato la valigia di tutta una vita della badante ucraina. Che strano! Il bagaglio pareva decisamente meno pesante della sera prima.

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