Tu sei un’opera d’arte!

Quando Piero Manzoni muore, il 6 febbraio del ’63, non ha ancora trent’anni. Eppure l’amico artista Lucio Fontana lo saluta alla radio come una delle figure più importanti del panorama artistico internazionale, e fra le più profetiche nei confronti delle generazioni artistiche future. Fontana, anche in questo, l’ha vista lunga! Ignorato e osteggiato dalla critica ufficiale, Piero Manzoni è invece sommerso in vita da una valanga di stampa da gossip concentrata esclusivamente sugli aspetti più provocatori della sua opera. Alla fine dei conti sono questi interventi a meritargli la fama internazionale, senza dimenticare le mostre di protesta improvvisate nei bar, le dichiarazioni ad effetto sui quotidiani, gli scritti e i manifesti programmatici diffusi con il piglio dell’avanguardia, la partecipazione alle collettive di mezza Europa, i lavori presentati in tre lingue differenti… tutto un corredo di espedienti voluti e non che in un contesto chiuso come quello dell’Italia anni Sessanta fanno esplodere la figura di Manzoni su un piano internazionale. La grande mostra napoletana restituisce l’ironia tutta concettuale della sua opera, ma anche la coerenza di un artista che senza adagiarsi mai su uno stile continua a risvegliare le coscienze con toni scioccanti, nell’intento di nutrire le persone con l’arte e di trasformare il mondo in un personale capolavoro; per qualcuno un’utopia, per Manzoni, una missione. Dopo la negazione cromatica degli Achromes, e la sottile concettualità delle Linee di diversa lunghezza racchiuse negli astucci neri, ritroviamo in mostra la testimonianza dei diversi interventi incentrati sull’artisticità delle persone e in particolar modo dell’artista: tutto ciò che lo riguarda e che proviene da esso assume questa accezione. È così ad esempio che un palloncino gonfiabile rosso diventa il nobile Fiato d’artista. Ma Manzoni non può trattenere questa ricchezza creativa per sè; vuole travasarla sugli altri uomini, condividendone la straordinarietà. Presenti in mostra le uova e le foto del primo happening dell’arte italiana: il 21 luglio del ’60 alle ore 19, presso la galleria Azimut di Milano, l’artista fa bollire delle uova che, una volta sode, marchia con l’impronta del proprio pollice. A questo punto l’opera è consegnata al pubblico che se ne ciba. L’uovo, grazie al tocco dell’artista, non si limita quindi a diventare opera d’arte, ma diventa il mezzo per trasformare in arte tutto il pubblico che se ne nutre. In 70 minuti centinaia di uova si trasferiscono nei corpi delle persone che ne subiscono o ne interpretano gli effetti come in una comunione intima con l’artista. Altrove le persone diverranno Sculture viventi grazie alla firma dell’artista apposta direttamente sul corpo; agli interessati verrà rilasciato un Certificato di autenticità: Si certifica che il sig… è stato firmato per mia mano e pertanto è da considerarsi a partire da questa data opera d’arte autentica. Firmato Piero Manzoni . L’intervento fa gridare allo scandalo i benpensanti, eppure il fine ultimo di queste opere dissacratorie, a detta dello stesso artista, è proprio quello di sacralizzare tutto e tutti, indiscriminatamente, eleggendo l’uomo stesso al titolo di opera d’arte. In una lettera del ’61 Manzoni scrive: Io firmo le persone senza scegliere, tutte, belle o brutte: quello che mi interessa è la vita, io amo tutto . È forse proprio questo suo amore per la vita che lo spinge a forzare tutti i limiti che separano il mondo dell’arte dal resto, per mostrare come la vita stessa sia il territorio e la materia prima dell’arte.Manzoni insiste su questa linea proponendo le Basi magiche: piedistalli che hanno il potere di trasformare in opera d’arte la persona che vi sale sopra per tutto il periodo che vi rimane. La proliferazione di opere e operazioni miranti a trasformare persone e cose in opere d’arte trova il suo culmine nello Zoccolo del mondo: un piedistallo simile alle Basi magiche, recante la scritta Socle du monde viene collocato capovolto su un prato; per leggere dobbiamo girare la testa e in questo atto la percezione si ribalta; non è tanto il blocco di ferro a poggiare sul terreno ma la terra a poggiare su quel piedistallo; il mondo intero è diventato un’opera d’arte. Che dire di certi interventi? Provocatori, poetici, idealistici…? Chiunque, un’opera d’arte; il mondo, un’opera d’arte; il capriccio di un adulto rimasto bambino o un messaggio che veicola una verità profonda? Secondo Manzoni Non c’è nulla da dire, c’è solo da essere, c’è solo da vivere. Museo Madre, Napoli fino al 24/9/07 (Catalogo Electa).

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