Trump divide gli Usa su migranti e muro col Messico

Discorso senza mediazioni del presidente Usa alla Nazione e pronta risposta dell'opposizione democratica. Preoccupazione nel campo dei repubblicani
Pool Photo via AP

Il primo discorso di Donald Trump dallo studio ovale ha i toni dell’allarmismo e dell’accusa. Per la prima volta nella storia del Paese, il presidente non utilizza questo tavolo per unire, come hanno fatto tanti dei suoi predecessori, ma usa un monologo di 9 minuti per dettare la sua agenda di governo, senza alcuna volontà di mediazione.

Fermare la crisi umanitaria ai confini con il Messico, costruendo una barriera di protezione e imputare ai democratici la responsabilità della mancata approvazione del bilancio e della chiusura parziale degli uffici amministrativi sono i punti su cui si è concentrato il suo discorso, “violando”, a detta anche di alcuni repubblicani uno dei luoghi sacri della democrazia.

I migranti al confine. Illegali, alieni, assassini, spacciatori: sono alcune delle espressioni con cui Trump definisce gli immigrati che hanno provato ad attraversare il confine. Li ritiene responsabili di “una crescente crisi umanitaria e di sicurezza al confine meridionale”, che secondo la maggior parte degli esperti è in contrasto con i fatti.

AP Photo/Gregory Bull
AP Photo/Gregory Bull

Poi è la volta dei numeri. Nel 2018, 17.000 adulti con precedenti penali sono stati arrestati al confine e negli ultimi due anni i funzionari dell’agenzia per l’immigrazione hanno arrestato circa 235.000 alieni con varie accuse penali o condanne.

Ogni mese poi circa 60mila immigrati illegali entrano dal confine meridionale e lo scorso mese, in maniera illegale, circa 20mila bambini sono entrati nel Paese. Ormai è prassi, nella stampa americana, la verifica immediata dei fatti dopo che il presidente ha pronunciato i suoi discorsi.

E così la realtà è che negli ultimi due anni, i funzionari dell’ICE hanno effettuato 266.000 arresti di stranieri con precedenti penali, ma le accuse più comuni erano violazioni del codice stradale, possesso o vendita di droghe leggere e ingresso illegale nel Paese.

Altro tema le droghe. «Ogni settimana 300 dei nostri cittadini vengono uccisi dall’eroina, che nel 90% dei casi arriva dal confine meridionale. Quest’anno moriranno più americani per droga, di quelli morti in Vietnam», ha dichiarato il presidente precisando che il costo annuale delle droghe illegali è di 500 miliardi di dollari.

I fatti dicono che la maggior parte della droga arriva negli Usa dalla Cina attraverso i tradizionali porti di ingresso, o attraverso il Canada, ma sempre con provenienza cinese. Infine i rapporti medici precisano che l’impatto economico delle droghe illegali è di 193 miliardi.  In Vietnam sono morti circa 59mila militari, mentre nel 2017 per droga sono morte oltre 70mila persone.

Infine tocca alle azioni criminali elencate con dettagli cruenti. Gli assassini sono avvenuti in California, Georgia, Maryland con un solo autore: immigrati illegali.

Ecco perché serve sicurezza e servono agenti, giudici, tecnologie e poi ritorna sempre all’elemento indispensabile: il muro. Pur nominando la parola “crisi umanitaria” per sei volte, il presidente sembra ignorare che la crisi al confine è perpetrata in parte anche dai suoi stessi agenti alla frontiera.

Ad una settimana dallo shutdown e al lavoro senza alcuno stipendio hanno deciso di rilasciare centinaia di migranti dai centri di detenzione per depositarli al centro di El Paso in Texas, nell’ordine di 400 e 300 al giorno. Senza soldi, senza un biglietto, senza cibo e sfiniti da settimane di cammino questi uomini e soprattutto le donne con bambini si sono trovati a bivaccare alla stazione degli autobus, poiché – dati i numeri -neppure la Caritas e le associazioni di volontariato sono riusciti a fronteggiare queste persone senza preavviso.

Ora la situazione sembra rientrata, ma la Casa di Assuncion , uno dei centri Caritas ha denunciato la negligenza governativa e quasi la volontà di generare un’emergenza. Intanto giovedì il presidente è atteso a McAllen, dove si trovano i centri di detenzione più popolati.

I democratici, ancora nemici

Le parole di accusa del discorso presidenziale sono riservate ai democratici, responsabili secondo Trump dello shutdown  governativo, cioé  della chiusura di agenzie, uffici amministrativi, parchi e musei per la mancata approvazione del bilancio federale, dove è stata inserita la clausola della discordia relativa alla costruzione del muro.

Oggi siamo al diciottesimo  giorno di serrata e gli effetti della decisione presidenziale stanno incidendo sulla vita di 800mila dipendenti e sul funzionamento di diverse agenzie.

L’otto gennaio è giorno di pagamento, ma tanti si ritroveranno a non poter riempire la carta di credito, pagare l’affitto, fare benzina. E poiché il presidente ha minacciato che la chiusura potrebbe durare mesi o anni se i democratici non finanziano il muro di confine, i lavoratori federali non retribuiti stanno diventando sempre più furiosi: alcuni stanno già vendendo beni o si stanno reinventando per altri lavori, dalla babysitter al facchino. È questa la chiusura più lunga imposta da un presidente.

Certo non è questa non è la prima impasse che Trump sconta sulla questione muro: anche quando il Congresso era interamente controllato dal suo partito il diniego non è stato meno deciso, segno che i fondi per la sicurezza alle frontiere non possono essere totalmente assorbiti da una barriera, che già dove esiste si è rivelata inefficace ed è stata criticata ampiamente anche durante la campagna elettorale dallo stesso Trump.

Il presidente, nel suo discorso la definisce “essenziale alla sicurezza” e chiede una scelta tra “giusto e sbagliato, fra giustizia e ingiustizia e 5,7 miliardi di dollari per la sicurezza al confine è solo una questione di buon senso”.

Trump spiega che il muro sarà finanziato grazie al nuovo accordo commerciale con il Messico e grazie alla lotta alle droghe: niente in tal senso è precisato nell’accordo e non è chiaro come, debellare il commercio illegale di droga, potrà portare finanziamenti per la barriera.

In questi giorni tante emittenti radiotelevisive sono state indecise sul concedere spazio al discorso presidenziale interrompendo la regolare programmazione.

AP Photo/Alex Brandon
AP Photo/Alex Brandon

Gran parte di quelle che si sono mostrate favorevoli hanno voluto concedere uno spazio anche ai leader democratici, la speaker della Camera Nancy Pelosi e il senatore Chuck Schumer, che hanno rimandato le accuse sulla mancata approvazione del bilancio direttamente al presidente.

«Il governo federale rimane chiuso per una ragione e una sola ragione: perché i democratici non finanzieranno la sicurezza delle frontiere» ha dichiarato Trump, ma i due democratici hanno precisato che tengono alla sicurezza e chiedono di stralciare il finanziamento per il muro, un tema più politico che economico.

Hanno assicurato che sono disponibili a votare per 1.3 miliardi di dollari per le misure di protezione al confine, i fondi per l’agricoltura e gli affari interni, ma non per la barriera.

Anche alcuni repubblicani si sono mostrati particolarmente preoccupati dai toni presidenziali assolutistici e antidemocratici, e alcuni di loro nei commenti su Twitter hanno dichiarato che il presidente si avvia alla fine, ma il rischio è che assieme a lui finisca anche il loro partito.

 

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