Farid Shovro, immigrato a Lisbona e commerciante locale, è stato uno dei primi ad arrivare sul luogo della tragedia. Ha visto diversi corpi ammucchiati, intrappolati tra le macerie, e una donna gravemente ferita. Farid ha descritto il silenzio scioccante sul luogo dell’incidente, rotto dal breve suono di un pianto. Poi, il rumore: le urla dei feriti, le richieste di aiuto disperate.
Il primo ferito che Farid ed il suo amico, anche lui immigrato, hanno aiutato è stato proprio un bambino che piangeva. Lo hanno preso, pensando che fosse orfano, e lo hanno protetto fino all’arrivo delle autorità di soccorso.
In Portogallo, come in tanti altri Paesi occidentali, è nato un dibattito poco costruttivo sul tema dell’immigrazione: si vede e si parla di queste persone soltanto attraverso argomenti strumentalizzati alla propria parte politica il loro ruolo di lavoratori, il loro pagare le tasse associando erroneamente l’immigrazione all’insicurezza (ignorando peraltro le statistiche ufficiali).
Spesso viene trascurata la dignità degli immigrati, semplici cittadini come noi, impegnati a costruire una vita migliore per sé stessi e per le loro famiglie. Due di loro, così come molti di noi magari non avrebbero fatto, si sono affrettati ad aiutare il prossimo in quel momento: le vittime di quell’incidente.
Forse Dio ci ha dato uno sguardo d’amore particolare, che ha illuminato di dignità queste persone: due amici stranieri, proteggendo un essere umano fragile come un bimbo, fragile come spesso sono gli immigrati.
In mezzo a questa tragedia, un filo d’oro intessuto da stranieri in una terra, Lisbona, che da sempre è stata porto di arrivo e di partenza tra la vecchia Europa e nuovi mondi. Questo filo d’oro ha fatto sì che le vittime, straniere tra loro, fossero soccorse, prima di chiunque altro, da altri stranieri. Segni dei tempi: in un mondo globalizzato, il sentimento più immediato di voler aiutare concretamente supera nazionalità, colore della pelle, etnie – fortunatamente, in molte situazioni il cuore va più veloce della ragione.
Joana M Figueiredo, Lisboa