Tragedie in Etiopia e Madagascar

La tempesta Enawo ha fatto almeno 50 morti nell’isola e una frana di immondizie 46 morti nei pressi di Addis Abeba. La precarietà del territorio e le inadempienze dei governi

Il passaggio questa settimana della tempesta tropicale Enawo sull’isola di Madagascar ha fatto almeno 50 morti, 180 feriti e più di 53 mila sfollati, secondo i dati rilasciati dalle autorità malgasce. Ad esempio, in un quartiere di Maroantsetra (Nord-Est del Paese), Enawo ha provocato «468 sfollati, tre persone morte tra cui due bambini, quattro scuole danneggiate e sei feriti in seguito a una frana», ha confermato l’Ufficio di gestione nazionale dei rischi e delle catastrofi. E poi una diga distrutta, frane, strade bloccate e interruzioni di corrente, fiumi tracimati, case scoperchiate. Formatasi nell’Oceano Indiano, il ciclone ha colpito il Madagascar soprattutto nella regione di Antalaha, accompagnato da piogge torrenziali e raffiche di vento fino a 290 km orari. 137 siti di rifugio e di emergenza sono stati aperti per accogliere le vittime. Secondo la Croce Rossa, Enawo è il più potente ciclone ad aver colpito il Madagascar dal 2012. La Croce Rossa locale ha schierato 500 volontari nella zona intorno ad Antalaha, per distribuire alimentari e forniture di emergenza per 500 famiglie. Piove sul secco, verrebbe da dire, perché il Paese è già affetto da una grave siccità che ha fatto lievitare il prezzo del riso, l’alimento base della popolazione, e provocando gravi carenze di cibo, in particolare al Sud.

Almeno 46 persone sono state invece uccise e decine ferite da una frana di immondizia nella più grande discarica del Paese, alla periferia di Addis Abeba, la capitale. I residenti locali attribuiscono la responsabilità della tragedia al livellamento della parte superiore del sito che era in corso. La prima valutazione riferisce di almeno 46 morti e decine di feriti, 32 donne e 14 uomini, come ha confermato Domenica Dagmawit Moges, portavoce del comune di Addis Abeba, aggiungendo che alcuni bambini sono tra le vittime. Ci si aspetta «che il numero delle vittime aumenti», perché la frana ha colpito una zona «relativamente vasta». La maggior parte delle vittime della frana erano abitanti abusivi che abitavano baracche “sul posto di lavoro”, perché questa gente instancabilmente setacciavano le montagne di rifiuti alla ricerca di oggetti di valore. Il livellamento sulla sommità della montagna di rifiuti era stata avviata per la costruzione di un impianto di biogas. Dei testimoni hanno detto che più di 150 persone erano sul posto quando la frana ha cominciato a scendere a valle. Un abitante della discarica, D. Berhanu, ha ammesso che le autorità avevano chiesto spesso di evacuare la discarica, ma che le vittime erano rimaste sul posto nonostante gli avvertimenti. Koshe è stata per più di 40 anni il luogo di deposito principale della spazzatura di Addis Abeba, la capitale di 4 milioni di persone. Koshe significa “sporco” in gergo amarico, la lingua principale del Paese. Il sindaco della capitale, Diriba Kuma, ha annunciato il salvataggio di 37 persone. Due di loro hanno riportato ferite gravi, ha aggiunto impegnandosi a trovare nuovi alloggi per i residenti abusivi della discarica.

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