La commedia umana di Balzac balza sullo schermo nel film di Xavier Giannoli, già presentato con successo alla Mostra di Venezia grazie anche all’interpretazione di Benjamin Voisin, 24 anni, perfetto nell’incarnare Lucien, il poeta provinciale pieno di sogni che approda a cercare di realizzarli a Parigi.
Trova protettori, o meglio una protettrice, amici – veri, falsi –, affronta il mondo del giornalismo vendendosi al miglior offerente e conoscendo mondanità e gloria. Per finire tradito dagli amici, deluso nei sogni, e tornare a casa incerto se vivere o morire.
L’attualità del personaggio, ossia della scalata al successo da parte dei giovani è perfetta: le illusioni, i sogni, gli ideali si scontrano con la miseria umana e si vanificano, apparendo per quello che sono, illusioni appunto. Una visione non ottimistica, anzi, in cui l’innocenza si perde per amore della gloria, rinunciando alla integrità morale, per un successo che luccica e poi ti abbandona, lasciandoti nella delusione più nera.
Un gran bel film, recitato magnificamente dal protagonista, attorniato da attori di prim’ordine come l’immenso Gérard Depardieu e poi la grande Cécile De France, Xavier Dolan, Vincent Lacoste ed altri. Brillante nelle scene e nei costumi, snello – la voce fuori campo non dà fastidio –, limpido nella fotografia colorata, il lavoro scorre veloce e si ficca nei primi piani frequenti sui personaggi a scandagliarne l’anima e a riuscirvi. Cosa rara, la trasposizione cinematografica di un capolavoro letterario, funziona e viene la voglia di leggere o rileggere il libro. Ma anche di riflettere sul dolore dei giovani artisti e non solo che vedono i loro sogni infrangersi e perdere la speranza nel mare della fragilità umana. Lucien vi soccombe perché non è forte dentro di sé. Ce la farà a riemergere e a continuare a vivere? La domanda ieri e oggi rimane.

Tom Holland durante la premiere di “Spider-Man: No Way Home” al Regency Village Theatre, Los Angeles, lunedì 13 dicembre 2021. (Foto di Jordan Strauss/Invision/AP)
Un altro giovane. Ma questa volta è il timido liceale Peter Parcher, cioè Spider-man che deve vedersela con il Multiuniverso popolato da creature tremende a cui danno corpo attori come Willem Dafoe, Benedict Cumberbatsch e le precedenti incarnazioni dell’Uomo-ragno, cioè Tobey Maguire e Andrew Garfield che aiuteranno il super eroe super-problematico a combattere lotte gigantesche come gli stordenti effetti speciali, a sparire e riemergere ormai da tutti dimenticato.
Nonostante la lunghezza, l’effettistica visionaria, il personaggio interpretato dal bravo Tom Holland è autentico e manifesta quella insicurezza giovanile che lo rende molto attuale. Così il filmone superlativo non stanca, seduce il pubblico dappertutto, lasciando libera la fantasia. Il ragazzo che per difendere la propria identità ormai nota deve sparire come Spider-man è umanissimo, fragile, credibile.
Anche qui illusioni perdute? Meglio, piuttosto: illusioni non cercate e perciò non perdute. Perché l’uomo-ragno pur con la sua fragilità mantiene il cuore pulito e rimane ancora “umano” e vicino.