Tra attacco e ripresa

Intervista a Rossano Galtarossa, campione di canottaggio. Londra 2012 sarà la sua sesta Olimpiade.
Rossano Galtarossa

È uno sport umile il canottaggio. Ogni colpo di remi un impalpabile inchino, rivolgendo da secoli come in nessun’altra disciplina, con pudico e impeccabile rigore, le spalle al traguardo. Pochi soldi, poca pubblicità e una manciata di occasioni per conquistare gli onori della ribalta. A metà strada tra epica e realtà, i canottieri narrano storie semplici fatte di sudore e sacrificio, in barba alle regole dello sport business targate Ventunesimo secolo.
Rossano Galtarossa da Padova ha le mani vissute di un eroe fattosi marinaio che naviga sulle acque di una inaffondabile passione, interpretando la vita con l’incedere tipico del remo nel ciclo di voga. Dentro e fuori dall’acqua, tra attacco e ripresa, per dirla in gergo. Vent’anni di carriera alle spalle, pardon, davanti a sé, vista l’inversa prospettiva del canottiere e un elenco sterminato di successi.

A inizio luglio per l’atleta padovano le candeline da spegnere saranno 40, proprio alla vigilia dell’apertura dei Giochi olimpici di Londra, e sarà la sesta partecipazione consecutiva alla rassegna a cinque cerchi. Un progetto olimpico che rischiava di inabissarsi prematuramente nell’ottobre del 2010, a causa dell’alluvione che colpì il Veneto, provocando gravi danni anche alla sede della Canottieri Padova. «Ricordo la prima volta che misi piede negli impianti – racconta Rossano, che dal 2005 ha assunto la carica di direttore del circolo sportivo –. C’era una grande confusione e la maggior parte delle strutture erano pesantemente allagate. Notai però che il mio quadro con la vittoria olimpica di Sydney era sopravvissuto alla piena e se ne stava ancora lì appeso al muro. Inizialmente, pensai che il mio sogno olimpico potesse essere irrimediabilmente compromesso, poi questa idea negativa accese qualcosa dentro di me e così mi convinsi che quell’immagine doveva essere un chiaro segnale».

A gennaio 2011 i primi allenamenti, dopo mesi spesi a rimettere in sesto gli impianti della Canottieri, poi a maggio il primo raduno collegiale con la Nazionale. «E qui – aggiunge Rossano – ho dovuto mettere da parte l’orgoglio, accettando il fatto di essere in ritardo di preparazione rispetto agli altri ragazzi del gruppo». Un gap presto colmato, grazie al sesto posto ottenuto lo scorso settembre ai Mondiali Bled, in Slovenia, dove Galtarossa ha staccato il pass olimpico per Londra, qualificando insieme ai suoi compagni il “quattro di coppia”, barca che vede impiegati quattro atleti ognuno dei quali spinge su due remi.

Il ritorno di “Rox”, da semplice segnale, è diventato così un’affascinante avventura che ora coinvolge l’intera città di Padova, grazie all’appoggio ricevuto dalle istituzioni, come l’assessorato allo sport e da un pool di aziende locali che hanno creduto nella costante serietà dell’atleta e nell’integrità della persona, mettendo in secondo piano il ritorno economico. Uno sportivo, Galtarossa, che prima di tutto è anche un cittadino, che impiega la sua esperienza per diffondere una sana pratica sportiva all’interno delle scuole, prestando anche la propria immagine per sviluppare campagne di solidarietà.

Cittadini migliori e atleti più autentici quindi, grazie a uno sport che muove le persone contribuendo a mettere in moto le idee. «Questo dovrebbe essere il messaggio da trasmettere – dichiara con fermezza Rossano –, ma nel momento in cui un atleta compie un’impresa ne viene osannato il risultato dimenticando tutto il resto. Imparare ad impegnarsi per raggiungere un obiettivo, scoprendo che le cose importati te le devi conquistare: questi sono i veri valori dello sport. Se questi princìpi vengono riprodotti quotidianamente, aiutano a far maturare le persone contribuendo a creare cittadini con una marcia in più. Per questo motivo gli allenatori devono ricordarsi che prima di tutto sono degli educatori».
«Certo, il risultato è importante e quando un atleta raggiunge i massimi livelli, vuole continuare a sentirsi appagato, così diventa difficile accontentarsi di una prestazione al di sotto del gradino più alto del podio. Bisogna però imparare a capire che il risultato in gara dipende anche dalla performance degli avversari. Se le cose vengono fatte al massimo delle nostre capacità, c’è solo da essere soddisfatti. È una forma di rispetto che permette prima di tutto di congratularsi con i diretti rivali che ti hanno battuto, per godersi al massimo il frutto delle proprie fatiche».
Appuntamento a Londra quindi: provaci ancora, “Rox”!

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