Torino: al Salone del Gusto si parla della fame nel mondo

Un evento diffuso nella città. Un'agricoltura possibile per rilanciare le aree interne, tra innovazione e tradizione. L’accusa di Carlo Petrini: è l’ingiustizia che crea la fame
Salone del gusto

È una Torino diversa, multietnica, piena di sole. Sfila il mondo della terra, che produce e che fatica. Nella città della Fiat, della marcia dei Quarantamila, la lunga e colorata sfilata del popolo di Terra Madre Salone del Gusto non ha nessun legame con quelle "processioni laiche" e rivendicative del passato. Torino prova e riprova a definire una sua vocazione. Proprio come con le Olimpiadi invernali che dieci anni fa hanno rivoluzionato la città.

 

Oggi, grazie all'impegno di Slow Food, riscrive se stessa e accoglie migliaia di contadini e allevatori di tutte le parti del mondo. Lo fa in maniera diffusa, tra le piazze e parchi verdi della città. Il Salone del Gusto, evento biennale, è da giovedì 22 a lunedì 26 settembre una straordinaria occasione per mostrarsi al mondo. Per la città e per il Piemonte. Il sole "accompagna", come si dice sotto la Mole, e rende ancora più colorati i prodotti agroalimentari dei cinque continenti appoggiati negli stand al parco del Valentino, ai Murazzi del Po, nella centralissima via Roma, in piazza Castello.

 

Non ci sono biglietti e l'evento pop è veramente per tutti. Le pagode bianche sono le stesse di Cheese, l'evento dedicato alle forme del latte che da due decenni contagia Bra, città dove è nato esattamente trent'anni fa il movimento di Carlo Petrini. Già, Carlin. Si dice che sia stato proprio lui a volere la formula del Salone diffuso, nella città, e non più negli spazi chiusi del Lingotto che erano ormai troppo stretti. Neanche a dirsi, ha avuto ragione. Come sulla necessità di far precedere, nel nome dell'evento, Terra Madre a Salone del Gusto. Forma che è sostanza.

 

Il Salone non ci sarebbe senza le comunità del cibo del mondo che li producono. Evento commerciale? Certo, lo è. File lunghissime davanti agli stand della pizza Bonci fatta con le farine macinate a pietra in Langa, oppure davanti alla Robiola di Roccaverano salvata dall'estinzione. Ci sono tutti. Dal Piemonte all'India. Ma ci sono soprattutto i contadini e un lavoro di condivisione che a Torino Esposizioni ha visto quasi cento workshop, mostre e convegni nei cinque giorni. Dal valore della terra, alla gestione delle aree montane, dalla tutela della fauna ittica alla lotta contro i pesticidi e le medicine.

 

Non a caso qui la condanna della fusione tra Bayer e Monsanto è unanime. Carlin ne ha parlato anche con il Presidente Mattarella, presente all'inaugurazione. Un lungo giro tra gli stand, un incontro con tanti produttori e trasformatori figli del "buono-pulito-giusto" varato da Petrini. Poi i discorsi ufficiali. Poca retorica, come piace al Piemonte. «Sprecare il cibo mentre tante persone non ne hanno a sufficienza è un atto immorale – ha detto il Presidente sul palco del Teatro Carignano – oltre che anti-sociale e anti-economico. Da buone idee, da sperimentazioni dal basso, da una condivisione di movimenti e di associazioni si sono sviluppate, anche nel nostro Paese, esperienze di redistribuzione di prodotti alimentari che hanno portato beneficio a migliaia di famiglie».

 

Mattarella prende in mano del pane, una grossa cipolla, poi ancora i fagioli neri. Tocca anche lui la terra e Petrini rilancia: "Dovrebbe fare un orto al Quirinale, proprio come ha fatto Michelle Obama alla Casa Bianca". Non scherza Carlin. Come non scherzano i ragazzi dell'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, cuore del pensiero e della formazione secondo la chiocciola. Il loro stand davanti al Castello del Valentino è tutto un via vai di personalità e gente comune. Molti commentano i dati delle richieste alla Regione Piemonte per i contributi del Piano di sviluppo rurale alle nuove imprese agricole, varate da under 35. In due mesi ne sono arrivate 1.300. E sarà necessario un nuovo bando per finanziarne almeno il 30 per cento.

 

Il Salone è anche questo. Un'agricoltura possibile per rilanciare le aree interne, tra innovazione e tradizione. Possibile. Si fanno acquisti di prodotti tutelati e certificati, si sostengono zone del mondo più povere. Anche quelle terremotate, grazie alla "Caciotta solidale" di Coldiretti. Dieci euro per un chilo e 300 grammi di formaggio. Che fa bene.

 

A Terra Madre si fa formazione e si impara. La parola d'ordine è sostenibilità. Petrini cita più volte la Laudato Si di Francesco, per la quale ha anche scritto prefazioni e saggi di commento, editi non solo in Italia. «Il clima è cibo e terra – ripete commentando il tema del Salone 2016 –: Voler bene alla terra. Dobbiamo smetterla di dire che la morte per fame avviene per povertà. Avviene perché a questo mondo c’è un’ingiustizia incredibile che permette a 62 persone di avere il reddito di 4 miliardi di viventi e che permette ad alcuni sportivi di guadagnare in un anno di lavoro quello che guadagnano 15 mila persone. Noi siamo complici di questa ingiustizia. È l’ingiustizia che crea la fame. È arrivato il tempo di cambiare questa mentalità». In accordo con Francesco naturalmente e con migliaia di contadini che a Terra Madre hanno mostrato che l'impegno individuale è già collettivo.

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