Tokyo 2020: Vanessa, pazienza e perseveranza

Ancora soddisfazioni per la spedizione azzurra ai Giochi olimpici in corso di svolgimento in Giappone. Il quinto oro arriva dalla vela, ma è l’argento di Vanessa Ferrari nella ginnastica artistica a dimostrarci come nello sport (e nella vita) non bisogna arrendersi mai.
Vanessa Ferrari (AP Photo/Ashley Landis)

Un vecchio adagio recita che quando si insegue un sogno non bisogna arrendersi di fronte alle difficoltà. Di nessun tipo. Per molti sportivi, il sogno più grande è certamente quello di vincere una medaglia alle Olimpiadi. Salire sul podio a cinque cerchi è il traguardo per cui si fanno tanti sacrifici, tante rinunce, è quell’obiettivo per cui si spendono ore ed ore di allenamento nel tentativo di provare a coronare proprio quel sogno. A volte ci si arriva davvero vicini, tanto vicini, ma alla fine si rimane con un pugno di mosche in mano. Parliamo, in particolare, di quando si “vince” la famigerata “medaglia di legno”. Il quarto posto, quel piazzamento che nello sport spesso fa male, molto male. «Sempre la stessa storia, e fa male sempre allo stesso modo», aveva dichiarato la nostra ginnasta Vanessa Ferrari subito dopo la finale olimpica al corpo libero disputata cinque anni fa, a Rio de Janeiro, e conclusa, appunto, con il quarto posto. Lo stesso piazzamento, purtroppo, ottenuto dall’atleta bresciana già quattro anni prima ai Giochi di Londra 2012.

In questi casi, si fa presto a dire “sarà per la prossima volta”. Perché, soprattutto in alcune discipline come la ginnastica artistica, le carriere agonistiche sono piuttosto brevi e le grandi occasioni occorre “prenderle al volo”. Ci sono però atleti, proprio come Vanessa, che fanno eccezione. Che, con tanta pazienza, passione e perseveranza, riescono ad arrivare la dove sembrerebbe impossibile. Dopo aver trionfato nel concorso generale ai mondiali di Aarhus del 2006, a soli quindici anni, e aver vinto il bronzo nell’edizione successiva (Stoccarda 2007), successi costruiti in una palestra che era una piscina in disuso e che non aveva nemmeno lo spazio per allestire le attrezzature secondo le misure regolamentari, Vanessa ha avuto una carriera con molti alti e bassi, soprattutto a causa di alcuni guai a un piede che l’hanno tormentata a lungo. A limitarla nei risultati, però, è stato anche il confronto con atlete che nel frattempo si sono spinte sempre più in là.

«Ricordo ancora il giorno in cui provammo l’impianto di gara prima dei Giochi di Pechino del 2008. Mi esercitai vicino alle ginnaste cinesi e a quelle americane e le vidi provare esercizi fuori dalla mia portata: le gare non erano cominciate e già sapevo che non avrei avuto nessuna chance di vittoria», ci confidò tempo fa durante un’intervista. Il nuovo codice di punteggio, infatti, in vigore da alcuni anni e basato sulle effettive difficoltà presentate da ciascun ginnasta, ha spinto atleti e tecnici a osare ogni volta un po’ di più. Così facendo, il prezzo da pagare in termini di incolumità fisica sta diventando sempre più alto, le carriere sono sempre più brevi e la ginnastica, pur rimanendo uno sport altamente spettacolare, sta diventando sempre più usurante. Una ginnastica che potremmo definire sempre più acrobatica, piuttosto che artistica.

Vanessa, che nei suoi esercizi punta certamente più sull’espressività e sulla precisione dell’esecuzione piuttosto che sulla ricerca esasperata delle difficoltà, non ha mai perso la speranza di riuscire a ritagliarsi ancora uno spazio da protagonista ai vertici del suo sport. Non l’hanno fermata l’incedere degli anni (nel novembre scorso ha spento trenta candeline), né cinquecento giorni di stop tra il 2017 ed il 2019, cui è stata costretta per problemi ai tendini. Non l’hanno fermata l’asma, problemi alla tiroide, il Covid, gli allenamenti “inventati” tra il divano ed il garage di casa. Non l’ha fermata una complicata conquista del “pass olimpico” necessario per gareggiare a Tokyo, arrivato solo in extremis un mese prima dell’inizio delle Olimpiadi, le sue quarte Olimpiadi. «Essere qui, dopo tutto quello che ho dovuto affrontare, significa davvero tanto. Questo percorso è stato duro, in certi momenti mi ha schiacciata, mi ha distrutta, eppure ho trovato la forza di reagire e arrivare fino a Tokyo. Mi sono conquistata questo posto, questa quarta Olimpiade e cercherò di fare il possibile per regalare grandi emozioni», scriveva Vanessa sul suo profilo Facebook appena arrivata in Giappone.

Vanessa Ferrari (AP Photo/Ashley Landis)

Purtroppo, i Giochi sono iniziati per la nostra atleta con una nuova “medaglia di legno”, la sua terza alle Olimpiadi, per effetto del quarto posto ottenuto con le sue compagne nella prova a squadre. Poi è arrivato il momento della verità: la finale individuale al corpo libero, il suo “habitat naturale”. Un minuto e mezzo “magico”, valorizzato ancor di più dal sottofondo musicale del famosissimo “Con te partirò” di Bocelli. Un esercizio “pulito”, con tre diagonali complesse eseguite magistralmente, che gli è valso la medaglia d’argento. Vanessa è arrivata così dove nessuna donna italiana era mai riuscita ad arrivare, sul podio olimpico in una gara individuale di ginnastica artistica, superata solo dalla statunitense Jade Carey. Un’atleta che, differentemente da lei, ha proprio nell’acrobazia il suo punto di forza. «Ci ho provato più volte e il destino sembrava una beffa, gli infortuni che mi hanno spezzata … Ma io volevo ancora una volta la possibilità di giocarmi le mie carte e non ho fallito», ha scritto sui social dopo la gara.

L’Italia, al termine dell’undicesima giornata dei Giochi di Tokyo 2020, ha portato il suo bottino di medaglie a quota 29 (già superato quindi il totale ottenuto ai precedenti Giochi, quando ne vincemmo 28 in tutto). Gli ultimi “allori”, in ordine temporale, li hanno conquistati i nostri Caterina Banti e Ruggero Tita che, nella classe mista Nacra 17 di vela, hanno ottenuto una meritatissima medaglia d’oro (la quinta per l’Italia a queste Olimpiadi), e poi lei, Vanessa Ferrari. L’argento della forza di volontà e dell’amore per il suo sport, più forte degli infortuni, dei mille guai, degli anni che passano e delle giovanissime che spingono. Proprio così. Quando nello sport si insegue un sogno, non bisogna arrendersi davanti alle difficoltà. Bisogna lottare, stringere i denti e qualche volta i sogni si riescono davvero a realizzare. Come ha fatto Vanessa a queste Olimpiadi che non finiscono più di emozionarci.

 

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