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Italia > A 100 anni dal lancio del film

The Kid (Il Monello) di Chaplin

di Michele Genisio

- Fonte: Città Nuova

Una pietra miliare nella storia del cinema, un successo enorme all’epoca. Due reietti che ritrovano la loro dignità

«C’è una bellezza nei bassifondi per quelli che riescono a vederla, malgrado il sudiciume e lo squallore…» così disse Charlie Chaplin. Lui quella bellezza è riuscita a vederla. E non solo a vederla, ma a trasformarla in arte. 100 anni fa creò un film memorabile, il suo primo lungometraggio, uno dei suoi più grandi capolavori, forse il più grande, una pietra miliare nella storia del cinema: The KidIl Monello.

Non era un periodo facile per Chaplin. Il 7 luglio 1919 era nato il suo primo figlio, Norman Spencer. Il 10 luglio alle ore 16.00 era morto. Uno shock. Pochi mesi dopo iniziavano i guai familiari che lo porteranno al divorzio dalla sua moglie Mildred Harris. La pellicola di The Kid rischiò di essere confiscata nel corso delle pratiche di divorzio.

In quel periodo Chaplin era distratto, non sentiva l’urgenza dell’ispirazione. Iniziava un film e lo mollava, ne iniziava un altro. Passava giornate intere senza filmare, a raccontare la storia, come diceva lui, “talk the story”. Poi la scelta dell’infante Hathaway come protagonista delle scene iniziali del film. Le muse erano tornate a guardarlo con favore. Per un paio di mesi lavorò come una furia, dominato dall’ispirazione. Come faceva di solito, filmò la storia senza interruzioni, tutta di fila. Stava prendendo forma The Kid.

Poi la scelta di un altro protagonista del film, il Monello infante era cresciuto nel bambino Jackie Coogan. Tra Chaplin e il piccolo Coogan scattò subito la scintilla della sintonia magnetica. Jackie Coogan sarà il miglior attore con cui mai lavorerà. Chaplin poteva fare qualunque parte dei suoi film: tutti i personaggi erano di fatto lui. A volte questo riusciva con una certa fatica. Con Coogan accadde senza sforzo, con totale naturalezza: come capita in tutti i “grandi” rapporti fra le persone. Senza sforzo, solo leggerezza.

Fu così possibile girare una delle scene più sensazionali e toccanti della storia del film. Il Monello è malato e il Vagabondo chiama un dottore. La sua sentenza è: il bambino ha bisogno di cure adeguate. Che arrivano presto, con i servizi sociali che prendono il bambino per portarlo all’orfanatrofio. Chaplin conosceva bene quelle cose, le aveva sperimentate sulla sua pelle nella sua travagliata infanzia a Londra. Allora si scatena in una lotta disperata, ma il bambino è portato via.

Il Vagabondo non si arrende. Si lancia in una rocambolesca corsa sui tetti della città. Vede il mezzo su cui stanno portando via il bambino. Si tuffa sopra, getta giù il funzionario dei servizi sociali, abbraccia il bambino e lo salva.

Si può vedere mille volte questa scena, e viene voglia di vederla altre mille. Il film venne presentato a New York il 6 gennaio 1921, dopo 18 mesi di lavorazione. Fu un successo enorme e istantaneo. La gente rideva, e versava delle lacrime. Chaplin aveva toccato le corde dell’anima di una moltitudine di gente, come solo la grande arte sa fare. Il film fu distribuito ovunque. Nel 1924 l’URSS, la Jugoslavia e la Colombia erano i soli Paesi in cui il film non era stato proiettato. Jackie Coogan divenne una star mondiale, inconsapevolmente il simbolo di tutti gli orfani che aveva lasciato la Prima Guerra Mondiale.

Il film lasciò un’icona che verrà ripresa da decine e decine di film: il padre che cammina per strada con un bambino, un uomo che si prende cura di un ragazzino. Quest’icona ritornerà con Totò, Macario, Walter Matthau, Jerry Lewis, Benigni, Verdone, Checco Zalone, solo per fare alcuni nomi. È un’icona tutta maschile. La donna non c’è. C’è un uomo adulto che, un po’ spinto dal caso, si trova a fare il genitore. E scatta una tenerezza infinita tra l’adulto e il bambino, tra due reietti che scoprono la loro dignità.

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