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Thailandia: trasformare vite, colorare la speranza

di Giovanna Pieroni

I progetti di Associazione Famiglie Nuove (AFN) a favore delle donne Karen in fuga dal Myanmar e dei bambini che crescono nei villaggi più poveri del nord della Thailandia. Le sfide quotidiane di queste comunità e il valore degli interventi che mirano a offrire protezione, formazione, sostegno psicologico e spazi di crescita. Intervista a Susi Tonti, referente locale

Le attività di AFN in Thailandia sono sostenute dalla Campagna Coloriamo il Natale di speranza, che mette al centro la dignità e il futuro di donne e bambini colpiti da povertà e marginalizzazione.

Susi, puoi offrirci una panoramica del progetto Thailandia e del contesto in cui nasce?

La Thailandia è un paese ricco di cultura e tradizioni, molto amato dai turisti. Tuttavia la povertà non è sempre visibile: molte famiglie vivono in quartieri estremamente poveri o in aree urbane molto disagiate. Il programma di sostegno a distanza di AFN opera in  Thailandia  da oltre 30 anni, dal nord-ovest al nord-est del Paese in 5 diverse aree e in Cambogia, nella capitale Phnom Penh e nei suoi dintorni. Il filo conduttore di tutte le iniziative è l’istruzione, considerata la forma più efficace per garantire un’autonomia duratura.  Seguiamo i bambini nel loro percorso scolastico, aiutando le famiglie a sostenere le spese. L’obiettivo è accompagnare i ragazzi fino al diploma e incoraggiare chi desidera proseguire con gli studi universitari.  Raggiungere la laurea rappresenta un cambiamento radicale: permette di uscire dalla povertà e avviare un vero processo di riscatto generazionale. Il progetto opera insieme a istituzioni, diocesi e scuole, intervenendo sia con il sostegno diretto ai bambini sia rafforzando le strutture educative che li accolgono.

Quale è la situazione dei minori e delle famiglie con cui siete a contatto?

La maggior parte dei minori con cui siamo in contatto proviene da Laos, Vietnam e Myanmar. I bambini di origine birmana in particolare appartengono a diverse tribù etniche. Questa condizione li rende più vulnerabili perché, in quanto minoranze, non hanno accesso a tutte le opportunità lavorative ed il salario è spesso molto basso. La loro situazione si aggrava ulteriormente se non possiedono un documento di identità thailandese.  La situazione è ancora più complessa a Mae Sot nel nord-ovest della Thailandia al confine con il Myanmar. Tale confine è segnato da un fiume e la zona è prevalentemente montuosa. Molti birmani lo attraversano nella speranza di costruirsi una nuova vita in un luogo più sicuro. Sebbene in Thailandia trovino una sicurezza, lontano dal conflitto, devono affrontare comunque grandi sfide. Il governo thailandese consente loro di vivere in quartieri periferici, ma non hanno la libertà di spostarsi liberamente né all’interno della città né verso altre zone del Paese. Questa condizione di isolamento riduce le loro possibilità di trovare lavoro o integrarsi nella società thailandese. Le poche opportunità disponibili si limitano a lavori agricoli o alla cura del bestiame per conto di proprietari locali. I salari sono estremamente bassi tanto che spesso riescono a garantire solo un pasto al giorno alla propria famiglia. Quando non riescono nemmeno in questo, si recano al tempio buddista vicino per chiedere ai monaci un po’ di cibo.

Per questo avete pensato all’intervento Trasformare vite. Quale la finalità?

Le donne Karen che arrivano a Mae Sot fuggendo dal Myanmar a causa della guerra, viaggiano a piedi attraverso montagne e fiumi, portando con sé solo lo stretto necessario. Un viaggio pericoloso, faticoso e accompagnato da una forte pressione psicologica carica di paure, traumi e incertezze. Con tutto questo bagaglio  materiale ed emotivo quando giungono finalmente a Mae Sot, oltre ai bisogni primari, come cibo, acqua e uno spazio dignitoso e sicuro dove vivere, ciò di cui necessitano è la possibilità di ricostruirsi come persone. Il progetto Trasformare vite ha come obiettivo quello di poter migliorare il loro benessere e quello dei loro figli attraverso la crescita personale lo sviluppo di competenze e il supporto educativo e psicologico e dare loro la forza e il coraggio di riprendere in mano il proprio futuro.

Offriamo una  formazione imprenditoriale,  che significa la possibilità diventare consapevoli delle proprie possibilità, raggiungere l’autonomia. In una cultura in cui le donne sono spesso emarginate e minimizzate, tutto questo rappresenta un aiuto concreto alla valorizzazione personale e comunitaria.   Offriamo  lezioni di lingua thailandese e inglese, perché questo rappresenta una possibilità concreta per l’integrazione nella cultura locale. A scuola i bambini partecipano a sessioni educative rivolte anche allo sviluppo emotivo e cognitivo. I bambini  divengono più consapevoli delle proprie emozioni in relazione a situazioni raccontate o a esperienze personali, riescono a concentrarsi meglio e a esprimersi con maggiore facilità, sia attraverso la scrittura che attraverso il disegno.

Coloring hope – Cortesia AFN

L’altro intervento è Coloring Hope. In che modo l’arte può essere strumento importante per bambini che crescono in contesti di povertà? 

Le persone che vivono in contesti di povertà o a rischio,  avendo come priorità la sopravvivenza quotidiana, non riescono a pensare al domani. La preoccupazione principale è: “Avrò qualcosa da mangiare oggi?”. La maggior parte dei genitori a Chiang Mai e Chiang Rai non hanno frequentato la scuola e non dispongono del tempo o degli strumenti per aiutare e stimolare i propri figli nello sviluppo psicologico e intellettivo. I bambini restano soli e a rischio di finire nelle trappole della violenza e dello sfruttamento. Con Coloring hope offriamo ai bambini uno spazio sicuro, la merenda, accompagnandoli con un percorso. Durante le lezioni di arte, vediamo che i sogni e i loro  desideri prendono forma attraverso linee e colori. Si materializzano, diventano più concreti. I bambini cominciano a immaginare un futuro diverso, sognano di diventare dottori, infermieri, insegnanti, programmatrici di computer e molto altro. E lentamente iniziano a credere che un giorno quei sogni potrebbero davvero realizzarsi.

Quale valore aggiunto portano queste attività a bambini, famiglie? 

Attraverso le lezioni vengono trasmessi anche valori fondamentali come la pace e la fratellanza. I bambini imparano ad aiutarsi a vicenda, a fare attenzione che tutti abbiano il materiale necessario, a condividere e soprattutto a rispettarsi l’un l’altro. Chi proviene da situazioni di guerra spesso ha perso la fiducia negli altri, chiunque essi siano. In luoghi come Mae Sot si ricomincia ricostruendo prima di tutto se stessi, imparando ad aprire gli occhi su chi ci sta intorno e poco alla volta a sostenersi reciprocamente. La fraternità quindi non è una teoria che ascoltano o studiano: è qualcosa che vivono sulla propria pelle, ogni giorno. Comincia dal condividere un po’ di riso o dell’acqua con chi non ne ha, fino ad arrivare a parlarsi, ad affrontare insieme le difficoltà e a sentirsi parte di una piccola comunità.

Cosa può significare essere parte di questo cambiamento?

Forse, per chi offre un aiuto restando a casa propria, il gesto può sembrare piccolo. Ma vedere la luce che brilla negli occhi di chi riceve quell’aiuto  o di chi riesce a portare avanti la propria attività grazie a un supporto esterno fa capire quanto questo gesto possa essere in realtà grande e importante. Per chi vive in condizioni di povertà, affrontando ogni giorno numerose difficoltà, sapere di essere visti, di non essere dimenticati e soprattutto di contare per qualcuno, dona coraggio e forza. Il sostegno non è solo materiale, diventa anche un sostegno spirituale che motiva le persone a migliorarsi, a credere in se stesse.

Cosa è per te dedicarti a questa missione ?

Vivere a contatto con gli ultimi è una grande ricchezza, umana e spirituale. Mette in discussione tutto ciò che, nella nostra parte di mondo, consideriamo indispensabile. In realtà, ci si accorge che i veri valori sono ben altri e che la libertà non nasce da ciò che possediamo, ma dalla misura in cui ci lasciamo interpellare e coinvolgere dalla vita degli altri. Sono sempre più convinta che tutti, debbano avere il diritto di condurre una vita dignitosa. Ogni giorno, a Mae Sot vedo donne che rialzano la testa, e a Chiang Rai e Chiamg Mai bambini che imparano a colorare la speranza. In me cresce la certezza che la fraternità può davvero trasformare vite. A chi ci accompagna in questo cammino dico grazie di cuore: insieme, passo dopo passo, stiamo rendendo possibile ciò che sembrava irraggiungibile. I

Info: afnonlus.org

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