Thailandia, la rivolta repressa nel sangue

Le forze speciali della polizia hanno attaccato i manifestanti, nel corso di uno scontro molto cruento, per liberare una delle aree occupate da giorni dalla gente che continua a protestare contro il governo guidato dalla premier Yinluck Shinawatra
Scontri in Thailandia

Scontri sanguinosi a Bangkok, nella zona molto bella, antica e storica della città intorno al Parlamento, non lontano dalla sede delle Nazioni unite. Vicino al palco principale dei manifestanti, la famosa Ratchadamnoen street, c’è un ponte, il Phan Fah bridge, dove è stato sferrato un attacco mortale da parte delle forze speciali della polizia. Ufficialmente, almeno 4 persone hanno perso la vita mentre i feriti sono più di 70. Le cifre non ufficiali, tuttavia, parlano invece di circa 700 persone ferite negli scontri che sono stati davvero cruenti.

Ma facciamo un attimo il punto della situazione. Il governo di Yinluck Shinawatra avrebbe vinto le elezioni del 2 febbraio scorso, ritornando di fatto al potere, ma le votazioni sono state ampiamente contestate in quanto non erano registrati i partiti dell’opposizione e non è stato raggiunto il limite minimo di affluenza alle urne. Molti manifestanti hanno impedito alle gente di andare alle urne nella capitale e anche nelle provincie. I militari si sono detti pronti ad offrire il proprio supporto affinché una nuova votazione sia indetta per quei seggi.

La situazione è molto confusa e le accuse da una parte e dall’altra non fanno altro che far aumentare lo stato di confusione in cui il Paese è precipitato. Dopo le elezioni, i contadini, ormai stanchi di aspettare il pagamento delle quote riso da parte del governo, hanno marciato sulla capitale ed occupato strade e uffici governativi. Il governo ha risposto iniziando a pagare alcune quote; solo che a questo punto, la gente, tanta gente in tutto il paese, si è riversata negli uffici delle tre banche governative per ritirare i propri risparmi, in quanto non volevano che i loro soldi fossero utilizzati per un progetto dello Stato chiaramente fonte non solo di controversie, ma chiaramente illegale e mirato ancora più a corrompere il sistema politico.

Gli inviti lanciati sui social media a "vestirsi di nero" in segno di lutto per la "morte del sistema democratico" sono stati ampiamente accolti da molta, moltissima gente nella capitale e non solo. Ma veniamo ai fatti di questi giorni. La polizia ha tentato ed è riuscita, in parte, a riprendere alcuni siti occupati dai manifestanti, ma a caro prezzo: un poliziotto è morto insieme a tre manifestanti, e tante sono state le persone ferite. Ma la cosa sconcertante sono i video clip che girano per la rete, dove viene mostrato l’attaccatto armato da parte della polizia, cosa, del resto, sempre negata dalle fonti ufficiali.

Più sconcertante ancora è l’entrata in scena di uomini non ben identificati, con i passamontagna, in tenuta nera da combattimento, con armi pesanti in pugno e, ed un fatto curioso, con scarpette da tennis ai piedi. Chi sono questi personaggi? Perché nessuno li ferma? E soprattutto, a chi sparano? Qualcuno parla di militari non thailandesi, assoldati da un Paese "vicino" per creare confusione. Un video clip, davvero terrificante, in rete mostra un ragazzo in maglietta colorata (era una bandiera thailandese) che corre insieme ad altri: si sente uno sparo e il giovane cade a terra, davanti alla macchina da presa, in una pozza di sangue.

La pallottola era diretta verso la telecamera? Oppure al ragazzo avvolto dalla bandiera Thai? Inutili le grida della gente intorno. Vedendo quel video sono rimasto senza parole. Di notte non ho dormito per quell'atto di violenza, per quella morte che mi sembrava così inutile. Perché tutto questo? A cosa serve la morte di questa gente che chiede solo libertà e trasparenza politica? Perché tutto quest’odio che nessuno riesce a fermare? La notizia dell’accusa del primo ministro in carica, Yingluck Shinawatra, per lo scandalo del riso da parte della commissione di controllo parlamentare, ormai è ufficile: si intende appurare, come molti sostengono da mesi, se siano stati portati ingenti capitali fuori dalla Thailandia.

Il premier ha subito rigettato ogni accusa ed ha ribattuto che è l’opposizione a manovrare i giudici. Perciò, nessuna possibilità di dialogo, ancora una volta. Povera Thailandia! Cosa riserva il futuro? In tanti continuano a sperare in un intervento delle forze armate per un ripristino della normalità. Altrimenti la guerra civile sarà inevitabile, e con essa ci saranno morti, distruzione e la recessione economica: tanta soffernza per tutti, ma soprattutto per i più poveri.

Il  "Paese degli uomini liberi", significato che il nome ‘thai-land’ porta con sé, rischia di diventare il Paese degli "uomini schiavi" del loro egoismo, della loro avidità; dell’odio che prende ognuno di noi, quando ci dimentichiamo che la politica è “l’amore degli amori”. Ci vogliono in tutto il mondo dei veri politici: gente che sappia "amare" nel senso vero del termine e non seminare bugie e corruzione per il proprio tornaconto. Ecco anche il richiamo di papa Francesco ai cattolici ad entrare in politica: «perché la politica non è una cosa sporca».

Bangkok, Kiev, Cairo, Tripoli, Nigeria… e potrei continuare con l’elenco dei posti dove in questi girni si lotta e soprattutto si muore. Penso che convenga a tutti impegnarsi per un mondo più unito e giusto.

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons