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Thailandia-Cambogia: stop alle armi grazie alla diplomazia

di George Ritinsky

A luglio si è riacceso in un lampo il conflitto, sopito a maggio, fra Cambogia e Thailandia. L’intervento diplomatico della Malaysia, presidente di turno dell’Asean, ha ottenuto il cessate il fuoco.

Manifestanti contro la guerra tra Cambogia e Thailandia nelal capitale thailandese Bangkok. EPA/NARONG SANGNAK

Era il 24 luglio quando, dopo mesi di provocazioni, l’esercito cambogiano e poi quello thailandese (in risposta) sono entrati in azione, lanciando razzi russi BM-21 i cambogiani, e alzando in volo gli F-16 i thailandesi. I morti da parte thailandese sono stati 12 civili nelle primissime ore del conflitto, seguiti da alcuni soldati poco dopo. E con un centinaio di migliaia di persone evacuate nelle province più lontane dal confine. I morti da parte cambogiana sono stati molti di più: si parla di alcune migliaia di soldati, in quanto gli F-16 thailandesi hanno colpito caserme e centri di comando dell’esercito cambogiano a ridosso del confine. Sta di fatto che dopo questi bombardamenti i cambogiani hanno cessato ogni manifestazione militare eclatante, limitandosi (si fa per dire) a disseminare decine e decine di mine antiuomo (illegali e molto letali) a ridosso del confine e nel vicino territorio thai.

La fine delle ostilità ed un temporaneo cessate il fuoco è avvenuta con la mediazione dell’Asean (Associazione delle nazioni del sud-est asiatico), e nello specifico grazie ad un intervento diplomatico della Malaysia, che quest’anno ha la presidenza di turno dell’Asean. Thailandia e Cambogia sono infatti membri dell’Asean insieme ad altre 8 nazioni della regione: Filippine, Indonesia, Singapore, Brunei, Vietnam, Myanmar, Laos, Malaysia e a due Paesi ammessi come osservatori: Papua Nuova Guinea e Timor Est.

Non si tratta di una disputa recente. Il conflitto fra Thailandia e Cambogia risale infatti a più di un secolo fa, quando il confine fra i due Paesi fu tracciato in modo poco chiaro dopo l’occupazione francese della Cambogia. Come in altre parti del mondo, quando per i colonizzatori venne il tempo di tornarsene in Europa, molte questioni territoriali rimasero irrisolte, dal Tibet (lasciato alla Cina) fino alla Cambogia. Questioni molto sensibili rimaste sospese, come delle “ferite aperte” che hanno continuato fino ad oggi a generare dispute, se non addirittura conflitti.

Le relazioni tra Cambogia e Thailandia sono diventate ufficialmente ostili nel 2008, quando la Cambogia ha cercato di registrare un tempio hindu dell’XI secolo, situato in un’area contesa, come patrimonio mondiale dell’Unesco in Cambogia. Una mossa che ha suscitato accese proteste da parte della Thailandia. Nel corso degli anni si sono verificati scontri sporadici che hanno causato la morte di soldati e civili da entrambe le parti. Le ultime tensioni si erano registrate a maggio di quest’anno, dopo che un soldato cambogiano era stato ucciso in uno scontro. Episodio che ha portato le relazioni bilaterali al punto più basso degli ultimi dieci anni.

Negli ultimi due mesi, entrambi i Paesi hanno imposto sempre più restrizioni alle reciproche frontiere. La Cambogia ha vietato le importazioni dalla Thailandia di prodotti come frutta e verdura, ed ha soprattutto interrotto l’importazione di energia elettrica e servizi Internet. Nelle ultime settimane entrambi i Paesi hanno anche rafforzato la presenza militare lungo il confine, fino a che, a luglio, il conflitto è scoppiato. Solo la mediazione della Malaysia, a nome dell’Asean, ha permesso di arrivare alla tregua, ad un passo appena da uno scontro totale e sanguinoso tra due nazioni confinanti ed entrambe membri dell’Asean. Ad oggi, la tregua sta tenendo e si cerca di ritornare, passo dopo passo, ad una pace stabile. La diplomazia ha prodotto i suoi buoni effetti.

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