Testimoni controcorrente

Nell’entroterra chiavarese tre incensurati riducono in fin di vita un presunto ladro. Il paese di spacca in due, tra chi approva la "giustizia fai-da-te" e chi invece ritiene debbano essere le istituzioni ad intervenire. Ma i sacerdoti di Val Fontanabuona non ci stanno.
pestaggio

Nel caldo di una domenica sera, le cronache consegnano l’aggressione ad un cittadino straniero, da parte di tre italiani. Gli aggressori presto identificati sono: un pensionato di 58 anni, un operaio di 52 e un muratore di 26, che massacrano con bastone e cacciavite, calci e pugni un marocchino di 34 anni sospettato di essere l’autore di una serie di furti in abitazioni nell’entroterra ligure sopra Chiavari, in Val Fontanabuona nei paesini tra Lorsica e Cicagna.

Identificati, gli aggressori confessano che «gli è  scappata la mano, che volevano solo dargli una lezione». Il fatto suscita l’immediata indignazione tra la popolazione. Il paesino di Lorsica si  spaccata in due tra chi  approva la "giustizia fai-da-te" imposta con i bastoni su semplici sospetti, e chi invece ritiene che debbano essere le istituzioni ad indagare e condannare se è il caso. E la tensione cresce.

A distanza di alcuni giorni dall’accaduto il parroco di Cicagna, prende carta e penna e con gli altri cinque sacerdoti della zona scrive una lettera aperta. Prima però don Mario Moltedo va trovare Youssef, il ragazzo ferito dai giustizieri all'ospedale di Lavagna. «Sono andato a fargli visita, mi è sembrato lucido: i medici hanno sciolto la prognosi e lo hanno trasferito dal reparto di terapia intensiva in corsia. Youssef mi ha anche detto che non è lui il responsabile dei furti che gli vengono addossati. C'era anche il fratello, che mi ha detto che Youssef lo avevano addirittura ferito con un coltello ai polsi, tagliandogli le vene. Non so se sia vero, ma certo averlo picchiato con bastoni e cacciavite e averlo buttato in un dirupo fa pensare che volessero davvero uccidere». 

Poi d’impeto la lettera condivisa con il Vescovo e “lanciata” sul sito della Diocesi. Una comunione vera e propria della sofferenza che i sacerdoti e i cristiani stanno vivendo, riguardo a questo fatto. Una testimonianza profonda, quasi un grido. «Quanto è successo è certamente frutto di una esasperazione ma rappresenta una sconfitta e una ferita in quel progetto di mondo unito, di dialogo, di unità nelle differenze e di pace che scaturisce dal vangelo e in cui crediamo . Siamo certi che questa convinzione sia condivisa da tante persone (anche extracomunitari) che vivono nelle nostre comunità e sul nostro territorio. Con loro e con tutte le persone di buona volontà continueremo ad impegnarci nella linea della giustizia, dell'accoglienza e della solidarietà, per costruire insieme la fraternità universale». 

Messaggio integrale dei Parroci della Val Fontanabuona
«In quanto parroci di questa vallata che amiamo, come pastori delle comunità coinvolte e annunciatori del vangelo in mezzo alla nostra gente , vorremmo anche noi dire una parola su quanto è successo in questi giorni. E' un episodio che ci addolora profondamente. Non ci sentiamo giudici di nessuno, immaginiamo soltanto quanta inutile sofferenza questa aggressione abbia portato e stia portando tanto in chi l'ha subita come in chi l'ha prodotta e nella sua famiglia.

Siamo ben consapevoli che il fatto scaturisce da una notevole quantità di disagi. Da una parte il disagio di chi, nella difficile condizione di immigrato, aggravata dalla mancanza di lavoro, di casa, di relazioni buone e normali, vive lontano dalla propria famiglia e dal proprio paese e, incapace di gestire adeguatamente le sue difficoltà, diventa un problema per la comunità.

Dall'altra parte il disagio di gente normale e onesta che, insidiata nella propria sicurezza, si sente aggredita e messa in pericolo, e non è in grado di difendere le sue proprietà e il frutto del proprio lavoro. I problemi esistono e vanno affrontati ma la soluzione non può venire dalla violenza e dal farsi giustizia da sé. Anche perché la violenza genera altra violenza.

Gesù ha mostrato il limite della legge del taglione, superando la logica della vendetta con la proposta ben più alta dell'amore ai nemici. Gandhi, che pure non era cristiano, diceva che "occhio per occhio finisce col rendere tutto il mondo cieco". Quanto è successo è certamente frutto di una esasperazione ma rappresenta una sconfitta e una ferita in quel progetto di mondo unito, di dialogo, di unità nelle differenze e di pace che scaturisce dal vangelo e in cui crediamo.

Siamo certi che questa convinzione è condivisa da tante persone (anche extracomunitari) che vivono nelle nostre comunità e sul nostro territorio. Con loro e con tutte le persone di buona volontà continueremo ad impegnarci nella linea della giustizia, dell'accoglienza e della solidarietà, per costruire insieme la fraternità universale».

I preti della Val Fontanabuona: don Bacigalupo Valentino, don Beronio Daniele, don Iozzelli Emili, don Mario Moltedo, don Muratore Gian Emanuele, don Motti Piergiorgio, don Niyuhire Gratien, don Tavella Federico

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