Terra dei fuochi, una bonifica impossibile?

Continua la mobilitazione degli abitanti dell'area compresa tra Napoli Nord e Caserta per la riqualifica del territorio. Le scuse dei politici, le accuse dei medici e le parole dell'uomo simbolo della protesta, padre Maurizio Patriciello
Terra dei fuochi

«Marianna è volata al cielo. Aveva solo 8 anni. Viveva a Carinaro. La leucemia l’ha stroncata dopo immane sofferenza. Siamo esausti. Delusi. Nauseati. Addolorati da un Paese che assiste allo sterminio delle nuove generazioni come se niente fosse». Era il 25 settembre scorso quando, di fronte all’ennesima bambina morta per un tumore, padre Maurizio Patriciello chiedeva alle istituzioni di spiegare perché «si muore tanto di cancro e di leucemia in questa nostra terra». Siamo in Campania, in quell’area che da Napoli nord arriva a Caserta, nella cosiddetta “Terra dei fuochi”, disseminata di discariche, legali ed illegali, dove si continuano a sversare rifiuti e a bruciarli per eliminare prove e responsabilità.

«L’ecatombe che si consuma nelle province di Napoli e Caserta – aggiunge don Maurizio – è insopportabile. Indegna di un Paese democratico e civile… Una vergogna per la politica. Siamo un popolo abbandonato a se stesso. Questa è la pura verità. Scendiamo tutti in campo. Non lasciamo sole queste mamme a gemere sulle bare bianche dei loro figli. Non facciamoci complici di tanta infamia». Uno sfogo per ricordare Marianna, ma anche Riccardo, Tonia, Mesia, Francesco, Agostino, Vincenzo, Maurizio… e tanti altri bambini morti per patologie tumorali in queste terre.

Insieme a decine di altre persone, don Maurizio ha chiesto spiegazioni alle istituzioni. In cambio, ha ricevuto risposte improbabili, come quella del ministro per la Salute Lorenzin, per la quale “Se si muore di più in un’area è anche una questione di stili di vita”. Ha ricevuto accuse incredibili, come quelle che gli sono state rivolte di recente da Claudio Velardi, ex assessore regionale, vicino all’ex governatore campano Antonio Bassolino (sì, proprio colui che in 16 anni non è riuscito a risolvere l'emergenza rifiuti!) che nel suo blog ha definito Patriciello un “piccolo sciacallo”. Ma don Maurizio ha ricevuto anche grande solidarietà e la vicinanza di quanti, non solo nella Terra dei fuochi, ma in tutto il napoletano si stanno mobilitato per la propria gente. Come? Con manifestazioni, petizioni, pressanti richieste di bonifica di un territorio in cui è stato sversato di tutto e da tutte le parti d’Italia (nei giorni scorsi sono stati rinvenuti, sotterrati in un campo, fusti con rifiuti speciali provenienti da Milano).

Il governatore della Campania Stefano Caldoro ha ammesso, nei giorni scorsi, che «Serviranno 80 anni per bonificare i territori dell’area Nord di Napoli, sono i dati contenuti nella relazione della Procura della Repubblica. Per l’inquinamento dell’area la bonifica non sarà completa prima del 2050 e, per quanto riguarda il percolato, senza avviare gli interventi, dovremmo aspettare fino al 2080. Sono solo aree specifiche della Campania, ma è un’emergenza nazionale». Napoli, la Campania, aggiunge Caldoro, sono state «per anni lo sversatoio dell’Italia e dell’Europa… Non sappiamo quali effetti abbiano avuto queste contaminazioni sulla salute dei cittadini. Certo il danno ambientale, che deve essere valutato…, ha conseguenze sulla salute, il problema è capire qual è l’impatto prodotto».

Intanto, giovedì si è parlato della Terra dei fuochi anche al Senato, nella commissione Ambiente, dove è stato ascoltato l’oncologo Antonio Marfella, finito anche lui nel mirino di Velardi diventando oggetto delle sue critiche. E all'ex assessore  ha risposto, sempre su Facebook, Gaetano Rivezzi, presidente regionale dei Medici per l'ambiente della Campania, scrivendo che «è bene che si sappia che siamo pronti come Medici per l'ambiente a documentare tutta la grave correlazione tra ambiente e salute del popolo Campano, come abbiamo fatto il 5 Febbraio 2013 scorso al ministero della Salute con 6 ricercatori dell'Iss a Roma dove, dopo la nostra relazione, hanno allargato le braccia e annuito malinconicamente. Ci convocassero alla Regione per dare un segnale al coordinamento della "Terra dei fuochi" e voler finalmente dialogare. Tra qualche settimana potrebbe essere troppo tardi. Non perdessero questa opportunità!».

Alle accuse ricevute, padre Maurizio ha invece risposto con una lettera pubblicata sul suo profilo Facebook, dal titolo “È facile mettere a tacere un uomo”. «Lo si è fatto tante volte. Basta un colpo di pistola o, meglio, una semplice calunnia. Lo si uccide. Lo si infanga. Passeranno anni – scrive il sacerdote — prima che la storia gli ridoni dignità. Poi ne faranno un eroe». Come padre Pino Puglisi, come Falcone, come Borsellino.

«È facile mettere a tacere un uomo. Il popolo, no». «A questi poveri – scrive ancora don Maurizio ‒ è stata rubata anche l’aria che respira. Gliel’hanno insozzata. Puzza. L’aria nei paesi a cavallo di Napoli e Caserta puzza. Un fetore nauseabondo si sprigiona di giorno e di notte. Un puzzo di bruciato che fa bruciare la gola, lo stomaco e l’animo. Che toglie la voglia di mangiare e di lavorare. A questi poveri è stata rapinata anche la terra dei loro avi. Una terra fertile e felice. Là dove sorgevano pescheti, meleti, vigne ci hanno messo la monnezza… Monnezza industriale. Monnezza tossica e nociva. Monnezza che uccide».

 «Si possono sopportare tante cose la morte dei bambini no. È un dolore atroce, una sofferenza immensa… Bambini – scrive don Maurizio  ‒  uccisi dalla leucemia. Giovanissimi genitori falciati dal cancro. Uno, due, tre… dieci, cento, mille. Cancro, leucemia. Leucemia, cancro». A oggi il tempo è cambiato. «Scendono in piazza i giovani… Non più isolati gruppi di volenterosi. È il popolo che grida. È il popolo che pretende i suoi diritti. Popolo meraviglioso e buono. Sfortunato e malgovernato. Bistrattato e derubato. Umiliato e maltrattato. Il riscatto verrà dal popolo. Ne sono certo. Continuiamo a lottare. Rinunciando a ogni violenza. Anche a quella verbale. Lottiamo con la forza della volontà e della ragione. Della verità e dell’indignazione. Della trasparenza e della speranza».

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