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Tentativi di botanica degli affetti

- Fonte: Città Nuova


Finalista al Premio Campiello 2013, Beatrice Masini, alla sua prima opera per adulti, ci ha donato uno dei libri più nuovi e originali di quest’ultima stagione letteraria. Nuovo nella trama avvincente e nella capacità di tratteggiare acutamente la trasformazione interiore di una giovane fanciulla sullo sfondo di vicende politiche e sociali in tumulto

Beatrice Masini

Bianca, la protagonista del romanzo "Tentativi di botanica degli affetti" di Beatrice Masini (Bompiani Editore), giovane fanciulla orfana con un chiaro talento pittorico, al suo primo importante ingaggio lavorativo – deve illustrare un grande album di botanica con tutte la varietà di piante e fiori del meraviglioso giardino della tenuta di campagna del poeta milanese Titta, uomo enigmatico e stravagante, con la passione per la politica – non conosce abbastanza sé stessa e non se ne preoccupa. Tutta protesa ad affermare la propria capacità di disegnare, pensa che anche per gli affetti ci sia la possibilità di dominio, di razionalizzare i tempi e i colori, di valutare distinzioni e analogie, di schedarli al pari dei fiori, oggetto del suo lavoro meticoloso.

Ma presto si avvedrà che si può rimanere coinvolti in maniera inattesa e che lo sconvolgimento della vita potrà essere anche amaro e doloroso. «La botanica degli affetti è la scienza inesatta che le è più cara al momento. Forse un giorno tutto questo passerà, superato e inghiottito da passioni di prima mano; ma ora dà un ritmo e un senso alle sue giornate. Preoccupante, certo, e non senza conseguenze; se solo Bianca si conoscesse abbastanza da preoccuparsi».

Si intravedono i primi cambiamenti epocali, le prime riunioni segrete aspiranti a una unità dell’Italia ancora lontana da venire. La nobiltà e l’alta borghesia da un lato, la povertà, il disagio, le aspirazioni di uguaglianza e libertà dall’altra. E Bianca, per la sua innata sensibiltà, coinvolta in quelle trame segrete segnate da sguardi furtivi, parole sussurrate e sospette movenze che mettono in moto la sua fantasia allontanandola dall’evidenza della realtà: non si renderà conto che la Storia scivola altrove e che in quel discrimine fra un prima e un dopo può esserci una china pericolosa.

La numerosa e pettegola servitù, l’austera donna Clara, madre del poeta, dal passato frivolo, Julie, la timida e riservata moglie di Titta, gli scatenati fanciulli, l’istitutore inglese Innes che sogna con speranza un mondo nuovo, l’astuto giovane poeta Tommaso che oltre a carpire i segreti della composizione di sottecchi vorrebbe anche blandire il cuore di Bianca, sono solo alcuni fra i tanti personaggi che avanzano sullo scenario vasto del primo Ottocento quasi in sordina, per imporsi pian piano alla mente e al cuore del lettore, offrendo un affresco vivo di quel mondo lombardo dove la verità non è mai esplicita e trasparente ma sempre si nasconde dietro un gesto o una porta che si apre all’improvviso. «Donna Clara, rivolta a una misteriosa ascoltatrice, subito si preme una mano sulle labbra per ricacciare indietro la frase bizzarra, e dà una risatina da monella. Ma Bianca non può vedere il gesto che corregge e stempera la malizia della battuta; sente solo il riso e si allontana stizzita. Ormai ha capito che in quella casa la verità ha la tendenza a sbucare dalle tende e dai vetri socchiusi».

È come se nella casa di Titta, per una sorta di magia compositiva, si fossero intrecciati i destini di questi personaggi che ruotano attorno a Bianca, la quale cerca, con ingenua spavalderia, la sua strada, sicura di scegliere nella libertà e con determinazione il suo futuro affettivo.

Ma a turbare definitivamente il regolare flusso delle vicende c’è Pia, ragazza di genitori sconosciuti, una “figlia della ruota” affidata alla pietà della famiglia di don Titta. Colpita dalla timidezza e dagli occhi tristi di questa fanciulla, verso la quale c’è da parte della famiglia un atteggiamento di riguardo diverso da quello riservato al resto della servitù, Bianca si domanda: quale mistero si cela dietro quei silenzi, quei sussurri che spesso capta ogni qualvolta la fanciulla appare?

È la prima distrazione affettiva che irretisce Bianca, distraendola dal suo meticoloso e arduo lavoro di illustratrice di botanica. Quasi inconsapevolmente, la giovane varca i confini della tenuta e s’inoltra nella città sconosciuta alla ricerca di quel segreto che la vita della ragazza le rimanda. Con un coraggio che le è sconosciuto bussa a varie porte, entra in rapporto con personaggi enigmatici, crea alleanze per arrivare infine a quella agognata verità. Ma è la prima sconfitta: quando sente di possedere l’evidenza di una realtà ipocritamente nascosta, si rende conto che è impossibile cambiare il corso del destino di Pia.

Tuttavia Bianca non si arrende, ha gettato il guanto, ha smesso quell’aurea di leggerezza fredda e distaccata tutta pennelli e giardino, aiutata in questo dal rapporto sincero e amichevole con Innes, personaggio maschile centrale e fondamentale nello sviluppo della vicenda. Per la prima volta c’è qualcuno a cui poter rivolgere le domanda che la inquietano. È possibile raggiungere la felicità? Si possono dominare gli eventi e il proprio destino? Ha senso vivere donandosi solamente agli altri?

Innes non si sottrae, anzi le offre in ogni occasione possibilità di riflessione e di sapiente discernimento: «Oh, andiamo non siate ingenua con me, dice Innes», ed è serio, quasi arrabbiato. «La felicità non si merita; si prende quando viene, se viene per pura fortuna. Si morde come il frutto inaspettato, sapendo che non ci sazierà». Poi si addolcisce. «Non datemi retta, vi prego. Ci penserà la vita a dirvi tutto, a tempo debito. Non dovrete far altro che ascoltarla… Non è detto che la felicità sia un buon fine per tutti. Io per esempio mi accontento di una lega meno splendente: la bontà».

E sarà proprio la vita a manifestare a Bianca l’imprevedibile con il suo carico di sorprese che si scontreranno con la sua caparbia ingenuità e segneranno il suo futuro, facendole scoprirà il valore essenziale della fraterna solidarietà, senza la quale l’umanità diventerebbe una giungla dominata dagli istinti più bassi.

Il romanzo si conclude proprio su questa prospettiva nuova nella quale Bianca si avvia, lasciando nel lettore la certezza che in tutti i passaggi epocali si giocano i destini degli uomini e che nei segmenti critici e spesso oscuri della nostra esistenza, per rimanere indenni, bisogna possedere un ideale forte e combattivo. Di qui la grande attualità della vicenda narrata.

Finalista al Premio Campiello 2013, Beatrice Masini, conosciuta e amata come autrice per ragazzi, alla sua prima opera per adulti, ci ha donato uno dei libri più nuovi e originali di quest’ultima stagione letteraria. Nuovo nel linguaggio musicale e ricco di introspezioni psicologiche, nella scomposizione dei piani narrativi, nella trama avvincente e, soprattutto, nella capacità di tratteggiare acutamente la trasformazione interiore e la formazione umana di una giovane fanciulla  sullo sfondo di vicende politiche e sociali in tumulto.  

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