Tav, sviluppo e sanità: le sfide di Cirio

Il neogovernatore del Piemonte dovrà affrontare nodi importanti per la Regione e per l'intero territorio nazionale. Un'analisi

La Lega di Salvini ha trascinato il candidato di centrodestra Alberto Cirio alla guida della Presidenza del Piemonte. È un nuovo cambio di colore quello che interessa la Regione finora guidata dalla coalizione di centrosinistra con a capo Sergio Chiamparino. Il sindaco delle Olimpiadi, per dieci anni primo cittadino di Torino, dopo cinque anni in piazza Castello lascia il testimone a Cirio, leghista di nascita, poi Forza Italia, prima assessore ad Alba in Comune, poi assessore regionale nella Giunta Cota (centrodestra) con deleghe a Cultura, Turismo e Sport. Infine un lustro a Bruxelles come eurodeputato.

Negli ultimi anni Cirio ha comprato ettari ed ettari di noccioleti sui versanti esposti della Langa. È presidente di un Gruppo di azione locale (consorzio di imprese ed Enti pubblici che gestisce ed eroga fondi UE), ha macinato chilometri non solo verso l’Europarlamento, ma anche in lungo e in largo per il Piemonte, sempre sfoggiando eleganti abiti blu e mai nascondendo il suo legame con il mondo contadino albese, quello del tartufo bianco e del Barolo e oggi delle nocciole, che usa la nota multinazionale di dolci con sede ad Alba.

Il Piemonte cambia. A differenza della Lombardia, da oltre tre decenni in mano al centrodestra, a nord-ovest in pochi decenni si è passati dal centro-destra di Enzo Ghigo (Forza Italia), al centro-sinistra di Mercedes Bresso (Ds), al leghista Roberto Cota, poi Chiamparino (Pd) e oggi Cirio. Una Regione che ha visto quasi sempre una netta divisione tra Torino città (guidata per diversi decenni dalla sinistra, fino a Chiara Appendino del Movimento 5 Stelle) e tutte le altre Province, tradizionalmente più orientate da destra, salvo Alessandria e Cuneo, oggi l’unico capoluogo del Piemonte rimasto a trazione “centrista” con Federico Borgna al secondo mandato in corso.

Il centrosinistra rischia peraltro di perdere alcuni tradizionali centri “rossi” della prima cintura torinese. Come Beinasco e Settimo, dopo decenni di sinistra a Palazzo. E mentre già molti guardano al 2021, quanto Torino rinnoverà l’amministrazione della Città, il Pd prova a organizzarsi e a pensare a un pezzo del suo futuro, forte di essere il primo partito all’ombra della Mole Antonelliana.

Ma quale Piemonte si trova a guidare Alberto Cirio? È evidente che il tema Tav sarà dominante tra le grandi sfide almeno dei prossimi mesi. Avviati a marzo i bandi di gara per i lavori, con molto malumore dei Cinque Stelle, l’opera non è stata così “divisiva” come si pensava alla vigilia delle elezioni, quando le manifestazioni di piazza a favore o contrarie all’opera coalizzavano migliaia di persone.Le liste con il “Si Tav” nel logo, sia legate a Cirio sia a Chiamparino, non hanno ottenuto particolare sostegno dal voto. È comunque certo che il dossier Tav sarà tra i più caldi sulla scrivania del neo presidente.

Come lo sarà la partita sanità. Quella che ha visto negli ultimi cinque anni Antonio Saitta, assessore di Chiamparino, lottare per uscire dal piano di rientro per i forti debiti contratti in passato, principale posta negativa nei bilanci della Regione, con forti debiti. Se anche il problema pare essere risolto sul piano delle cifre espresse in milioni di euro, i piemontesi non hanno fatto mai mancare critiche alla Giunta di centrosinistra per i tempi delle visite troppo lunghe, per la chiusura di alcuni ospedali di territorio, per i ritardi nella costruzione di alcuni nosocomi, tra i quali la Città della Salute che dovrà (in parte) sostituirsi alle grandi strutture nella zona sud della città, a pochi metri dal Lingotto.

Già, il Lingotto. Storica sede Fiat. Si è parlato pochissimo, del futuro della “fabbrica” Agnelli, in campagna elettorale. Come non si è parlato per niente della possibile, quasi certa, fusione con Renault. La notizia ha preso le prime pagine dei siti dei giornali nelle ultime ore, anche scavalcando le cronache e i numeri elettorali. Certo, il presidente della Regione non ha gran peso in queste vicende che si consumano tra l’Olanda, Detroit, la Francia, l’estremo Oriente. Dovrà però dare dei segnali, la giusta immagine, fare le adeguate dichiarazioni e gli opportuni interventi e incontri in accordo con il Governo nazionale, per tutelare gli interessi di Torino e del Piemonte.

Mirafiori, Grugliasco, None e le altre sedi FCA piemontesi non possono certo perdere posti di lavoro. Perché il Piemonte soffre, più di altre Regioni del nord per la crisi. È un trend complesso e pieno di insidie quello economico. Le povertà accentuate, più volte descritte dall’arcivescovo di Torino mons. Nosiglia, sono in aumento. Le periferie restano marginali, faticose aree dove si consumano laboratori di welfare sulla scia dei “santi sociali”, ma anche abbandono e grandi disuguaglianze.

Sperequazioni che il Piemonte ha sempre accusato, sempre evidenziato tra centro – inteso come Torino e cintura, prima e seconda – e periferie, le Province. Piemonte 1 e Piemonte 2. Differenze di passo che pesano, che Cirio dovrà considerare.

I governatori piemontesi devono pensare a un Piemonte “uno”, coeso e intelligente proprio grazie alla forza di territori del “due” che stanno insieme, uniti, in dialogo, ciascuno con le proprie peculiarità. Pensiamo ai distretti: del riso nel vercellese, dell’oro a Valenza, della green economy nel novarese, del turismo nella Via Lattea torinese, del food a Cuneo, dell’alimentare nel tortonese, del vino ad Asti, della zootecnia, dell’innovazione, del manifatturiero e della lana…

Distretti e trasporti, va ricordato. Territori e assi viari sono binomi che viaggiano insieme. Non è solo un problema della Tav e della galleria valsusina ancora da scavare. Fronti importanti vanno gestiti e Cirio non potrà non occuparsene subito: dalla Cuneo-Asti, autostrada da concludere, alle gare per le altre strade a pedaggio, poi i transiti verso la Francia del Maddalena e del Tenda oltre a Sempione e Frejus. Per tutti o quasi ci sono cantieri in corso da concludere anche per spostare merci e transiti da gomma a ferro. Non senza una totale revisione del trasporto pubblico locale, che vede Trenitalia ormai come quasi unico vettore extra-torinese (dove invece la mobilità è in mano al Gruppo Torinese Trasporti, Gtt), con grandi incognite, e  la Regione che ha nel trasporto la seconda posta del suo bilancio.

Su cultura e turismo, ambiti che Cirio conosce, si gioca la partita di una Regione che non vuole rimanere indietro rispetto ad altre cugine italiane. E vale quanto la Lonely Planet, famosa guida, ha affermato nel 2018 annunciando che il Piemonte è la meta ideale per i prossimi anni. Serve una vera politica integrata di promozione marketing.Non certo al secondo posto dell’agenda politica, assieme a “cosa fare nelle e delle aree montane”, per ridurre le note sperequazioni, e come dare slancio alla città puntando su “smart e green“, assi di crescita che devono  poter portare nuovi posti di lavoro.

Cirio arriva da Bruxelles e ha insistito spesso sul buon uso dei fondi europei. Più che quelli della programmazione in corso, già molti opzionati, la Regione dovrà lavorare bene per inserire elementi favorevoli nel nuovo accordo Stato-Bruxelles e poi in quello tra Stato-territori per il settennato 2021-2027. Un’operazione dove serve la politica vera. Concretezza e visione.

Comporre al più presto la Giunta significa per Cirio mettere subito in campo le azioni necessarie per provare a vincere tante le sfide del Piemonte. Non certo meno importanti di quelle delle Regioni settentrionali già guidate dal centro-destra, che trovano in Cirio un alleato per provare a definire un forte asse del nord. Che non dovrà far correre l’Italia a due velocità: dovrà trainare tutto il Paese, senza aumentare le disuguaglianze che ci renderebbero fanalino d’Europa per Pil, ma anche per il Bes, il benessere equo e sostenibile.

 

 

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