Tasse elevata ed evasione fiscale

Recentemente il governatore della Banca d’Italia Draghi ha ribadito che l’attuale livello della pressione fiscale è troppo elevato e penalizza le imprese e le famiglie che pagano tutte le tasse. Se, infatti, l’evasione fiscale è alta, chi paga le tasse ne paga troppe, perché contribuisce per sé e per gli evasori fiscali. La raccolta fiscale serve principalmente per la produzione di beni pubblici e meritori (la difesa nazionale, l’istruzione, la sanità, l’arte). Se questa spesa è 20, se siamo in dieci a contribuire ognuno paga 2; se invece siamo 5, ognuno paga 4. In Italia siamo caduti in un classico circolo vizioso: l’evasione fiscale aumenta la pressione fiscale degli onesti, per gli onesti diventa molto costosa l’onestà, una parte di onesti nel tempo tende a trasformarsi in disonesti, la pressione fiscale aumenterà ancora, e via così in una spirale insostenibile, perché l’evasione fiscale mina, alla lunga, il senso di equità della gente e mette in crisi lo stesso patto sociale. Non credo che la repressione sia l’unica né la strada più efficace per uscire da questa trappola. L’evasore non è sempre un delinquente; spesso è una persona a bassa cultura civica, abituata a considerare lo Stato non come un fornitore di beni pubblici ma come una entità vessatoria che cerca di complicargli la vita. Se non si lavora su questa cultura civile è impossibile convertire gli evasori. L’evasione è un rapporto sbagliato tra cittadino e pubblico. Quindi occorre migliorare la cultura civica da entrambi le parti: formando i giovani a vedere il bene pubblico come il bene di tutti e non come il bene di nessuno, ma aumentando anche la qualità dei beni e dei servizi pubblici, l’onestà e l’efficienza degli amministratori pubblici e dei politici. C’è, poi, un’altra ragione che spinge all’evasione fiscale: i bisogni indotti di nuovi prodotti. Il reddito non basta mai (e quindi si evade) perché i bisogni sono dopati dalla pubblicità, che sempre più spinge la gente a non pagare la rata del condominio (immaginiamo le tasse!), per una lampada abbronzante o per l’ultimo modello di telefonino. La pubblicità distorce l’uso del tempo e del denaro, e per di più agisce come una tassa sulla soddisfazione che traiamo dai beni, e così sentiamo il bisogno di sostituirli. Certo l’economia cresce, ci ricordano, ma cresce anche l’evasione fiscale, il senso di ingiustizia, e si sfilaccia il legame sociale.Una regolamentazione e una forte riduzione dell’invadenza della pubblicità – almeno sui canali pubblici – che colpisce soprattutto le fasce deboli della società, sarebbe un atto dovuto di civiltà, e un aiuto, indiretto ma importante, anche per ridurre l’evasione fiscale.

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