Syriana

Servizi segreti, compagnie petrolifere, terroristi, avvocati, emiri, analisti finanziari, fondamentalisti islamici: sembra strano ma tra i protagonisti della guerra per il petrolio raccontata in Syriana non compaiono quasi mai i militari. Perché se all’alba del terzo millennio il petrolio è ancora la risorsa strategica per eccellenza, per contrastare le mire del gigante cinese sui giacimenti mediorientali gli Stati Uniti non possono certo ricorrere alle armi. Così sono la corruzione, la connivenza con i dittatori locali, gli omicidi mirati, le tresche delle compagnie petrolifere, gli interessi delle multinazionali e altri innominabili crimini a garantire il mantenimento delle sfere d’influenza in Medio Oriente e i precari equilibri geopolitici che ne derivano.Corollario di questa politica è il crescere in questi paesi del sentimento di odio verso l’Occidente su cui fa leva il fondamentalismo per reclutare fiancheggiatori e terroristi. In estrema sintesi è questo lo scenario in cui Stephen Gaghan ambienta il suo film, basato sulle memorie di un agente della Cia, e che spicca tra le recenti produzioni hollywoodiane per lo spessore politico che lo anima e per la maturità artistica con cui è stato realizzato. Nulla a che vedere, insomma, con i complotti fantapolitici di The Manchurian Candidate o con i mercanti d’armi dal cuore d’oro di Lord of War. Con Syriana Gaghan mette in scena un film duro, spietato, dove non trovano spazio né onore né eroi. Costruito come un mosaico in cui tante storie parallele si alternano a ritmi vertiginosi ma senza ingarbugliarsi, il film regge grazie a un montaggio serrato e ad una sceneggiatura essenziale, in grado con pochi dialoghi di andare dritto al cuore della storia. E la bellezza di questo film sta forse nell’essere riuscito a tratteggiare un magistrale quadro di insieme pur polverizzando all’estremo lo sviluppo narrativo. Qui, a differenza di altri film a struttura policentrica, gli incroci diretti tra le varie trame sono pochi, essenziali. Quello che importa è mostrare il contesto, squarciare il velo che nasconde la vera natura dei fatti, mettere insieme le singole tessere del mosaico per mostrare il disegno, oscuro e contorto, di un mondo che, inconsapevole, sta seduto su una polveriera. Un film che per la sua complessità impegna certamente la capacità di concentrazione dello spettatore, ma che alla fine è ripagato da due ore di grande cinema e da un briciolo di consapevolezza in più. Regia di Stephen Gaghan; con George Clooney,Matt Damon, Jeffrey Wright, Chris Cooper, William Hurt.

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