Supermercati aperti per la festa della liberazione

I responsabili della grande distribuzione non hanno accolto la richiesta del sindaco Pisapia e dei sindacati di chiudere i negozi durante le festività. Le trattative (e le polemiche)continuano
Negozi aperti

Un sondaggio lanciato da un quotidiano nazionale rivela che oltre il 70 per cento dei cittadini milanesi è favorevole alla chiusura dei negozi durante le festività del 25 aprile e del primo maggio. In pratica i meneghini sono in sintonia con il loro primo cittadino Giuliano Pisapia che per primo si è schierato in modo netto contro la liberalizzazione totale delle aperture dei negozi nei giorni di festa.

«Ci sono feste che tutti hanno il diritto di celebrare – dice il sindaco -. Oltre a quelle religiose, ci sono quelle civili, come queste prossime che devono essere celebrate con la partecipazione a eventi e manifestazioni e questo contrasta con l´apertura dei negozi».

A creare scompiglio riguardo agli orari e ai giorni di apertura e chiusura dei negozi è stato il decreto Salva-Italia del governo Monti che dava facoltà ai commercianti di applicare orari a scelta libera. Ma nonostante le buone intenzioni del primo cittadino le posizioni non sono cambiate: Comune e sindacati sono favorevoli alla chiusura, mentre la grande distribuzione risponde picche, appellandosi alla liberalizzazione portata dal decreto. A questo punto, il, 25 aprile, molte saracinesche resteranno alzate, con Pisapia “rassegnato”: «È chiaro – ha affermato – che decidono i commercianti, ma ci sono diritti dei lavoratori, come quello alle festività, che abbiamo il dovere di salvaguardare».

Una riunione tra le parti ha stabilito intanto, un protocollo di intenti in più punti: dalla chiusura delle attività a Capodanno, Pasqua, 25 aprile, 1° maggio, 2 Giugno (non quest’anno, perché arriva il Papa), Ferragosto, Natale e santo Stefano («le festività civili e religiose che rappresentano un alto valore simbolico per l’intera comunità milanese») al divieto di aprire salvo eccezioni prima delle 7 del mattino e oltre le 22 di sera, dall’apertura di almeno il 30 per cento dei negozi in agosto all’obbligo di concertare gli orari di attività particolari (dai bar ai venditori di kebab) in base al quartiere. Ma l’ok di tutti sarebbe solo sulle aperture  estive. Dalla grande distribuzione  fanno sapere che non è arroganza, ma la legge dà ai negozi libertà di apertura e di chiusura, mentre la Cgil ha annunciato uno sciopero dei lavoratori proprio per mercoledì. Per Confcommercio: «Con questo decreto corriamo il serio rischio dell’anarchia nel settore: possiamo solo usare la moral suasion nei confronti degli associati».

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