Suor Chiara Papaleo, i giovani ci insegnano a sperare

La consacrata Figlia di Maria Ausiliatrice afferma: «Trovo tantissima trasparenza, tantissima libertà, tantissima verità nei giovani molto più che negli adulti. Ad un occhio superficiale i giovani sembrano quelli non liberi, schiavi delle mode, dei social, delle relazioni. In realtà hanno un mondo di libertà tutto da scoprire»
Suor Chiara Papaleo insieme a due giovani. Foto: Giulio Evangelisti

«I giovani sono una scuola di fedeltà, stare accanto loro è imparare ad essere fedele. Capisco molto bene quando don Bosco diceva “i giovani mi hanno salvato la vita, perciò, fino al mio ultimo respiro sarà per loro”, perché è un’esperienza che ho vissuto anch’io. Sono profondamente convinta che, se stai con i giovani seriamente e profondamente, senza compromessi e senza maschere, loro ti restituiscono la verità più profonda di te». Così racconta suor Chiara Papaleo, Figlia di Maria Ausiliatrice, parlando del carisma di don Bosco proprio alla vigilia della festa del Santo.   

La religiosa, 34 anni da compiere, vive a Pavia nell’Istituto Maria Ausiliatrice. È la responsabile del Collegio Universitario, che ospita circa sessanta giovani ragazze universitarie, e della Commissione Comunicazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Lombardia.

Originaria di Samarate, in provincia di Varese, Chiara vive la fede in famiglia, dal papà cuoco e dalla mamma barista. «Intorno ai 12 anni ho il primo incontro con le monache di clausura andando in un monastero», rivela. «Sono rimasta colpitissima dalla gioia che ho intravisto in loro anche perché ero molto piccola e ho fatto un’equazione molto semplice: “Loro sono felici, io voglio essere felice, vengo qua”. È stata la prima volta che ho pensato a questa vita». Poi il tempo scorre veloce, tra la suola e i primi amori finché, in terza superiore, una serie di eventi la portano di nuovo a interrogarsi. «Come tutti gli adolescenti, sentivo fortissima l’esigenza di un amore grande e avevo la sensazione che il Signore mi stava preparando qualcosa di grande ma non riuscivo a capire bene cosa fosse».  

Suor Chiara ricorda bene il giorno che ha segnato per lei uno spartiacque: «È stato l’8 giugno del 2008. Un nostro amico dell’oratorio diventa sacerdote e alla sua prima Messa, alla quale ero andata ben vestita pensando magari di trovare l’amore della mia vita, lui conclude l’omelia dicendo questa frase: “Perché la sua promessa d’amore è più grande di ogni nostra certezza”».

Parole che fanno breccia nel suo cuore e le fanno comprendere che è arrivato il momento di decidere e mettersi in ricerca. «Un’amica mi ha detto: “Guarda, esistono le suore salesiane. Loro si dedicano ai giovani”. Poiché l’oratorio del mio paese mi aveva salvata donandomi degli amici, desideravo restituire questo dono e il campo giovanile sembrava proprio il mio. Ho cercato su Google e ricordo che ho trovato il sito FMA Lombardia nel quale c’era uno spazio con scritto: “lascia un commento”. Io semplicemente ho scritto “come si fa a diventare salesiana?”».  

Suor Chiara Papaleo il giorno della sua professione. Foto: MGS ILE (Movimento Giovanile Salesiano – Ispettoria Lombardo EMiliana).

Arriva una risposta. È quella della responsabile della formazione, con la quale inizia una conoscenza e poi un percorso di discernimento che dura anni, nei quali Chiara frequenta l’università per poi scegliere, a 21 anni, di iniziare il cammino nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, un itinerario di conoscenza di sé che la fa crescere e maturare nella consapevolezza dell’amore di Dio per lei. Un amore che guarisce ogni ferita e la abilita a generare vita nuova, quella vita che suor Chiara sta dedicando ai giovani. 

Camminando insieme a loro, riconosce quanto sia facile, a volte, parlare dei giovani secondo stereotipi spesso non veri. «Ancora oggi bisogna lottare con tantissimi pregiudizi che il mondo adulto ha nei confronti del mondo giovanile. Ogni tanto vedo sui social commenti di sfiducia nei confronti dei giovani quando invece trovo tantissima trasparenza, tantissima libertà, tantissima verità nei giovani molto più che negli adulti. Ad un occhio superficiale i giovani sembrano quelli non liberi, schiavi delle mode, dei social, delle relazioni. In realtà hanno un mondo di libertà tutto da scoprire», aggiunge suor Chiara. «Nonostante abbiano tantissime sofferenze alle spalle, hanno ancora la capacità di sperare e questa è la cosa più bella che secondo me hanno da darci. Penso che i giovani oggi vivano un mondo molto più complesso, fatto spesso di sabbie mobili. Penso che abbiano una sete immensa e che si meritino degli adulti credibili». 

A suor Chiara è stata affidata anche la responsabilità della Commissione Comunicazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Lombardia. «Il mondo della comunicazione è bellissimo, però mi sembra che non sia niente di nuovo rispetto a quello che i santi hanno sempre fatto. C’è san Francesco di Sales che sceglie di comunicare in qualunque modo possibile, don Bosco che usa la fotografia – perché la fotografia nasce in quel periodo – e si rende conto che è un mezzo potentissimo, tant’è che è poverissimo, non ha neanche le scarpe, ma ha 27 fotografie (e Garibaldi ne ha 28!), forse perché intuisce la potenza di quel mezzo».  

Suor Chiara e suor Bea alla GMG di Lisbona 2023.

Instagram, TikTok, Facebook, WhatsApp, consentono a suor Chiara di abitare l’ambiente digitale, luogo in cui iniziare a tessere relazioni vitali, a portare l’annuncio del Vangelo. «La mia generazione vive i social come degli strumenti. I giovani li vivono semplicemente come una realtà. Per noi sono dei mezzi, per loro sono la realtà. Il virtuale è reale, il digitale è la loro realtà. Se il Papa ha convocato l’ambiente digitale come il Sesto Continente al Sinodo, vuol dire che il digitale un luogo da abitare. Certo, non è una meta, è un passaggio, ma è un luogo, è un crocevia necessario. Non dobbiamo fare niente di diverso da quello che i nostri santi hanno sempre fatto, cioè cercare di annunciare là dove la gente sta». 

Nell’Anno del Giubileo della speranza, l’auspicio per il futuro è questo: «Quando sogno per il futuro, ovviamente c’è il sogno per i giovani e per la Chiesa, perché queste due cose non riesco a separarle nella mia vita. Mi auguro che possiamo essere capaci di svestirci un po’ di più per rendere più visibile la bellezza dell’amore di Dio e per portarlo là dove vuole arrivare, perché penso che il Signore non veda l’ora di arrivare ad ogni cuore giovane».

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