Sulle tracce di Agostino

Il repertorio di immagini del santo d’Ippona, dalle origini al XIV secolo, a corredo finale all’Opera omnia di Città nuova. Intervista ad Alessandro Cosma, uno dei curatori dell’Iconografia agostianiana
S. Agostino Cappellone San Nicola da Tolentino

Sono pressappoco milleseicento gli anni che ci separano da Agostino, il santo dalla mole di scritti sterminata, ma che a tutt’oggi è ancora un fine interlocutore della nostra contemporaneità e delle inquietudini umane. Lui che oltre ad essere filosofo, è il più importante padre della Chiesa d’Occidente, è stato anche un vescovo instancabile dell’epoca tardo romana con i suoi grandi capovolgimenti politici, geografici e religiosi. Aspetti diversi e complementari di un’unica grande figura che si rivelano costantemente nei modi di rappresentarlo nel corso dei secoli. Testimonianze artistiche che hanno spesso un fascino «che attraversa l’anima, si trasmette alle mani dell’artista e proviene da quella bellezza che sovrasta le anime», per usare le parole de Le Confessioni.

 

Agostino testimone silenzioso dell’arte. La sua figura si impose lentamente in quell’Occidente latino, ove a causa della traslazione delle spoglie dalla Sardegna a Pavia, non si registrarono delle immediate tracce figurative se non come sacerdote e intellettuale fino alla prima e indiscussa testimonianza risalente alla fine del VI e agli inizi VII del secolo. Si tratta dell’ affesco  situato nel sotterraneo del Sancta Sanctorum di Roma, la probabile biblioteca latina del Patriarca lateranense. Nel dipinto murale è raffigurato un uomo anziano, dalla barba rada e canuta, seduto ad uno scrittoio e vestito alla maniera degli antichi filosofi. 

 

E dello sviluppo dell’immagine dell’Ipponate nei secoli se ne sta occupando l’Opera Omnia di sant’Agostino. Un lavoro che costituirà l’ultima tranche del quarantennale progetto nato dalla sinergia tra la Nuova biblioteca agostiniana e l’editrice Città nuova. Iconografia agostiniana dalle origini al XIV secolo è il primo dei quattro tomi. A questo proposito abbiamo intervistato Alessandro Cosma, storico dell’arte, specializzato in iconografia e iconologia, che con Valerio Da Gai e Gianni Pittiglio ha curato il volume.

 

Fascino e fortuna artistica della figura di Agostino fino al 1300…  

«L’importanza dei suoi scritti per il pensiero cristiano lo hanno reso una presenza costante nella storia della Chiesa, nella riflessione teologica e nelle arti figurative di tutti i tempi. Nel periodo dal IX al XIV secolo, fattori determinanti per la diffusione della sua figura furono: l’interesse per le sue reliquie in età longobarda, la divulgazione della sua regola presso numerose congregazioni nel XII secolo, la redazione delle biografie, il fascino esercitato su poeti come Petrarca e la nascita dell’ordine degli Eremitani con il conseguente scontro che ne seguì. Ma se nei primi secoli del Medioevo l’immagine di Agostino è legata prevalentemente alla decorazione dei codici che ne raccoglievano le opere e che costituivano la base di ogni biblioteca monastica, è a partire dal XII secolo, con l’adozione della sua regola da parte di numerose congregazioni, che si ebbe una maggiore diffusione del culto del santo e della sua immagine. Culmine raggiunto poi nei due secoli successivi grazie soprattutto all’ordine Eremitano e alla progressiva elaborazione di una nuova immagine di Agostino come fondatore della congrega».

 

Ad un’immagine ad uso esclusivo dell’ambiente cenobitico nell’alto Medioevo, cosa si sostituì nel XII secolo?

«L’adozione della regola di Agostino da parte di un numero crescente di comunità ecclesiastiche, come i canonici regolari, che ne promossero la devozione fu determinante in questo senso. Non a caso, infatti, proprio nel XII secolo comparve la biografia di Agostino scritta da Filippo di Harvengt, si diffuse l’ufficio liturgico per la sua festa e parallelamente nell’arte si assisté, con maggiore frequenza, alla sua associazione con Gregorio Magno, Ambrogio e Girolamo a formare quello che nel Trecento diverrà il gruppo canonico dei Dottori della Chiesa».

 

Quale tema ebbe particolare diffusione e attrattiva per i fedeli?

«Nel Medioevo buona parte delle immagini sono legate al suo ruolo di autorità e di dottore della Chiesa. Fino al XIV secolo, infatti, le raffigurazioni che illustrano episodi narrativi della vita del santo si limitano quasi esclusivamente al momento del battesimo. Nell’ambito dei numerosi ordini che ne seguivano la regola, invece, ebbe maggiore fortuna la rappresentazione allegorica del santo che consegna la regola ai confratelli. A partire dal Trecento, il diffondersi dei cicli figurativi della vita di Agostino porta alla comparsa dei celebri episodi che saranno poi costanti nei secoli successivi come il Tolle lege, la Liberazione degli indemoniati o gli altri miracoli narrati dalle fonti».

 

Agostino: il santo vescovo, il Padre della Chiesa e il maestro. Qual è la genesi e quali i messaggi veicolati con queste immagini?

«L’iconografia di Agostino come vescovo, legata alle vicende biografiche, compare fin dal VII secolo nel Dittico di Boezio (Brescia, Museo di Santa Giulia), e sarà costante nel corso dei secoli. Se in questa raffigurazione, la presenza del libro caratterizza già Agostino come sapiente e autorità della Chiesa, la sua associazione nel gruppo dei Dottori della Chiesa, con Gregorio, Ambrogio e Girolamo, è una vera e propria metafora della Chiesa e della sua autorità che trovò la sua visualizzazione nelle immagini solo a partire dal XII secolo, come nel mosaico absidale di San Clemente a Roma, canonizzandosi ufficialmente alla fine del Duecento con Bonifacio VIII e la celebre volta di Giotto ad Assisi. La figura di Agostino come maestro, invece, si lega prevalentemente agli ordini a lui legati e si concretizza nell’immagine della Consegna della regola. A questo proposito, un ruolo da protagonista spetta agli Eremitani che nel corso del XIV secolo realizzarono la nuova biografia di Agostino, coniando una nuova immagine del santo abbigliato con la veste dell’ordine di cui la tavola di Simone Martini ora a Cambridge sembra essere uno dei primi esempi».

 

Un lavoro imponente ed affascinante, quello contenuto in questo volume, che presenta anche i cicli pittorici…

«La sezione dedicata ai cicli della vita di Agostino rappresenta, in effetti, una delle parti più importanti del volume. Nel corso delle nostre ricerche abbiamo individuato ben 16 cicli relativi al santo, alcuni dei quali risultavano quasi completamente inediti. Si tratta di affreschi, miniature e sculture realizzati nel corso del XIV secolo, in gran parte commissionate degli ordini che seguivano la regola agostiniana e capaci di testimoniare la ricchezza delle immagini associate al vescovo di Ippona. Proprio per questo, nell’analisi di ogni ciclo, abbiamo voluto presentare con particolare attenzione le singole scene corredandole di tutte le riproduzioni».

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