Sulle due ruote con il taccuino

Le emozioni di Ilenia Lazzaro, ciclista e giornalista sportiva al seguito del Giro d’Italia. Un commento sulla tappa 16
Ilenia Lazzaro

Nonostante bistrattino questo nostro sport, cerchino di ammazzarlo con critiche, scandali più o meno grossi ecc…il ciclismo rimane spettacolo unico. Il ciclismo è amato dalla gente. Non c’è dubbio. Spettatori di qualsiasi età, arrivati da chissà dove sopra le nostre più belle montagne: dal Monte Grappa veneto, allo Zoncolan friulano, al Plan De Corones alto atesino.

Questo è il nostro sport, quello che molto spesso alcuni giornalisti snobbano. Ma come possiamo snobbare le migliaia di persone che c’erano ad Asolo? E quelle che per ore hanno atteso sopra lo Zoncolan o oggi, sotto il sole cocente lungo i tornanti del Plan De Corones? Gente salita con pazienza a piedi, fin dalle prime ore del mattino, o con biciclette più o meno tecnologiche, anziani, bambini, ragazzi, adulti…gente stesa sui prati, che con pazienza attende, chi giocando a carte, chi mangiando e bevendo, chi raccontando storie epiche su questo mondo. Il pubblico del ciclismo. Ordinato, educato, al suo posto. Che incita il primo… e l’ultimo. Di questi ultimi 4 giorni, seguiti da vicino, alcune cose mi sono rimaste impresse, al di là della mera cronaca sportiva.

Asolo ha accolto il grande pubblico veneto come solo lui sa fare: eventi collaterali al top, vetrine rosa vestite a festa e la consapevolezza che nella nostra regione il Giro fa da apice a tutta una serie di eventi che – nell’arco di tutta la stagione- coprono il ciclismo a 360°. Chiusa la parentesi rosa, appuntamento tra meno di un mese per la Settimana Tricolore su strada e l’Europeo marathon di MTB.

Il Friuli e la montagna più dura d’Italia, lo Zoncolan, hanno esaltato il grande lavoro di Enzo Cainero e di tutto il suo staff: si sa che i friulani son gente umile, che lavora a testa china e difficilmente si loda; ma questa volta un complimento lo voglio fare, perché lo spettacolo delle decine di volontari, alpini e protezione civile dopo le gallerie del “terribile” hanno lasciato tutti a bocca aperta. Come le 150000 presenze lungo questo anfiteatro naturale. Un peccato non esserci stati.

Dell’Alto Adige e della zona del Plan de Corones che dire? Siamo stati accolti come questa gente, abituata al grande turismo invernale sa fare. Strade in ottimo stato, prati tagliati a filo d’erba..una cartolina vivente. E poi il Plan, all’inizio così primaverile, poi, tornante dopo tornante sempre più aspro: e sopra, tra una folla di gente, ancora la neve, a ricordare che lì si superano i 2000 mt e che i corridori un po’ eroi, a salirci fino a lassù, lo son stati.

E domani si riparte…perché le montagne non sono ancora finite. Il Giro continua, con la sua gente, il suo pubblico, la sua storia. Alla grande.

Sulla 16ma tappa Pergola – Monte Petrano km. 237

 

Le impressioni dell’ingegner Marco Pinotti (Htc – Columbia) all’11° posto in classifica generale, ieri 25° a 2’45” dal vincitore Stefano Garzelli.

«“Sono partito bene e fino al bivio del passo Furcia le sensazioni erano positive. Sapevo che se avessi tenuto una potenza media di 360watt avrei fatto una buona cronoscalata Dopo pochi metri dall’inizio del tratto sterrato ho iniziato un po’ a soffrire, come si dice in gergo non riuscivo a “dare il giro al fiato”. Quando sono arrivato a meno due chilometri dall’arrivo, la strada spianava e mi sono detto che dovevo recuperare altrimenti… sarei sprofondato nella ghiaia. L’ultimo chilometro è stato davvero duro, una lunga apnea, mi sembrava di avere la testa sott’acqua. Comunque un buon risultato!».

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