Sul Giro con il “falco”

Incontro con Paolo Savoldelli, opinionista Rai, vincitore di due edizioni della corsa rosa.
Paolo Savoldelli

Entrare nel fantastico mondo dei campioni della storia del ciclismo è un po’ come aprire un libro di favole. Le pagine narrano le vicende di un airone, elegante, maestoso, sfortunato – si chiamava Fausto Coppi – che sulla sua strada incontrò il coriaceo Bartali.

Lo scenario è ricco: puoi incontrare il pirata triste, Marco Pantani, il professor Laurent Fignon dagli occhiali e dalla lunga chioma bionda, o ci si può imbattere nel cannibale Eddy Merckx, uno che ai suoi avversari lasciava solo le briciole.

 

Degli anni recenti è Paolo Savoldelli, campione dalla classe raffinata, forte con le gambe, ma con la testa ancora di più, indomabile lungo le grandi discese alpine, affrontate a tutta velocità, dispiegando le ali per staccare i suoi avversari. Le pagine della sua storia sono fresche, perché Paolo è sceso dalla bici a fine 2008 dopo aver collezionato dieci partecipazioni al Giro d’Italia, senza mai ritirarsi, perché «abbandonare il Giro sarebbe stato un tradimento». Un amore puro e dichiarato per la corsa rosa, che lo ha portato a salire per ben due volte il gradino più alto del podio, nel 2002 e nel 2005.

 

Il sette maggio partirà da Venaria Reale, nei pressi di Torino, con un cronometro a squadre di venti chilometri, la 94a edizione del Giro che celebrerà i 150 anni dell’unità d’Italia.

«Il Giro d’Italia è una corsa affascinante – afferma Savoldelli –, tutti i grandi campioni delle due ruote hanno indossato la maglia rosa. Ma il Giro, oltre ad essere una manifestazione sportiva, è un evento che unisce, che porta sulle strade i ragazzini delle scuole e anche tutte quelle persone che abitualmente non seguono il ciclismo».

 

E lo spettacolo di certo non mancherà visto che il “menù” dell’edizione 2011 prevede un percorso massacrante, con ben sei arrivi in salita (Montevergine, Etna, Zoncolan, Grossglockner, Gardeccia-Val di Fassa e Sestriere) e pochi chilometri a cronometro (in totale 65), distribuiti tra la cronosquadre d’apertura di Venaria Reale, la cronoscalata del Nevegal e la tappa finale con arrivo a Milano.

Una corsa che diventa così terreno di conquista per gli scalatori: «Vincerà di sicuro un ciclista forte in salita! Il favorito numero uno è Alberto Contador, poi sul podio vedo Vincenzo Nibali e Michele Scarponi – ammette il “falco”, oggi imprenditore edile –. Il rischio però è quello di vedere un corridore che impone il proprio dominio sulla corsa, ma attenzione, il Giro è una corsa imprevedibile, può succedere di tutto e nella ventesima tappa con arrivo al Sestriere si scalerà il Colle delle Finestre…».

 

Ermo colle dalla strada sterrata sempre caro a Savoldelli, visto che questa cima ha contribuito a scrivere una delle pagine più belle e allo stesso tempo più sofferte della sua carriera: «Il Giro 2005 passava per la prima volta sul Colle delle Finestre, io vestivo la maglia rosa, Simoni e Di Luca attaccarono, ma il loro ritmo era troppo alto, così decisi di salire con il mio passo, gestendomi, curando l’alimentazione. Scalare una salita del genere tra due ali di folla è un’emozione indescrivibile. Quel giorno mi sono passati per la testa tanti pensieri e alla fine sono riuscito a tenermi stretta la maglia rosa limitando i danni, recuperando in discesa».

Sarà un Giro d’Italia emozionante, seguito anche dal presidente del Coni, Petrucci, che recentemente ha invitato la federciclismo a inasprire le pene per tutti i corridori e gli addetti ai lavori, coinvolti nel doping. Nonostante le numerose ferite ancora sanguinanti, la passione della gente per questo sport antico sembra non crollare.

 

«Lavorando in Rai – spiega Savoldelli –, vedo gli ascolti impressionanti registrati dal ciclismo in tv. Al pubblico la cronaca nera legata al doping interessa fino a un certo punto e la passione per questo sport è veramente forte. La gente apprezza la fatica, gli enormi sacrifici fatti dai corridori, che si sottopongono a innumerevoli controlli». È la strada quindi la radice di questo sport, quella stessa strada che si propone come spazio che accoglie tutti, fianco a fianco, dentro un’unica grande festa colorata di rosa.

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