Sul fiume tra i forti

Discendere l’Adige dopo una interminabile settimana chiusa in casa studiando, gustare appieno il silenzio e la solitudine dell’ambiente che mi circonda, sentire il calmo scorrere dell’acqua, contemplare la natura lungo le rive ed esserne parte, è qualcosa di cui sento il bisogno e che ricerco ogni volta che capita. Forse sono queste le ragioni che spingono me e tanti altri canoisti a prepararsi e a prendere parte alla Adige Marathon Terra dei Forti, che da quattro anni si svolge nella bassa Val d’Adige (i forti sono le imponenti costruzioni militari di pietre rosate costruite dagli austriaci tra la metà e la fine dell’Ottocento a difesa dei confini dove scorre il fiume). Si tratta di una manifestazione sia agonistica che amatoriale nata nel 2004, grazie all’impegno di due sportivi appassionati, Bruno Panziera e Alviano Mesaroli, entrambi legati al mondo fluviale, il primo come padre di un canoista, il secondo come allenatore del pluricampione del mondo di discesa in canoa Vladi Panato. Lo spirito di questa discesa lungo l’Adige è espresso a pieno dalle parole di Bruno: Un’idea, un sogno e un sorriso. Così è nata la maratona di canoa che sta coinvolgendo un numero sempre maggiore di appassionati, siano essi canoisti o volontari. L’idea è quella di rendere omaggio ad uno sport povero ma prodigo di medaglie, portandolo all’attenzione di altri mondi; il sogno è quello di diventare la prima manifestazione del genere in Europa; il sorriso è il segreto per superare le inevitabili delusioni che si incontrano vivendo questa grande avventura . Una sfida che si rinnova giorno dopo giorno, sostenuta da chi è impegnato a vario titolo in una organizzazione che si propone di non lasciare nulla al caso e che si avvale anche di quel pizzico di follia caratteristica solo di chi respira l’aria montebaldina. Un omaggio a uno sport e a un fiume – spiega ancora Bruno – il nostro grande, amato Adige, custode di mille storie che vivono a dispetto delle autostrade, dei ritmi imposti dal lavoro quotidiano, dell’incertezza del livello dell’acqua, del rumore delle folle che riempiono gli stadi. Non solo passione sportiva, dunque, ma ricerca di uno stile di vita che si va perdendo? Sì, uno stile di vita che cerca nella natura, nei silenzi nello sforzo dell’atleta, un riferimento a volte perduto e nella forza di un gruppo il desiderio di fare comunità, di avere un obbiettivo comune da raggiungere per dare un senso all’impegno di ogni giorno. I club canoistici sull’Adige ci sono, ma per giocare con le parole, non navigano proprio in buone acque: La maratona vuole cercare di dare anche un sollievo economico a club che altrimenti rischierebbero la paralisi, ma vuole imporsi con il suo ottimismo condito a volte con un po’ di spavalderia. Se nel 2004 erano 300 gli iscritti, l’edizione di quest’anno ne ha visti al via quattro volte tanti: un incremento dovuto anche all’inserimento della Adige Marathon in un circuito internazionale di maratone, di cui la prima in Germania, la seconda nella Repubblica ceca e la terza qui da noi. Due i percorsi previsti, uno amatoriale di venti chilometri ed uno agonistico di trentacinque, da Borghetto, piccolo borgo sul confine col Trentino, a Pescantina, paese a quindici chilometri da Verona. Questo tratto di Val d’Adige offre una discesa con scenari davvero suggestivi: immersi in vigneti all’ombra del Monte Baldo, si pagaia in acque placide, alternate a divertenti rapide adatte alle capacità atletiche di chiunque. Si solcano gole dalle chiare scogliere calcaree che in primavera, con lo sciogliersi della neve rendono l’acqua, come si dice in Veneto sisa, un colore tra il grigio e il verde. La giornata fredda, ma assolata, non ha impedito l’invasione dell’Adige da parte di ben 1.270 canoe che hanno colorato il panorama autunnale. I volontari, 350 fra protezione civile, Croce rossa, sub, Corpo forestale dello stato e canoisti esperti, garantivano il successo dell’evento. Hanno aiutato anche coloro che, trovatisi in difficoltà, si sono resi protagonisti, loro malgrado di un bagno imprevisto: tutti, però, da sportivi autentici, hanno comunque proseguito fino al traguardo. Ciò che affascina, me e tanti altri canoisti, di questa maratona è lo spirito: è una grande festa dove non c’è differenza tra amatore e agonista e dove anche tra gli agonisti più agguerriti non c’è alcuna tensione. Lo stesso Livio Berruti, indimenticato campione olimpico nei 200 metri alle Olimpiadi di Roma del ’60, quest’anno padrino dell’Adige Marathon, ha commentato di aver ritrovato qui una festa che valorizza i valori umani. Alla luce della crescita dell’evento su scala europea, era legittimo pensare che l’organizzazione fosse attenta principalmente a migliorare gli aspetti d’immagine ed agonistici. Il proposito è rimasto invece quello del primo anno: regalare una giornata di festa ai partecipanti! Già si guarda al futuro, a giugno 2008, con un nuova maratona, solamente amatoriale intitolata a Romeo e Giulietta, sicuramente la più amatoriale di tutte. Bruno commenta: Solamente la passione e l’umiltà possono portare a traguardi impensabili, ma proprio per questo raggiungibili con un semplice sorriso.

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