Sul “binario” del GenArcobaleno

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Costa, Castagnole, Bergantino, Dont di Zoldo. Ma anche Mestre, Venezia, Padova, Trento… Così, passo dopo passo (è il ritornello di una loro canzone nota anche oltre i confini del Triveneto dove è nata), hanno attraversato in lungo ed in largo le sale e le piazze di borghi e città delle Tre Venezie. Non sono grandi teatri, quelli in cui danno appuntamento ai loro coetanei. Ma a loro non interessa solo il numero degli spettatori. Importa invece stabilire un rapporto vero di amicizia, di conoscenza reciproca, impegnarsi insieme alla costruzione di un mondo più unito ed in pace. Sono il Genarcobaleno, un complesso musicale giovanile sorto alla fine degli anni Sessanta. Proprio in quegli anni – gli anni della contestazione studentesca – Chiara Lubich aveva dato il via al settore giovanile dei Focolari (i gen, la Generazione nuova). Sulla scia del Gen Rosso e del Gen Verde, nati nella cittadella di Loppiano, sorsero un po’ dappertutto vari complessi musicali giovanili, composti in genere da musicisti non professionisti. Il Gen Sole di Napoli, il siciliano Gen Stella, il Gen Alleluia di Roma (solo per citarne alcuni) hanno fatto, a loro modo, epoca nella storia di tanti giovani, dando vita ad un’originale cultura musicale che meriterebbe forse di essere approfondita. A loro si deve il repertorio di canzoni e musiche di ispirazione gen. Alcune di queste canzoni hanno avuto una straordinaria fortuna e diffusione, che è andata ben oltre i confini locali in cui erano nate. Cosi è stato del complesso Genarcobaleno, nato a Trento nel lontano 1967. Diego Goller di Trento e Roberto Lago di Bolzano – i due capostipiti – narrano ancora con piacere che il gruppo era formato da tre ragazzi che andavano ad animare incontri, gruppi, assemblee varie . Negli anni successivi, il gruppo si arricchisce di nuovi elementi, che portano competenze ed idee nuove. Tanto che, a fine anni Settanta, esce La tua storia…, la loro prima fatica discografica. Si legge nella dedica all’interno della copertina: È la storia di ciascuno di noi. Ti dedichiamo questi brani con la speranza che ti aiutino a pensare che anche nei momenti più duri vale sempre la pena di amare. Gli spettacoli si susseguono, in Trentino, nel padovano, nel vicentino. A metà anni Ottanta avviene il secondo cambio generazionale. Una decina di giovani elaborano le musiche ed i testi di E la strada si apre, questa volta un vero e proprio musical che riscopre i valori alti, nella città tecnologica. Le voci sono accordate da Carlo Bertoni che studia canto lirico. Le scenografie e le coreografie da Maffino Maghenzani, lombardo ma residente a Trento, vera fucina di idee. È un successo: decine di concerti nelle piazze e negli stadi di tutto il Triveneto. Migliaia i giovani incontrati. Vengono invitati pure in Sicilia, dove intervengono ad un meeting di giovani. La formazione, insomma, funziona. Il gruppo ha il giusto tiro. Le voci sono ben amalgamate. Si pensa a un inedito: uno spettacolo su Maria. Affascina questa figura di donna speciale. Nasce Trasparenza, raccolta di canzoni sulla Madre di Gesù, che il Genarcobaleno porta in tournée, costatando con sorpresa che, quanto piaceva la carica esplosiva di E la strada si apre, altrettanto affascina il raccoglimento, il clima particolare di Trasparenza. L’ultima apparizione di questa formazione fu al Genfest ’90, il convegno mondiale dei giovani dei Focolari che ha luogo ogni cinque anni. Toccò a loro accogliere con una canzone Giovanni Paolo II, giunto al Palaeur per incontrare i giovani del movimento. In quell’anno così ricco di eventi imprevisti, per la prima volta, anche i giovani provenienti dai paesi dell’Est ebbero modo d’incontrare il papa, liberamente poterono sventolare le loro bandiere, fermarsi senza timore a conversare con gli altri giovani. Fu un’esperienza straordinaria, che avrebbe segnato in profondità la vita di queste generazioni. Non a caso, la parola libertà risuona tanto di frequente nel repertorio del Genarcobaleno. Il titolo stesso del loro ultimo cd, Binario 1, evoca l’appuntamento dato, il solco tracciato (senza binario il treno non va). Ma, allo stesso tempo, consente di percorrere, se lo si vuole, insieme un tratto di strada, di continuare a camminare, a vivere. Perché – come dire? – per noi del complesso non si tratta solo di una raccolta di canzoni. Esso rappresenta un po’ la nostra storia, che non è incominciata con noi, e che con noi non si fermerà . Così Massimo, voce del gruppo, impiegato in un’azienda. Sono esperienze – prosegue – che abbiamo vissuto. Canzoni che danno voce a tante vite che si sono intrecciate con le nostre. Strano modo davvero di comporre una canzone. Dove molto spesso non si sa chi è l’autore, ma dove tanti hanno offerto il contributo di una nota, una parola, un timbro, per raggiungere il risultato finale. Bisognerà aspettare il ’98 per vedere il Genarcobaleno edizione Duemila. Attualmente la formazione è composta da tredici ragazzi che, quanto a carica, non hanno nulla da invidiare ai loro padri del ’67. Il motore – dicono – è come allora l’amore evangelico e la speranza di un mondo migliore, che si fa vita ogni giorno. Sicché, dopo trent’anni, questo complesso di ventenni continua ancora a portare su e giù per i monti e le valli del Triveneto l’anelito di libertà, di pace, di unità per il quale è iniziato nel lontano 1967, quando loro non erano ancora nati.

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