Sui binari della civiltà

Il treno in corsa è la metafora della storia del mondo moderno.
Viaggiatori in partenza

La vita è come un viaggio in treno, recitano i poeti: ad ogni fermata c’è chi sale e chi scende, ogni tanto qualche guasto o incidente, i compagni di viaggio si avvicinano e si allontanano, in tutti c’è la consapevolezza che il biglietto è di sola andata. Il treno in corsa è la metafora della storia del mondo moderno, lanciato velocemente verso un avvenire imprecisato, e i vari scenari che s’alternano dal finestrino altro non simboleggiano che il costante divenire della nostra esistenza quotidiana.

Una metafora romantica, quella del treno, che può facilmente volgere al triste, soprattutto quando scendiamo dalla carrozza metaforica e saliamo sul vagone reale, quello che prendiamo tutti i giorni per andare al lavoro. Dipinti con un triste blu o arancione, dominati dal convergere cromatico verso un anonimo grigio, spesso maltrattati dagli stessi passeggeri che riversano sulle carrozze tutte le loro ansie, a volte preda di frotte di studenti dal pennarello facile, i nostri treni raccontano parecchio della nostra civiltà. In fin dei conti, forse è proprio questo il loro mestiere: narrare lo spirito di un’epoca, rappresentarlo simbolicamente. Fu un treno a portare Lenin da Zurigo a Pietrogrado in quel famoso 1917 della rivoluzione bolscevica. Furono i treni della deportazione a contrassegnare drammaticamente la follia nazista, e d’altronde la retorica fascista rivendicò il rispetto della tabella oraria dei propri treni.

I treni sono dunque lo specchio della nostra civiltà? Proviamo a invertire l’ordine, immaginiamo che la nostra civiltà sia il risultato dell’efficienza e del decoro dei nostri treni. Avremo le emergenze della situazione globale a portata di biglietto ferroviario. Riponiamo il giornale appena letto nella nostra borsa, evitiamo di disseminare brandelli di pane e caciotta per i sedili, sorridiamo al vicino di poltrona e soprattutto disponiamo le nostre gambe per consentirgli di sistemare le sue. Per molti pendolari la vita è (senza come) un viaggio in treno. Converrà disporsi con cordialità e simpatia verso i nostri compagni di viaggio e compagni di vita, e credere che il rinascimento culturale possa cominciare proprio da lì. E forse, questo è proprio “l’ultimo treno” che possiamo prendere per sollevare le sorti della nostra martoriata epoca. Non potevamo non accorgercene qui, alla “Penultima fermata”.

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