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Sudan: mille morti in una frana

di Armand Djoualeu

- Fonte: Città Nuova

Nel Sudan, devastato dal 2023 dalla guerra tra l’esercito nazionale e i paramilitari delle Forze di Supporto Rapido (Rsf), in questi giorni le forti piogge hanno provocato frane e smottamenti mortali. In particolare nella regione del Darfur occidentale.

Una donne sudanese refugiate in un punto di assemblaggio per gli autobus organizzati per il loro volontario ritorno dall’Egitto al Sudan, al Cairo, in Egitto, 12 aprile 2025. Foto: EPA/Mohamed Hossam

Una frana ha spazzato via un villaggio domenica 31 agosto nella regione occidentale del Darfur, in Sudan, uccidendo circa mille persone. Si ritiene che si tratti di uno dei disastri naturali più mortali nella storia recente del Paese, ha dichiarato lunedì un portavoce dell’Esercito-movimento di liberazione del Sudan (Elps), un gruppo che controlla la regione pur senza intervenire nel conflitto in corso fra esercito e Rsf.

Le autorità sudanesi, le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie stanno cercando di organizzare i soccorsi in un remoto villaggio nel Sudan occidentale. Si ritiene che le piogge torrenziali siano la causa del disastro.

Il villaggio di Tarasin si trova nella zona centrale dei Monti Marrah, una regione vulcanica la cui cima più elevata supera i 3 mila metri. Si trova a più di 900 chilometri ad ovest della capitale, Khartoum. Il villaggio di Tarasin, noto per la produzione di agrumi, è stato «completamente raso al suolo», ha detto il gruppo armato che opera nella regione, che ha chiesto alle Nazioni Unite e alle organizzazioni umanitarie internazionali un aiuto per il recupero dei corpi.

«Fonti locali indicano che potrebbero aver perso la vita tra le 300 e le 1.000 persone», ha dichiarato in una nota il coordinatore delle Nazioni Unite in Sudan, Luca Renda, assicurando che le Nazioni Unite si stanno mobilitando con i loro partner umanitari per «fornire supporto alla popolazione». «Esprimo le mie più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime e al popolo sudanese in questo momento tragico», ha dichiarato Luca Renda.

Il governatore filo-militare del Darfur, Minni Minnawi, ha definito la frana una «tragedia» e ha invitato «le organizzazioni umanitarie internazionali a intervenire con urgenza». È «una tragedia più grande di quanto il nostro popolo possa sopportare da solo», ha affermato Minnawi. L’anno scorso, forti piogge avevano causato il crollo di una diga nella provincia orientale del Mar Rosso, uccidendo almeno 30 persone, secondo le Nazioni Unite. Il 31 agosto, in concomitanza con la frana di Tarasin, nel Darfur meridionale le piogge torrenziali hanno causato lo sfollamento di 750 persone dal villaggio di Safia e la distruzione di oltre 100 abitazioni.

Il Sudan è devastato dal 2023 da una guerra mortale tra l’esercito e i paramilitari delle Forze di Supporto Rapido (Rsf), causando la «peggiore crisi umanitaria contemporanea» secondo le Nazioni Unite, con carestia dichiarata in diverse aree e un’epidemia di colera legata alle pessime condizioni igieniche. Il conflitto in corso in Sudan ha già ucciso oltre 40 mila persone, costretto più di 14 milioni di persone a fuggire dalle proprie case e indotto alcune famiglie a mangiare erba nel disperato tentativo di sopravvivere, mentre la carestia imperversava in diverse aree del Paese.

Quest’anno, l’esercito ha ripreso il controllo del Sudan centrale, in particolare della capitale, Khartoum. Le Rsf dominano invece in gran parte del Darfur e in alcune parti del sud del Paese. Da maggio 2024, i paramilitari hanno messo l’assedio a El-Fasher, l’unica grande città (conta circa 300 mila abitanti) del Darfur ancora sotto il controllo dell’esercito nazionale.

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