Il conflitto armato tra forze militari e paramilitari (Rsf) in corso dal 2023 ha messo a repentaglio gli sforzi di sviluppo in Sudan, che è alle prese con una grave crisi umanitaria. La carestia è già presente da mesi in due campi vicino alla città di El Fasher. Per le Nazioni Unite, ciò rappresenta una doppia crisi sanitaria e alimentare.
Il Programma Alimentare Mondiale (Wfp) lancia un appello urgente per l’accesso umanitario alla città di El Fasher, nel Sudan occidentale, dove un’offensiva delle Forze di Supporto Rapido (Rsf) sta ostacolando la consegna di aiuti da cui dipende la sopravvivenza di centinaia di migliaia di civili. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite con sede a Roma, 300 mila civili intrappolati nella capitale assediata del Nord Darfur, attualmente sotto il controllo dell’esercito nazionale, sono a rischio carestia. Un gruppo medico sudanese ha lanciato l’allarme martedì per un’imminente catastrofe umanitaria a El Fasher, la capitale del Nord-Darfur, a causa del collasso del settore sanitario in un Paese devastato dalla guerra.
Nel campo di Abu Shouk, situato nella capitale dello Stato, El Fasher, le famiglie sfollate stanno affrontando una grave carenza di cibo e medicine. Fonti locali hanno segnalato la scorsa settimana
4 decessi legati alla carestia, mentre l’insicurezza alimentare continua a peggiorare in tutto il Paese.
Il cibo è così scarso a El Fasher che i prezzi sono saliti alle stelle, al punto che con il denaro che un tempo copriva una settimana di pasti ora se ne può comprare solo uno. I bambini, naturalmente, sono le prime vittime della guerra e a soffrire di malnutrizione. In una dichiarazione, la Sudan Doctors Network ha riferito che migliaia di residenti sono a rischio di morte poiché gli ospedali della città stanno esaurendo i farmaci essenziali, compresi quelli per le malattie croniche, gli antibiotici e le forniture di emergenza. Il personale medico non sarebbe in grado di far fronte al crescente numero di feriti e malati a causa dei combattimenti in corso. La dichiarazione accusa i paramilitari di aver assediato la città e di aver interrotto le forniture mediche, ritenendoli “pienamente responsabili” delle morti e delle sofferenze umane che ne derivavano.
«Salvare le vite dei civili a El Fasher è una priorità urgente che non può essere rimandata», ha insistito la rete sudanese, invitando le autorità sanitarie sudanesi a coordinarsi con le organizzazioni internazionali per garantire assistenza d’emergenza, inclusi cibo e forniture mediche. «Ciò di cui abbiamo veramente bisogno ora è una tregua umanitaria, affinché cibo e forniture di emergenza possano essere consegnati in sicurezza alla città, assediata dalle Rsf da oltre un anno. Questa è un’emergenza assoluta», ha dichiarato a Deutsche Welle news Leni Kinzli, portavoce del Programma Alimentare Mondiale in Sudan.
Martedì, i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno espresso la loro “grave preoccupazione” per l’assedio di El Fasher da parte delle Rsf e per le drammatiche conseguenze di questa offensiva.
Questa crisi alimentare arriva esattamente un anno dopo la conferma ufficiale della carestia in Darfur e nel Sudan meridionale. Da allora, la situazione non ha fatto che peggiorare, parallelamente alla guerra civile che devasta il Paese dall’aprile 2023. Le organizzazioni umanitarie internazionali condannano “l’uso calcolato della carestia come arma di guerra”.
Questo conflitto ha causato oltre 20 mila morti e 14 milioni di sfollati, secondo le Nazioni Unite e le autorità locali.