Storie dall’Irlanda

Sia nel Nord che nel Sud dell’isola molteplici sono le esperienze che fanno dire: il dialogo della vita esiste e apre una nuova fase dell’ecumenismo. Da Focolare.org
St. Patrick college

Kevin McKeague e David McConkey sono due dirigenti scolastici che da anni lavorano insieme a diversi progetti. Fin qui nulla di particolare. Ma la cosa interessante è che il professor McKeague dirige una scuola cattolica e il professor McConkey una scuola protestante, e se vivi a Belfast, nell’Irlanda del Nord, non è proprio la stessa cosa. Le due comunità, per anni, sono state separate, in distinte aree della città, e negli anni dei disordini hanno vissuto nel terrore.
 
«Ho sentito dire da Chiara Lubich che tra i princìpi della rivoluzione francese, il meno sviluppato è la fraternità. Ho visto nel mio incontro con David un’opportunità per costruire ponti e portare nelle nostre comunità un’iniezione di amore», ha dichiarato il preside McKeague.
 
E i fatti lo hanno dimostrato: nel 2009, in un momento in cui, grazie ad accordi politici, si è vissuto un momento di pace, improvvisamente la scuola protestante è stata attaccata. Nessun ferito, ma grossi danni. I primi a reagire sono stati proprio gli studenti della scuola cattolica, che hanno organizzato un concerto, “Tutti per tutti”, con l’aiuto dei ragazzi del Movimento dei focolari, poi hanno organizzato una manifestazione pacifica a Stormont, la sede del Parlamento Nord Irlandese, e l’incontro di una delegazione mista con la Commissione parlamentare per l’educazione.
 
«In seguito a questa testimonianza di unità – ha raccontato il preside McConkey – il Ministero dell’educazione, che per motivi economici non voleva finanziare la ricostruzione della scuola, ha infine deciso di ricostruirla immediatamente: l’unica scuola nell’Irlanda del Nord a ricevere fondi in quell’anno».
 
La platea che li ha ascoltati è quella riunita per un workshop sull’ecumenismo, nella giornata dedicata a questo tema, durante il Congresso eucaristico internazionale, in corso a Dublino dal 10 al 17 giugno 2012. Ma di quale ecumenismo si tratta? Lo ha ricordato Brendan Leahy, docente di Teologia sistematica al St. Patrick college di Dublino e membro dell’Irish interchurch meeting, introducendo la serata: «Ci sono molti modi per entrare nello “spazio” dell’ecumenismo – ha affermato, ricordando l’etimologia greca del termine oikumene che contiene la radice della parola “casa” (oikos) –. L’ecumenismo è costruire insieme una “casa” nell’unica Chiesa di Cristo».
 
Dialogo ecumenico come vita, quindi, e prima di tutto. Partendo dai tesori che i cristiani hanno in comune: le Scritture, il Credo, gli scritti dei Padri della Chiesa, i doni dello Spirito, la testimonianza del Vangelo vissuto. Un ecumenismo basato soprattutto sul considerare l’altro come «parte di me», come ha scritto Giovanni Paolo II nel 2001, e sul lasciar vivere lo stesso Cristo tra coloro che sono riuniti nel suo nome (Mt. 18,20).
 
E di esempi di vita ecumenica è stata costellata la serata. Oltre alla toccante testimonianza dei due presidi nordirlandesi, ha preso la parola la rev. Bronwen Carling, sacerdote donna della Chiesa di Inghilterra. Vive adesso a Tipperary, in Irlanda, e anima un gruppo di persone di diverse denominazioni cristiane che si riuniscono periodicamente per un approfondimento e uno scambio sulla Sacra Scrittura, quello che nel Movimento dei focolari si chiama gruppo della “Parola di Vita”: «Cercando di vivere insieme il Vangelo di Cristo abbiamo scoperto di non essere così diversi. Abbiamo scoperto l’importanza dell’ascolto reciproco. È questo che mi ha permesso di partecipare oggi a un evento così cattolico».
 
La condivisione tra singoli diventa poi condivisione tra gruppi, ed ecco che alcuni portavoce di movimenti e comunità di diverse Chiese presenti a Belfast raccontano la loro esperienza di “Insieme per l’Europa”: sono le comunità di Corrymeela, di Sword of the Spirit, dell’Arche e il Movimento dei focolari. «Abbiamo sentito che questa iniziativa, che riunisce oltre 250 movimenti e comunità cristiane d’Europa per il futuro del continente era fatta proprio per l’Irlanda del Nord». 
 
Ed è così che già nel 2007 si è svolto un primo appuntamento nella Chiesa d’Irlanda, con 120 partecipanti di sette diverse Chiese. Una luce di speranza che si è accesa a Belfast. E da lì il cammino è continuato, fino ad arrivare allo scorso 12 maggio 2012, quando proprio a Stormont, si sono riuniti oltre 400 ragazzi provenienti da scuole della Repubblica d’Irlanda e dell’Irlanda del Nord, per correre la staffetta mondiale “Run4Unity”, come segno di speranza e di pace.
 
Per arrivare a questo appuntamento le quattro comunità hanno lavorato insieme, coinvolgendo le scuole, e approfondendo la conoscenza reciproca, anche attraverso alcuni weekend nello splendido scenario di Corrymeela, una comunità nata all'insegna dell’ecumenismo, della pace e della riconciliazione. «La condivisione tra noi è diventata sempre più profonda, con un forte senso di comunione. Al punto che il nostro stare insieme mi sembrava un’eco dell’ultima cena, la Cena del Signore, la santa comunione», ha raccontato il rev. David Godfrey, accompagnato dalla moglie Heather.
 
Anche Thomas Kerr, della comunità de L’Arche, dove vivono insieme persone con diverse abilità, ha sottolineato un momento speciale vissuto in questi weekend: il gesto di lavare i piedi gli uni agli altri. Questo, insieme al patto finale di «amarsi reciprocamente come Gesù ci ha amato» ha suggellato il cammino percorso fin lì dai vari movimenti.
 
E poi avanti: dopo questa serata, al Congresso eucaristico «si fa più chiara la coscienza che l’ecumenismo non è per gli specialisti, ma possiamo viverlo, nel dialogo della vita, dovunque siamo». Sono parole – quelle di Renate Komorek, dei Focolari, moderatrice del workshop – che fanno eco a quanto vissuto poche ore prima nell’Arena dell’RDS, dove erano intervenuti il priore di Taizé Frère Alois, e la presidente dei Focolari, Maria Voce, sul tema “Comunione in un solo battesimo”.
 
«Non bastano le conclusioni e le prese di posizione anche avanzate tra i teologi, se poi il popolo non è preparato», ha affermato Maria Voce, fino ad osare: «Uniti da questa spiritualità, vorremmo essere lievito tra tutte le Chiese e contribuire ad accelerare il loro cammino verso la piena comunione anche visibile, anche eucaristica».
 
 

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