Storica visita del patriarca russo Kirill in Cina

L'evento è stato salutato con soddisfazione dal presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping, ma non sono mancati dibattiti e letture politico-diplomatiche
Patriarca Kirill

Si è svolta nei giorni scorsi la visita ufficiale del patriarca di Mosca, Kirill, nella Repubblica popolare cinese. Si è trattato di un evento a cui vari organi di stampa hanno dato ampio spazio e che ha certamente avuto un significato importante sia per la Chiesa ortodossa, particolarmente il Patriarcato di Mosca, sia per il gigante asiatico. Allo stesso tempo l’avvenimento non ha mancato di suscitare dibattiti, suggerendo letture in chiave politico-diplomatica e spirituale.

Il viaggio del patriarca di tutta la Rus', accompagnato da varie personalità dell’ortodossia di Mosca, è durato dal 10 al 15 maggio 2013 ed ha avuto inizio con l’incontro con il presidente della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, e il direttore dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi sotto il Consiglio di Stato della Repubblica popolare cinese Wang Zuoan. «Voi siete il primo patriarca di Mosca e il primo supremo capo religioso russo a visitare il nostro Paese» ha detto Xi, rivolto a Kirill, presentando questo fatto inedito come «una chiara manifestazione dell'alto livello e della qualità delle relazioni tra Cina e Russia». L'agenzia RIA Novosti ha dichiarato che, durante l’incontro con le massime autorità cinesi, anche Kirill ha fatto cadere l'accento sulla «speciale relazione cresciuta tra Russia e Cina negli anni recenti».

Dopo una visita ai luoghi simbolo del Celeste impero (Regno di Mezzo), la Grande muraglia della Cina e l’ex Palazzo imperiale, Kirill ha celebrato la Divina Liturgia nel territorio dell’ambasciata russa a Pechino e si è incontrato con i fedeli ortodossi. Inoltre, durante la sua permanenza nella capitale è stata presentata l’edizione cinese del libro del patriarca «Libertà e responsabilità: alla ricerca dell’armonia. I diritti umani e la dignità della persona». Prima di proseguire per altre destinazioni (Harbin, Shanghai), il primate della Chiesa russa ha partecipato ad un incontro con i leader religiosi della Repubblica popolare cinese, ospitato presso la sede dell’amministrazione statale per gli affari religiosi. Significativo il fatto che anche nel corso della terza tappa del viaggio, oltre ad incontrare le comunità ortodosse, Kirill ha preso parte ad un momento di confronto con leaders religiosi della zona di Shanghai.

A questi due momenti hanno dato un particolare rilievo anche gli organi ufficiali della Chiesa Ortodossa di Rus’, sottolineando il fatto che ad accogliere il capo dell’ortodossia di Mosca sia stato il vicedirettore dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi Zhang Lebin. Tale organo statale ha sede nel prestigioso e sontuoso palazzo dove nacque l’ultimo imperatore cinese Pu Yi. Erano presenti all’incontro anche il capo dell’Associazione islamica in Cina, imam capo della Cina Chen Guangyuan, il vicepresidente dell’Associazione islamica Chenchzhen Guo, il vicepresidente dell’Associazione buddista cinese Shi Yong Xin, abate del monastero di Shaolin, il vicepresidente dell’Associazione taoista cinese Huang Xinyang, il vicepresidente dell’Associazione cattolica patriottica cinese Guo Tszintsay, il presidente del Comitato patriottico delle Chiese protestanti di Pechino, pastore Cha Gui, altri membri dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi e membri di varie comunità religiose.

D’altra parte, non sono mancate le polemiche, soprattutto su siti internet e social network dove, spesso, ci si è chiesti  se può essere «accettabile, da un punto di vista morale, chiedere il riconoscimento ufficiale in Cina del cristianesimo ortodosso e tacere sulle migliaia di vittime della persecuzione religiosa in questo Paese?». Il patriarca di Mosca, infatti, da un lato ha auspicato che Pechino, dopo cattolicesimo, cristianesimo, islam, buddhismo e taoismo, vorrà concedere anche all'ortodossia lo status di "religione riconosciuta" dal governo. Dall’altro, non ha fatto alcun riferimento alla delicata questione della libertà religiosa nel Paese.

Ovviamente, la visita della delegazione ortodossa di Mosca nella Repubblica popolare avendo una veste di ufficialità politico-diplomatica non poteva aprire spazi su questioni che rappresentano veri nervi scoperti. In effetti, quella di Kirill, come ha fatto notare il presidente cinese, ha rappresentato un evento storico che ha fatto seguito alla visita che il neoeletto presidente cinese aveva fatto, nel mese di marzo, a Mosca. In entrambi i casi si è trattato di prime assolute. Alcuni osservatori, afferma l’agenzia AsiaNews, sono convinti che «una presenza più strutturata dell'ortodossia obbediente a Mosca rappresenterebbe per Pechino anche la possibilità di formare una sorta di "visibile contrapposizione spirituale" al cristianesimo occidentale, associato tradizionalmente a Vaticano e Stati Uniti».

Inoltre, il patriarcato rappresenta un ruolo importante di mediazione politico-diplomatica nell’attuale atteggiamento di Mosca verso l’estero. E il presidente cinese non si è lasciato scappare l’occasione di invitare Kirill a "giocare un ruolo maggiore" nella cementificazione del rapporto tra le due nazioni.

L’agenzia AsiaNews ha sottolineato, altresì, che i commentatori russi appaiono avere opinioni diversi su questa visita. Per il direttore della radio Kommersant, Konstantin Von Eggert, la visita del patriarca in Cina «ha indubbiamente un significato politico». «Alla base – sottolinea l'editorialista – vi è il concetto di Russkij Mir (Mondo russo): il rafforzamento, cioè, della presenza del popolo e della cultura russi nel mondo. Si tratta di vero e proprio "soft power" – aggiunge -. Tutti gli interventi del patriarca all'estero suonano più come azioni di propaganda politica, che non iniziative di carattere spirituale e pastorale». Dall’altra parte, per Andrei Zolotov – direttore del sito d'informazione Russia Profile  ed esperto di questioni religiose – nonostante Chiesa e Stato in Russia promuovano una politica estera spesso concordata, il patriarcato rimane un'istituzione indipendente. «A volte le priorità dello Stato coincidono con quelle della Chiesa. Altre volte – ammette – è la Chiesa a influenzare lo Stato, come nel caso dell'inclusione nell'agenda politica di temi come la lotta alla "cristianofobia" e alla persecuzione dei cristiani».

Ovviamente, tenendo conto della situazione dell’ortodossia nel Paese asiatico, dove la gerarchia deve essere ricostruita, dopo mezzo secolo senza vescovi, chiese e parrocchie, la visita del capo dell’ortodossia russa ha avuto un valore spirituale e di grande sollievo per i quindicimila fedeli ortodossi che vivono in Cina.

 (fonti: Chiesa Ortodossa Russa-Sito Ufficiale del Dipartimento Relazioni esterne, AsiaNews, Vatican Insider)

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