Stop aiuti di Stato a chi ha legami con i paradisi fiscali

La Commissione europea raccomanda agli Stati membri di non concedere aiuti finanziari alle imprese che hanno legami con i paradisi fiscali.
All'Unione europea di Bruxelles

La Commissione europea ha formulato una raccomandazione rivolta agli Stati membri dell’Unione europea (UE) affinché non concedano aiuti finanziari alle imprese che hanno legami con i paesi che figurano nella lista delle «giurisdizioni non cooperative a fini fiscali» o, in termini meno diplomatici, quelli che sono considerati dei paradisi fiscali.

Le restrizioni dovrebbero riguardare anche le imprese che sono state condannate per gravi reati finanziari, ad esempio per frode finanziaria, corruzione ed elusione degli obblighi in materia fiscale e previdenziale. L’obiettivo della raccomandazione è fornire agli Stati membri degli orientamenti su come introdurre delle condizioni relative alla concessione di aiuti finanziari, per impedire l’uso improprio dei fondi pubblici e rafforzare le salvaguardie contro gli abusi fiscali in tutta l’UE, in linea con le normative vigenti.

Spetta agli Stati membri decidere se concedere aiuti finanziari e adottare misure in linea con le norme europee, comprese le norme sugli aiuti di Stato. La pandemia di coronavirus ha richiesto un impegno senza precedenti, a livello sia nazionale che europeo, per sostenere le economie degli Stati membri e promuoverne la ripresa.

Tale impegno ha anche preso la forma di cospicui aiuti finanziari destinati a fornire liquidità e capitali alle imprese, salvare posti di lavoro, salvaguardare le catene di approvvigionamento e facilitare la ricerca e lo sviluppo. In tale contesto, numerosi Stati membri hanno deciso di limitare l’accesso agli aiuti di Stato da parte di imprese che adottano pratiche di elusione fiscale che comportano il ricorso a paradisi fiscali, o che sono state condannate per reati finanziari e hanno chiesto proprio alla Commissione europea di fornire orientamenti sul modo migliore per affrontare questo problema.

La nuova raccomandazione della Commissione europea offre agli Stati membri un modello da utilizzare per evitare che gli aiuti pubblici vengano assegnati ad imprese impegnate in pratiche e sistemi di frode, evasione e elusione fiscale, di riciclaggio del denaro o di finanziamento del terrorismo. In particolare, le imprese che hanno legami con quei Paesi che figurano in quella che è anche detta lista nera dell’UE dei paradisi fiscali (ad esempio, le imprese con residenza fiscale in uno di questi Paesi) non dovrebbero beneficiare di aiuti pubblici.

Qualora gli Stati membri decidessero di introdurre tali disposizioni nelle rispettive legislazioni nazionali, la Commissione europea propone anche una serie di condizioni per far sì che tali imprese possano comunque beneficiare degli aiuti finanziari. La lista UE delle giurisdizioni non cooperative a fini fiscali è comunque la base migliore per applicare tali restrizioni, in quanto consente a tutti gli Stati membri di agire in modo coerente ed evitare le misure nazionali che potrebbero violare il diritto dell’UE. Allo stesso tempo, la Commissione europea intende discutere con gli Stati membri i rispettivi piani specifici per garantire che la concessione di aiuti di Stato, in particolare sotto forma di ricapitalizzazioni, si limiti alle imprese che pagano correttamente le tasse.

La Commissione europea, inoltre, raccomanda di applicare a condizioni rigorose delle deroghe a tali restrizioni, in modo da tutelare i contribuenti onesti. A determinate condizioni, in effetti, anche le imprese che hanno collegamenti con le giurisdizioni che figurano nella lista UE delle giurisdizioni fiscali non cooperative a fini fiscali dovrebbero avere la possibilità di beneficiare di aiuti finanziari se, ad esempio, sono in grado di dimostrare di aver pagato le imposte dovute nello Stato membro per un determinato periodo di tempo (ad esempio, gli ultimi tre anni) o se svolgono un’effettiva attività economica nel paese che figura nella lista.

Gli Stati membri dovrebbero inoltre concordare requisiti ragionevoli per consentire alle società di dimostrare l’assenza di legami con le giurisdizioni che figurano nella lista UE delle giurisdizioni non cooperative a fini fiscali. Gli Stati membri dovrebbero informare la Commissione europea in merito alle misure che intendono introdurre per conformarsi alla nuova raccomandazione.

Secondo Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione europea e responsabile della politica di concorrenza, «ci troviamo in una situazione senza precedenti in cui, per motivi legati all’epidemia di coronavirus, alle imprese viene concesso un volume eccezionale di aiuti di Stato. In questo contesto, non è accettabile che le imprese che beneficiano di aiuti pubblici adottino pratiche di elusione fiscale che coinvolgono paradisi fiscali. Si tratterebbe di un uso improprio dei bilanci nazionali e dell’UE, a danno dei contribuenti e dei sistemi di previdenza sociale».

Le fa eco Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia, secondo il quale «l’impegno dell’UE a favore della ripresa si basa sui principi di equità e solidarietà. La crisi coinvolge tutti e tutti devono versare la giusta quota di imposte se vogliono sostenere e non, al contrario, sabotare l’impegno collettivo a favore della ripresa. Chi cerca deliberatamente di eludere le norme fiscali e chi esercita attività criminali non dovrebbe beneficiare dei sistemi che cerca di eludere. Dobbiamo proteggere i nostri fondi pubblici affinché possano realmente aiutare i contribuenti onesti di tutta l’UE».

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