Sto bene con loro !

Alberto ha dodici anni quando inizia un dialogo particolarissimo con Nando, lo zio già anziano. Ora che ne ha ventitré ricorda: Riguardava la religione, e per me ha significato una crescita interiore che ha contribuito a mettermi in discussione senza dare nulla per scontato. Vedendo poi la mia passione per il disegno, zio Nando mi ha proposto di realizzare la storia di Giona, il profeta di Ninive, attraverso i miei disegni ancora incerti. Ma non sapevo che in realtà stava cominciando una esperienza molto importante. Sfogliare ora quel testo e soffermarsi su quei disegni significa percepire lo sforzo e l’entusiasmo della possibilità di confronto fra due generazioni lontane, all’apparenza. Di religioso, quel dialogo ha forse il pretesto d’avvio; in fondo, diventa partecipazione alle ragioni profonde della vita, alle prese con una lucidissima lettura degli eventi della società in continua evoluzione, e col desiderio, fortissimo in Nando, di condividere con i giovani le sue scoperte e l’adesione generosa a scelte di grande impronta umana e religiosa. Prima ancora che con Alberto, Nando ha fatto questo cammino con altri due nipoti: Antonio e Andrea. Da quest’ultimo si è sentito porre, negli anni, ogni genere di domanda sulle vicende passate, ricordi raccolti diligentemente dal nipote in un diario che suscita l’interesse di tutti i componenti della famiglia. L’esperienza comunque non vede solo Nando coinvolto in questi dialoghi particolarissimi, ma si estende quasi fisiologicamente anche alla moglie di lui, Giovanna: In loro due – racconta Alberto – vedo la storia della famiglia e l’esperienza dell’età, vedo così tante cose che credo non potrei mai esprimerle in poche frasi. Posso dire solo che i momenti in cui mi ritrovo in loro compagnia mi fanno stare bene. Cosa si potrebbe desiderare di più?. Già: cosa si potrebbe desiderare di più? In un mondo giovanile assetato di attenzioni generose e di relazioni vere e non truccate dal profitto consumistico, dal tornaconto ideologico o più superficialmente dalla fretta, ecco prendere rilievo figure che talvolta mancano nella nostra catena familiare: gli anziani, i nonni, desiderati, amati e onorati per la ricchezza di cui sono portatori. Nando, ad esempio, esprime una profonda verità quando sostiene di avere già novant’anni: infatti, pur essendo nato nel 1918, sente di dover festeggiare non il compleanno, ma il concepimento perché è lì che nasce una persona. Insieme a Giovanna, ottant’anni lei, mostra orgoglioso una grande foto dei figli e nipoti che si stringono attorno a loro nel 25° anni- versario dell’ordinazione sacerdotale di don Paolo, uno dei figli (gli altri sono Angela, Marco, Cecilia e Maria): per lui l’intero clan si è esibito in uno spettacolo a Bolzano. La foto li ritrae infatti in quell’occasione, storica per la famiglia. Di ciascun figlio Nando e Giovanna tratteggiano le scelte di vita, mettendo in luce il positivo (chi dice che gli anziani si lamentano sempre e non sanno vedere il positivo delle nuove generazioni?). Ognuno ha trovato la sua strada, la sua dimensione umana e affettiva; Giovanna ricorda anche un altro figlio, partito per il cielo a due anni, con serenità, come fosse sempre stato fra loro, come se nel tempo il suo ricordo fosse più vivo. E sono stati anche i figli a portare i genitori a scoprire con più chiarezza l’orientamento delle loro scelte, maturate con grande senso di responsabilità e generosità. Sono stati loro, in fondo, a far percepire la verità e la bellezza del dialogo sempre aperto, della comprensione, dell’ascolto, della voglia di dare testimonianza ai giovani di quelle loro scoperte! Nella vita di Nando c’è l’impronta della totale disponibilità, che neppure il pensionamento, la salute o l’età hanno potuto scalfire: impegnato nel sociale, volontario sensibilissimo accanto ai carcerati da molti anni, ha anche realizzato alcune sculture in legno, fra cui una Croce gloriosa, che riassume tutto l’amore di questo patriarca per Dio e la Trinità. Deve a Giovanna, coinvolta dalla figlia Angela negli anni Settanta, la scelta di seguire l’esperienza dei Focolari. E in effetti, se si incontra Nando, si finisce per incontrare Giovanna, è inevitabile, come di una realtà inscindibile, pur nella pluralità degli interessi e delle attitudini. Facendo riferimento al suo coinvolgimento nel movimento, lei dice: Sono rimasta sempre all’ultimo posto, ma ci sto proprio bene . Ma il suo è un ultimo posto un po’ speciale: nel 2005 esce un libretto scritto da lei, Vivere (come) Maria. Don Paolo, nella prefazione, scrive: Ho avuto, come figlio, la netta sensazione di trovarmi tra le mani un testamento spirituale. Giovanna inizia così il suo raccontare: Ho pensato di mettere in questo libretto la mia esperienza, perché non appartiene a me, ma a tanti. In modo immediato e semplice, si rispecchia nell’esperienza della madre di Gesù e racconta il suo essersi sempre confrontata con Maria nelle sue scelte di vita, come sposa e madre, nel dolore, come catechista e in dialogo con le generazioni, come pittrice, amante del bello nell’arte, nell’anelito all’ecumenismo e alla realizzazione di un’autentica femminilità. È proprio vero quanto sosteneva Alberto all’inizio: quale giovane non si troverebbe bene con anziani così?

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