“Speciale per me”

Raiuno. La vittoria di Renzo Arbore è la sconfitta di tutta la tv. A 18 anni da Indietro tutta, il ritorno sul piccolo schermo del geniale showman appulonapoletano, ha preso fin dall’inizio il sapore della sfida ai cliché, una pungente e raffinata provocazione contro i luoghi comuni della televisione. Il titolo Speciale per me dichiarava senza ombre l’obiettivo: infischiarsene di quel che (si suppone) il pubblico chieda alla tv, per seguire i propri gusti personali. Il sottotitolo e la canzone a mo’ di slogan ribadivano il concetto: meno siamo meglio stiamo. In pratica una gentile ribellione alla legge, fintamente democratica, dell’Auditel. Quella che afferma che il gusto della maggioranza, vince sempre e comunque sui maldipancia di una (presunta) minoranza snob. Anche l’orario della messa in onda non dava adito a dubbi: si parte prima della mezzanotte, quando gli investitori pubblicitari sono andati a letto con i loro diktat. Il programma ha presentato il meglio del repertorio classico della tv di Arbore: garbata ironia, pezzi d’antologia dei comici, valorizzazione di giovani talentuosi, utilizzo di spalle comiche ormai rodate (Banfi e Mirabella, Dario Salvatori e la Laurito), rilancio di jazzisti di rango (Gegé Telesforo e Stefano Bollani). A parte la libertà di sottrarsi ai tempi ansiogeni della tv di oggi, niente di rivoluzionario si direbbe, niente di più scontato per chi conosce e apprezza Arbore. Ma la sensazione di assistere a qualcosa di fuorilegge, la voglia di dare uno schiaffo alle ferree regole della tv imposta dal marketing ha indotto molti a fare tardi per non perdersi lo show. Restando in piedi fino alle 2 e 30, da nottambuli e insonni, gli italiani hanno scelto di mandare un messaggio chiaro a chi stila i palinsesti della tv pubblica e privata: un’altra televisione è possibile. Una tv di piccole cose eleganti, alternativa all’altra delle produzioni kolossal di cattivo gusto. I risultati sono stati strabilianti e destabilizzanti. Una media superiore al 31 per cento di share malgrado il programma sia partito sempre ben oltre la mezzanotte, 45 minuti dopo il previsto. Certo a quell’ora concorrenza non c’è. Ma aver tenuto svegli fino all’alba della domenica un milione e mezzo di spettatori è un segnale importante. Il dubbio si è ormai insinuato: quella di Arbore è una tv di nicchia, o piuttosto è quella che la maggioranza degli italiani aspetta di vedere da tempo?

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