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Spagna, caccia all’immigrato a Torre Pacheco

di Javier Rubio

A Torre Pacheco (Murcia, Spagna) quasi il 30% degli abitanti sono immigrati, e molti di loro lavorano in agricoltura. Gli scontri, aizzati dal passaparola di connotazione ideologica e politica “caccia all’immigrato”, sono iniziati il 9 luglio dopo l’aggressione ad un pensionato di 68 anni da parte di tre giovani nordafricani.

Un manifestante alza la bandiera spagnola durante le giornate di “caccia ll’immigrato” a Torre Pacheco, in Spagna. Foto EPA (epa12240278)

La regione di Murcia, nel sudest della Spagna sulla costa mediterranea, è conosciuta per la sua notevole produzione agricola. Di fatti la chiamano la huerta (orto) della penisola, in grado di generare l’anno scorso fino a 3,3 milioni di euro in esportazioni di frutta e verdura in scatola, succhi, bevande (vino in particolare) oli e anche carne. Nella regione ci sono quasi 1.300 aziende del settore alimentare, che rappresentano il 15% dell’industria locale. Secondo un rapporto di Bbva Research, dei posti di lavoro creati nella regione dal 2021 al 2024, il 54% è stato occupato da immigrati. Cioè, oltre 22 mila. Il che fa di Murcia la regione che più dipende dagli immigrati per sostenere la sua economia.

Torre Pacheco, una cittadina di circa 40 mila abitanti e distante 42 chilometri dalla capitale regionale, ha occupato le testate giornalistiche durante gli ultimi quindici giorni, a partire dal 9 luglio. Il motivo: le rivolte in piazza contro gli immigrati, aizzate dal passaparola “a caccia dell’immigrato”. Qui abitano tanti immigrati, intorno al 30% della popolazione, e la maggior parte proviene dal Nordafrica, costituita da marocchini la comunità più numerosa. Contro di loro si è scatenata una sorta di “persecuzione” a causa della loro origine, della loro lingua o del colore della loro pelle. E non solo contro gli immigrati di prima generazione, ma anche contro i loro figli, spagnoli di nascita.

Tutto è iniziato il 9 luglio con l’aggressione ad un pensionato di 68 anni da parte di tre giovani nordafricani. Un episodio questo poco comune, ma comunque non insolito. Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, durante gli ultimi dodici mesi si sono registrate in Spagna 7.260 aggressioni e maltrattamenti contro persone di oltre 65 anni. Va detto anche che nell’indice europeo di criminalità (numero di crimini e delitti per mille abitanti) elaborato da numbeo.com, la Spagna è a metà della classifica con un 36,66, lontana da Francia (55,41), Gran Bretagna (48,28) o Italia (46,95).

Certo, questa “caccia dell’immigrato” ha avuto una chiara connotazione ideologica, e anche politica. Di fronte alle politiche migratorie dell’attuale governo socialista, che mira a regolarizzare intorno a 100 mila migranti l’anno per i tre prossimi anni, la voce degli xenofobi ha trovato nell’aggressione contro il pensionato di Torre Pacheco un trampolino di lancio per farsi sentire, invitando anche attraverso i social network chiunque volesse partecipare, non solo le persone del posto. Sembra che il rifiuto agli stranieri, soprattutto se sono africani o asiatici, sia di moda nell’Occidente benestante, non solo in Europa. «Quello che è accaduto a Torre Pacheco – ha detto un noto giornalista – è il riflesso di un clima sociale generato da discorsi populisti, retorica razzista e una certa indifferenza istituzionale».

In questo contesto di violenza, finalmente placata, martedì scorso il governo ha approvato un decreto reale che stabilisce le procedure necessarie per l’accoglienza dei minori migranti non accompagnati. Era questa una battaglia, durata mesi, tra il governo centrale e quelli regionali per stabilire come ridistribuire tra le diverse regioni le migliaia di minori non accompagnati che sono arrivati in Spagna e che attualmente sono concentrati nelle Isole Canarie e le città spagnole di Ceuta e Melilla, sulla costa marocchina. La cifra supera i sei mila tra bambini e adolescenti che, afferma il “difensore del popolo” (una magistratura spagnola di tutela dei diritti), «si trovano ad affrontare problemi e sfide unici cui i bambini non dovrebbero essere sottoposti».

Il nuovo decreto reale stabilisce le regole per tutelare i diritti dei minori migranti che giungono soli nei territori dichiarati in stato di emergenza migratoria straordinaria. Pertanto, coloro che giungono in questi territori saranno ricollocati in altri territori entro un massimo di 15 giorni dalla loro iscrizione nel registro dei minori stranieri non accompagnati.

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