Una sorpresa tutta viola

Nato dall’iniziativa di una famiglia di agricoltori quale fonte di sviluppo in un’area marginale del Massiccio del Pollino, il "Parco della Lavanda" attira con la magia dei colori e l’intenso profumo.

A un chilometro dall’uscita autostradale di Campotenese, frazione del bellissimo borgo di Morano Calabro in provincia di Cosenza, potete imbattervi in un posto speciale. Questo angolo del Massiccio del Pollino a circa 1100 metri di altitudine, in una piana circondata da montagne un tempo brulle ed ora in gran parte selvose, riserva infatti una sorpresa… tutta viola! Seguite, imboccando una strada interpoderale, la segnaletica che indica “Parco della Lavanda”, e non ve ne pentirete! La visita è gratuita. Il periodo ottimale è tra fine giugno e inizi di luglio: è allora che davanti ai vostri occhi incantati si spiegheranno campi solcati da ordinatissimi filari di un viola intenso che denotano una cura amorosa. Sono piantagioni in piena fioritura di lavanda, pianta benefica dai tanti impieghi: cosmetici e alimentari, lenitivi e antimicotici, erboristici e ornamentali. Uno spettacolo che richiama il più classico paesaggio provenzale immortalato dai pittori impressionisti, ma che non immaginavate potesse esistere anche in Calabria.

Questa particolare coltivazione, caratterizzata da bellezza cromatica e dall’intenso aroma che sprigiona, si deve alla tenacia e alla passione della famiglia Rocco, proprietaria di una azienda agricola biologica avviata nel 2007 con l’intento di ridar vita a un tipo di attività che, fino al primo dopoguerra, aveva costituito per gli abitanti del territorio una fonte di reddito: basti pensare che gran parte dell’olio essenziale ricavato dalla lavorazione della lavanda veniva acquistato da aziende farmaceutiche e cosmetiche del Nord come Carlo Erba e Linetti.

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Negli anni Cinquanta-Sessanta, in seguito alle opere di rimboschimento del Parco Nazionale del Pollino, la Lavandula Angustifolia, che cresce tra i 900 e i 1700 metri e predilige gli spazi  aperti e soleggiati, ha corso il rischio di estinzione. Sono stati proprio i coniugi Maria Teresa e Franco Rocco, in cerca per il loro terreno di piante capaci di resistere ai rigori invernali, a rintracciare sulle pietraie delle montagne circostanti otto esemplari di questa pianta spontanea. I tre più robusti sono stati affidati all’Istituto di Biometeorologia Ibimet del Cnr di Bologna, centro riconosciuto di conservazione del germoplasma, per essere moltiplicati in vitro. Assodato che si trattava di una varietà di qualità quanto alle proprietà genetiche e sanitarie, con un contenuto insolitamente alto di canfora e tale da giustificare un progetto economicamente sostenibile di coltivazione, i “capostipiti” riprodotti in laboratorio sono stati messi a dimora in pieno campo nella piana di Campotenese, un ambiente rurale montano in via di degrado per l’abbandono di una agricoltura convenzionale non più redditizia.

Ed ecco nascere, dopo una prima fase di sperimentazione, la Loricanda, dal nome del pino loricato che vegeta sulle pendici del Pollino ed è simbolo stesso del Parco: lavanda “corazzata” (da lorica, corazza), in grado cioè di resistere anche per lunghi periodi sotto una coltre di neve e all’impeto dei venti. A questa che è la lavanda vera sono stati abbinati gli ibridi (i cosiddetti “lavandini”), varietà adatta a coltivazioni più produttive. Una festa per le api e le farfalle che qui fanno bottino, e per gli occhi di quanti – attirati anche grazie al passaparola – si immergono nella bellezza di questo sito unico in tutta la Calabria.

Dal 2013, sempre nell’intento di riqualificare un territorio marginale ma pieno di potenzialità, e portarvi sviluppo economico, i Rocco hanno trasformato la loro proprietà agricola in un “giardino botanico” e riconvertito la baita delle vacanze in fattoria didattica dove imparare a conoscere le diverse tipologie di lavanda e le loro tecniche di riproduzione e lavorazione: dall’essiccazione dei fiori per lo “sgranato”, usato per le tisane e per i profumatori degli armadi, alla distillazione in corrente di vapore per trasformare il fiore fresco in olio essenziale; dalla separazione dell’olio dall’acqua di lavanda, da utilizzarsi come profumo ma anche come lenitivo, alla produzione di saponette, gessetti e candele profumati. Il tutto con esperienza diretta sotto gli occhi ammirati di turisti, scolaresche e visitatori di passaggio. La vendita dei prodotti è diretta e, a sentire i Rocco, spesso la domanda è superiore all’offerta. Va da sé che qui il colore predominante, perfino negli attrezzi agricoli e negli arredi casalinghi, è il viola.

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I commenti di alcuni: «Qui fai un’esperienza sensoriale unica: il profumo, il colore, il ronzio di api pacifiche, l’aria pura dei monti, tutto contribuisce a farti stare bene, a rilassarti». «Chi immaginava che a due passi da casa avrei trovato una tale meraviglia? E dire che un anno fa sono andata in Provenza proprio per ammirare piantagioni come queste». «Appena scesi dall’auto si viene investiti da un paradisiaco profumo da lasciare inebriati. I proprietari? Persone gradevolissime e gentilissime. Viva la giovane imprenditoria del Meridione!». «Sono passate quasi due ore in un baleno. Non vedo l’ora di far scoprire anche ad altri questo sito».

Oltre alla lavanda autoctona – la Loricanda – nel “giardino botanico” sono coltivate più di 50 specie differenti di questa pianta arbustiva, con una gamma di colori che vanno dal blu-violetto al porpora, al bianco, al roseo, insieme ad erbe officinali come il timo, la salvia, la menta piperita, l’elicriso, la stregonia siciliana. È interessante poi scoprire che, grazie alle sue proprietà antimicotiche, la lavanda montana è immune da parassiti e pertanto non richiede interventi antiparassitari. Che poi questo tipo di lavorazione sia particolarmente adatto all’imprenditorialità e al lavoro femminili è testimoniato da Selene, la figlia dei Rocco che ha lasciato un precedente lavoro per dedicarsi con entusiasmo all’azienda familiare, di cui oggi è responsabile insieme al marito Paolo.

 

 

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