Sono 53 i morti nell’anniversario della Guerra del Kippur

Dopo alcune settimane di silenzio si torna a parlare dell’Egitto, a causa di scontri e vittime numerose. Città Nuova ha raggiunto alcune fonti locali per avere notizie dirette sugli sviluppi delle mobilitazioni e delle proteste
Egitto

Il 6 ottobre in Egitto si festeggia la liberazione del Sinai avvenuta nel 1973 con la cosiddetta “Guerra del Kippur”. Quest’anno la coincidenza del quarantesimo anniversario dava all’avvenimento un significato particolare. Già nel giorni precedenti la celebrazione nazionale, i sostenitori del deposto presidente, Mohammed Morsi, avevano annunciato manifestazioni e marce, nonostante il governo avesse vietato ai Fratelli musulmani, a partire dal 23 settembre, manifestazioni pubbliche di carattere politico.

Durante la giornata del 6 ottobre, alcuni sostenitori di Morsi hanno cercato di entrare nella ben nota piazza Tahrir, al Cairo, con cartelli inneggianti al presidente deposto e critiche al generale El-Sisi, uomo forte del nuovo corso governativo egiziano. Fra la polizia, che tentava di impedire il passaggio dei cortei, ed i manifestanti sono scoppiati scontri violenti. Fonti locali dal Cairo, parlano di civili impegnati al fianco della polizia contro i manifestanti. Fonti ufficiali del ministero della Salute parlano di 53 morti e 271 feriti.

È subito iniziato il palleggio a proposito delle responsabilità di questo nuovo bagno di sangue. Il Partito Giustizia e Libertà dei Fratelli musulmani ha accusato i comandanti del “colpo di Stato” del 30 luglio, in particolare il capo dell’esercito, Abdel-Fattah El-Sisi ed il ministro degli Interni, Mohamed Ibrahim, di essere i colpevoli di questa nuova tensione. Le fonti ministeriali dichiarano invece che le persone sarebbero state uccise da proiettili e sassi, e si accusa, dunque, i dimostranti pro-Morsi di aver sparato e aver lanciato sassi con delle fionde.

Quello che è certo è che quanto successo negli ultimi due giorni rappresenta il bilancio più pesante in quanto a vittime dal 14 agosto, quando l'esercito aveva sgomberato due sit-in dei Fratelli musulmani. In quell’occasione sarebbero morte un migliaio di persone da entrambe le parti.

Le violenza sono continuate anche il 7 ottobre con numerosi attacchi a posti di blocco dell’esercito vicino alla città di Ismailia. Anche qui, purtroppo, ci sono state sette vittime, tutte fra i militari. Un autobomba è poi esplosa davanti ad una caserma nel Sinai del Sud, ad Al-Tor, uccidendo due persone e ferendone molte altre. A Maadi, quartiere del Cairo, si è verificato un attacco contro la gigantesca antenna di un centro di telecomunicazioni.

Gli avvenimenti di questi giorni dimostrano che, nonostante arresti, divieti di manifestazione e tentativi di mediazione, le tensioni in Egitto sono tutt’altro che sopite, ed esplodono o possono esplodere in qualsiasi momento.

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