Solidarietà greca ai terremotati della Turchia

Fin dalle prime ore dopo il terremoto del 6 febbraio la Grecia ha inviato squadre di soccorso e fornito aiuti alla Turchia, sebbene tra i governi dei due Paesi confinanti non corra buon sangue
Terremoto in Turchia
Un campo per il sostegno umanitario ai profughi del terremoto del 6 febbraio 2023 in Turchia (AP Photo/Hussein Malla) Associated Press/LaPresse Solo Italia e Spagna

Tutto il mondo è scioccato dal dramma del terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria il 6 febbraio scorso, con forti scosse che purtroppo continuano a colpire la Turchia. Molti Paesi hanno inviato squadre di soccorso, perché in simili occasioni – e non solo – è la solidarietà, oltre agli aiuti, ciò che può trasmettere un po’ di speranza.

Tra i primi Paesi – se non il primo – a fornire soccorso ai terremotati turchi è stata la Grecia, con l’invio di due squadre Emak (unità di ricerca e soccorso specializzate per i disastri naturali), che sono state accolte con molto calore e gratitudine. Una delle due unità Emak, in particolare, ha vissuto un momento estremamente forte mentre cercava di estrarre dalle macerie una giovane donna turca con un piede profondamente incastrato fra i rottami. La donna ha pregato i soccorritori di mutilarle il piede se non ci fosse stato altro modo per estrarla dalle macerie. Nonostante la difficoltà, però, con molta pazienza i soccorritori sono alla fine riusciti ad estrarla viva e intera.

Oltre alle unità Emak, sono state numerose le squadre private greche di volontari specializzati ed esperti di terremoti che hanno partecipato alle operazioni di salvataggio e soccorso. Continui convogli di aiuto umanitario arrivano alle aree colpite non solo per opera della Croce Rossa greca, ma anche di molte associazioni e privati, perchè il popolo greco sente spontaneamente di aiutare il più possibile.

Si parla spesso della diplomazia dei disastri, ma non è questo probabilmente quanto sta succedendo ora fra Grecia e Turchia: Primo perché l’aiuto greco di ogni tipo verso il popolo turco è spontaneo e sincero. Secondo, è vero che ci sono grandi tensioni tra i due Paesi, fomentate tra l’altro da una certa politica estera turca e da dichiarazioni di qualche tempo fa come «l’esercito turco potrebbe arrivare all’improvviso nel cuore della notte» e «i missili turchi potrebbero arrivare facilmente ad Atene». Nessuno può però credere che queste aggressive dichiarazioni politiche, che vanno avanti da 50 anni, possano condizionare il sostegno dei greci verso il popolo turco colpito dal terremoto.

Terzo, secondo la bibliografia sulla diplomazia dei disastri i risultati positivi ottenuti con questo approccio non sono mai di lunga durata, e il caso specifico non sarà certo un’eccezione. Forse si può sperare che il popolo turco, avvelenato da una certa propaganda aggressiva che vuole far credere che sia la Grecia che vuole attaccare la Turchia, capirà l’assurdità di dichiarazioni del genere alla luce degli aiuti forniti. Sembra che questo sia già accaduto, almeno a giudicare dalle decine di utenti Twitter che hanno dichiarato la loro gratitudine, o dalla stampa turca che ha commentato: «I greci sono arrivati di notte per aiutare e salvare vite», o dagli applausi spontanei di tanta gente alle squadre di soccorso greche quando sono ripartite dall’aeroporto di Istanbul.

Addirittura, il quotidiano turco Hurriyet ha riconosciuto il soccorso tempestivo fornito dalla Grecia titolando in prima pagina, e in greco: «Efxaristo poli file» (molte grazie, amico) per ringraziare pubblicamente i membri delle unità di soccorso greche Emak, dopo il completamento della missione e il loro ritorno ad Atene.

Il fatto è che la solidarietà non ha confini, non pone condizioni ed è l’unico ponte che unisce veramente i popoli, ma sfortunatamente non sempre anche gli Stati.

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