Sniffa oggi, sniffa domani..

E' boom del consumo di cocaina in Europa ed anche in Italia. Preoccupa l'uso diffuso tra gli adolescenti. Una piaga spesso sottovalutata.
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"Mi puoi kiamare prima possibile x favore?". "Certo, fra poco esco dall’ufficio". L’sms di Giulia, 17 anni, mi mette nell’animo, non so perché, una certa inquietudine. Appena arrivata a casa, giusto il tempo di togliermi la giacca e vado al telefono. "Pronto Giulia, che succede?". All’altro capo una voce preoccupata. "Sai, ho fatto una bruttissima scoperta, Debora si droga!". "Cosa?". "Sì, hai sentito proprio bene. Si fa con la coca e da parecchio tempo. Me l’ha confidato l’altro ieri in preda alla disperazione".

L’amica di Giulia, Debora appunto, di anni ne ha 14 e, da quanto sembra, già da due fa ricorso a qualche sniffatina. "Ma dove se la procura?". "A scuola. Eh, sapessi quanta ne circola! Certi istituti sono spacci a cielo aperto". "Che facciamo?". Già, che facciamo? Che si fa in questi casi? Tante, troppe sono le situazioni come questa appena descritta nel racconto di un’amica sconvolta dalla triste vicenda. È boom infatti della cocaina fra i giovani e persino fra gli adolescenti. Stando ai dati del rapporto annuale dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, la cocaina è di gran lunga la sostanza stimolante più diffusa in molti Paesi della vecchia Europa e l’Italia, negli ultimi dodici mesi, risulta tra i Paesi europei col più alto consumo di questa sostanza: la usa il 3,2 per cento dei giovani tra i 15 e i 34 anni. Percentuali maggiori si riscontrano solo in Spagna (5,2 per cento) e Regno unito (5,4 per cento). Un totale di consumatori, per l’intero continente, stimato intorno ai 3,5 milioni di persone tra i 15 e i 34 anni e ai 2 milioni tra i 15 e i 24 anni. E anche qui è arrivata le rete: chi non dovesse trovarla per strada o a scuola, può procurarsela online, dove si stanno moltiplicando i negozi specializzati nella vendita delle più diverse tipologie di sostanze stupefacenti, con un’offerta ampia, oltre 200. Un fatto che, come spiega il rapporto, mette a dura prova le politiche di contrasto alla droga e i meccanismi di controllo a livello nazionale e internazionale.

Sei solo "rock"

A facilitare la diffusione della coca contribuisce, oltretutto, il prezzo accessibilissimo: costa come una pizza e con 30 euro arrivano a sniffarci anche in 4; c’è poi chi, pur di creare il mercato, per un certo tempo la regala, come mi racconta Giorgia che nella sua scuola sta combattendo una dura lotta per non cadere nel meccanismo perverso. Come Andrea, che confida: "Io non so se riesco ancora a resistere. Se non sniffo mi prendono in giro e se cerco di dire qualcosa mi minacciano" . "Ma perché la prendono i vostri compagni?", chiedo. "Per tanti motivi", rispondono. "Uno, perché se non ti fai rischi di essere tagliato fuori dal gruppo e di rimanere isolato; due, perché la coca ti fa sentire capace di tutto; tre, perché comunque si è sicuri che ci sia una via di ritorno e che si possa smettere quando si vuole; quattro, perché l’idea del tossicodipendente è legata ad altre sostanze, tipo eroina, mentre se prendi la coca sei solo rock, insomma sei alla moda e sai com’è alla nostra età anche i ragazzi più normali cadono nel giro". Già, a 14, 15, 16 anni… nel 2009, con genitori assenti, o separati, o travolti dai ritmi frenetici della nostra società, dove il tempo è tiranno e coi figli ci si incrocia solo in qualche momento della giornata se non della settimana. "I miei genitori non li vedo quasi mai – lamenta Matteo che in pratica vive coi nonni -. Quando tornano dal lavoro sono stanchi e non hanno tempo di ascoltarmi. E poi che male c’è a sniffare, tanto papà e mamma mi permettono di tutto". Non a caso, come sostiene Claudio Leonardi, del consiglio direttivo della Federsed, la Federazione italiana degli operatori del settore dipendenze in oltre il 90 per cento dei casi di ragazzi drogati, il padre è assente o perché deceduto, o a causa di una separazione o un divorzio, o ancora perché a prevalere in casa è la figura materna. E quando si insinua il dubbio che qualcosa non vada, o si tende a minimizzare oppure prevale l’impreparazione. Torna allora la domanda iniziale: Che fare?. C’è chi ricorre a dei detective per capire se i propri figli sono caduti o no nella morsa della droga; chi si affida a laboratori di analisi, dove – portando una maglia intrisa di sudore, uno spazzolino o dei capelli dei propri ragazzi – si può venire a scoprire l’amara verità. Ma, come sostiene Leonardi, "fra il 60 e il 70 per cento dei genitori non si rende conto della situazione se non quando è troppo tardi". E succede spesso che le famiglie, quando vengono a conoscenza del problema lo tengono per sé, sperando che col tempo le cose si risolvano. Invece non sempre è così; anzi, se non si interviene nella maniera giusta, la situazione non può che peggiorare.

Quando nostro figlio si droga

È quanto dicono con la loro esperienza Antonella e Piero di Caserta da otto anni alle prese con un figlio che dallo spinello è passato alla coca e poi all’eroina, ed ora ne sta venendo fuori grazie ad una comunità di recupero, dopo aver conosciuto anche il carcere. "Roberto ha cominciato a scuola intorno ai 16 anni con la sicurezza di poter smettere in qualsiasi momento – raccontano -. Ha sempre avuto un carattere introverso, ma ad un certo punto verso il terzo anno delle superiori, in seguito a certi comportamenti abbiamo cominciato a preoccuparci e ci è venuta paura. Vani i tentativi di parlare con lui, ha sempre negato ogni cosa. La conferma invece è arrivata quando è stato fermato dai carabinieri con una dose di cocaina addosso". È cominciato allora un percorso col Sert, con uno psicoterapeuta e anni molto difficili per la famiglia coinvolta nelle crisi, negli attacchi violenti di Roberto, nelle speranze e nelle delusioni. Finché si è aperta la strada della comunità ed è cominciata la fase di recupero totale. Cosa consigliereste a dei genitori che scoprono che un figlio si droga? "Prima di tutto diremmo loro di non tenere per sé questo problema perché è l’errore che noi abbiamo fatto all’inizio per la vergogna che provavamo. Non si risolve anche se i ragazzi promettono di non farlo più. Per noi è stato fondamentale fare il passo di comunicare a qualcuno della nostra comunità quello che stavamo vivendo. Inoltre è efficace fare riferimento a ragazzi che hanno avuto la stessa esperienza e ne sono usciti. Collaboriamo con un centro di ascolto per le tossicodipendenze e vediamo quanto sia importante la loro testimonianza anche nelle scuole dove magari è successo che alcuni ragazzi si siano aperti e siano emerse situazioni difficili". E, a proposito di scuola, visto che Antonella e Piero sono insegnanti: "Si fa molto poco – si lamentano -, magari si dà spazio ad un’informazione generica con uno specialista che presenta quali sono le droghe, i rischi che si corrono. Però poi tutto finisce lì. Si investe molto di più sull’educazione alla sessualità che su questo argomento. Ci vorrebbero invece dei progetti più seri, incontri individuali perché il ragazzo non mette fuori i suoi problemi davanti a tutti, una rete che coinvolga i genitori nel metterli a conoscenza del problema. C’è tanta leggerezza verso questo fenomeno, soprattutto verso la cocaina che viene considerata una sorta di droga ludica; invece è la più pericolosa perché va direttamente al cervello. Basta niente per scombussolarti".

Non mollare

Anche Nadia di La Spezia mi racconta il dramma di un figlio che a 17 anni comincia ad essere strano, ad isolarsi in un mondo tutto suo, a rifiutare il dialogo e qualsiasi aiuto. Perennemente insoddisfatto, cupo, come avesse un vuoto interiore ed un gran smarrimento. "Sembrava che tutto ciò che di bello e positivo da sempre avevamo cercato di trasmettergli, erano come scomparsi…. Cosa fare? Ci rivolgiamo a persone competenti, che iniziano a seguirlo, ma non riescono in tempi brevi a valutare la portata del fardello che si porta dentro. Il timore diventa ben presto certezza e non può che generare smarrimento, incredulità. Cominciamo a prendere contatto con una realtà sino a quel momento sconosciuta – continua -, relegata nelle trasmissioni televisive o sugli articoli di giornali, ma estranea al nostro mondo, lontana anni-luce dalla quotidianità. C’è un’alternanza di sentimenti che ci stringono il cuore: un’infinità di sospensioni, la consapevolezza dell’estrema fragilità del ragazzo, il non saper come comportarsi, a chi rivolgersi, l’umiliazione di frequentare certi ambienti, un certo senso di colpa che si insinua lentamente. Occorre non mollare, combattere con tutte le forze, non cedere. Non serve nascondersi, chiudersi in questo dolore; occorre invece mantenere vivo il contatto con altri genitori, farsi aiutare a metabolizzare questa sofferenza, portarla insieme, condividerla. Trovare l’umiltà di dire: Da solo non ce la faccio, ho bisogno di sostegno". Momenti duri, notti bianche, tante, fino a ritrovare l’uscita dal tunnel anche nella famiglia di Nadia. Perché uscirne, comunque, si può, anche se è dura. Meglio sarebbe, pur senza inutili allarmismi, tenere alta la guardia e, soprattutto, privilegiare sempre, in famiglia, rapporti sani.

L’ASCOLTO È LA MIGLIOR MEDICINA

Intervista con Paolo Volta, direttore del Sert di Parma

Dott. Volta, come si fa a capire se un ragazzo fa uso di cocaina?

Si tratta di una sostanza eccitante, pertanto diminuisce il sonno, la capacità di mantenere la concentrazione, c’è un progressivo cambiamento di carattere, si diventa più irascibili, più tesi. Ci si muove in continuazione, si è incapaci di tener ferme le mani mentre si parla, oppure ci si tocca ripetutamente i capelli e gli occhi con dei movimenti stereotipati. La coca è anche anoressizzante, per cui diminuisce il senso di fame con conseguente dimagrimento. Facilmente si associa all’alcol e questo dà effetti devastanti, perché mentre l’alcool rallenta i riflessi, la cocaina dà la sensazione di potenza, di non avere limiti e ciò porta spesso a comportamenti inadeguati.

Della cocaina si diventa dipendenti?

La dipendenza vera e propria dalla cocaina è più che altro psicologica: ci si sente inadeguati senza il supporto della sostanza. In genere il giovane non la consuma ogni giorno, piuttosto la usa nel sabato sera. L’idea di doversi divertire andando al di là di ogni limite facilita l’uso di altre sostanze che danno quella sensazione di forza, di resistenza alla fatica, di efficienza che piace ai ragazzi.

Che effetti provoca sul fisico? Ci sono delle cure specifiche per uscirne?

L’uso anche non prolungato di cocaina provoca un aumento della tachicardia e della pressione arteriosa, per cui il cuore è il primo che può soffrirne e rischiare facilmente l’infarto. Di cocaina si può anche morire e non solo per eventuali incidenti stradali o per comportamenti da essa determinati (sotto cocaina è molto più forte l’aggressività); la vasocostrizione cui sono sottoposte le mucose nasali, visto che la cocaina viene di solito sniffata, provoca delle necrosi e questo è molto pericoloso. Alcuni farmaci possono essere di aiuto ma non è come con l’eroina per la quale esistono medicine oramai comprovate, anche perché la dipendenza è sostanzialmente psicologica per cui bisogna agire sui riferimenti culturali, ideologici, religiosi….

Qualche consiglio per i genitori…

Più che cercare sintomi conta il rapporto con il figlio. Se esso è positivo, ci si accorge che qualcosa non funziona e che il ragazzo è alla ricerca di esperienze nuove. Bisogna ragionare con lui più che accorgersi che ha la pupilla dilatata. L’ascolto è l’unica terapia efficace in tante situazioni.

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