Slovenia,dove il sole profuma le Alpi

Quella bianca barriera di montagne che corona l’Italia continua ancora un po’ verso est, aprendosi come una chioma al vento, a rallegrare con la sua bellezza anche il popolo sloveno. E proprio questo legame con le Alpi ha segnato profondamente la sua cultura. Ma da dove è spuntato questo paese che tanti confondono con la Slovacchia? Altri si domandano: che bisogno c’era di disfare quella benedetta Jugoslavia in tanti stati, così piccoli e difficili da riconoscere? Certo, se non altro, le guerre che negli anni Novanta hanno insanguinato queste regioni ci hanno fatto capire e scoprire che in quella che era la Jugoslavia non c’erano un solo popolo ed una sola cultura. Come nel resto dell’Europa, appunto. Ed è per questo che anche se gli sloveni sono andati massicciamente alle urne a dichiarare a grande maggioranza di voler far parte dell’Ue, come per rom- pere definitivamente con il passato jugoslavo; mentre si vorrebbe essere al tempo stesso certi di non trovarsi poi sopraffatti dalla prepotenza di altri più grandi fratelli. Un’Europa dei popoli è quella che gli sloveni sentono più vicina alle loro esigenze. Per il loro passato stori- co e per la loro posizione geografica sanno che è più necessario e consono alla loro natura farsi degli amici che dei nemici. Infatti non vengono ricordati per aver combattuto delle guerre; anzi, il loro inno nazionale invita a considerare i popoli confinanti vicini di casa e non avversari. Certo la Slovenia ai propri confini non ha soltanto altri popoli, ma mondi culturali molto diversi con i quali per secoli ha vissuto in una simbiosi profonda senza però essere mai del tutto da loro assimilata: ad ovest il mondo latino (friulani e veneti), a nord quello germanico (austriaci), ad est gli ungheresi e al sud un altro popolo slavo, i croati. In tutti questi paesi ci sono minoranze slovene più o meno cospicue, ed anche in Slovenia c’è una presenza di questi popoli. A partire dal VI secolo varie ondate di migrazioni sono arrivate dall’est nell’Occidente ormai cristiano, fra cui diverse tribù slave. Quelli che più si sono avvicinati a Roma sono stati proprio gli sloveni, che in parte hanno ricevuto il battesimo dal patriarcato di Aquileia e in parte dalla diocesi di Salisburgo che aveva mandato come missionari tra gli sloveni dei monaci irlandesi. Per poco tempo hanno potuto avere un regno indipendente, essendo circondati da potenti vicini. Poi, per secoli hanno dovuto servire altri re e imperatori; ma la coscienza di avere una propria identità nazionale, presente nella lingua e nelle tradizioni, è rimasta viva. Nel 1990 gli sloveni hanno finalmente sentito nell’aria che, dopo quasi mille anni di asservimento al giogo straniero, avrebbero potuto diventare di nuovo indipendenti. Ci sono riusciti e oggi ne sono fieri. Si potrebbe dire che la loro democrazia è giovane, ma sarebbe solo parzialmente vero se pensiamo che nella prima visita di un presidente americano in Slovenia, Clinton li ha ringraziati di aver contribuito con il loro Codice legislativo della Carantania (dal VII al XVII secolo) a mettere le basi della Costituzione americana. O ancora si potrà dire che la loro voce è debole, che la loro economia non potrà essere concorrenziale… Ma bisogna tenere conto delle loro potenzialità e sapere che hanno bisogno di esser incoraggiati e valorizzati per quello che sono, che è in fondo ciò che possono dare. Nel secolo XIX, con il nascere delle ideologie, il popolo sloveno è stato attratto da due correnti opposte. Questo divario ha avuto il suo culmine nella Seconda guerra mondiale, che non è stata solo una resistenza antifascista, ma anche una vera guerra civile (più di 12 mila sloveni, infatti, sono stati giustiziati dopo la fine della guerra). Il che ha lasciato profonde ferite fino ad oggi, nonostante i tentativi compiuti da tutte e due le parti per una sincera riconciliazione nazionale. I popoli alpini sono caparbi, laboriosi, intraprendenti… e gli sloveni non fanno eccezione. Amanti della natura, della bellezza (la trovano, appunto, nella natura e nella loro cultura, oltre che in quella dei popoli con cui hanno vissuto o dai quali sono stati preceduti), della casa (è lì che hanno mantenuto per secoli la loro cultura), della musica (dicono che due sloveni già formano un coro), della lettura (sono tra i popoli che più leggono)… e si potrebbe continuare. L’importante è che ci sono e che il loro tassello non manca nel mosaico che è l’Europa. SPERANZE E ATTESE Le attese degli sloveni prima dell’ingresso nell’Ue sono assai diverse. Molti si aspettano tempi migliori, soprattutto dal punto di vista economico. Altri ancora sperano e credono che la legislazione europea costringerà la politica ad un’azione più trasparente e, di conseguenza, ad una maggiore democratizzazione della società. Alcuni hanno un certo timore che, con l’ingresso in questa nuova comunità di stati, diminuisca la sovranità così difficilmente raggiunta dopo i lunghi anni di comunismo in Jugoslavia. Nonostante tutto, il risultato del referendum ha dimostrato che un’alta maggioranza degli sloveni vuole entrare nell’Ue e che si rallegrano di questa nuova primavera che ci attende. LA NAZIONE IL CUI EROE È UN POETA Se dovessi cambiare nazionalità, mi piacerebbe prendere quella slovena. Lo dico sinceramente. Un popolo che dopo secoli di oppressione, nel momento tanto atteso dell’indipendenza, sceglie come festa nazionale l’anniversario della morte di un poeta e la celebra senza sfilate militari, senza carri armati né caccia a reazione, ma distribuendo in presenza del presidente della Repubblica, del governo e del corpo diplomatico, premi ai suoi migliori pittori, scultori,musicisti e poeti, un tale popolo, anche se numericamente esiguo, è un grande popolo. E così un popolo che sceglie come inno nazionale una poesia di quello stesso poeta, ma non una poesia dagli accenti guerrieri, ma un delizioso brindisi, un canto da bere… che esalta la fraternità universale, un tale popolo, secondo me, è il primo di tutti sulla via che – lo spero e lotto per questo – tutti popoli imboccheranno un giorno o l’altro. LA STORIA IN SINTESI 568: arrivo degli sloveni dalla Moravia e dalla Pannonia. 623-745: Carantania – prima regno indipendente degli sloveni. 743: Il vescovo di Salisburgo battezza i duchi Borut e Gorazd. 757: il monaco irlandese san Modesto diventa primo vescovo per gli sloveni nella Carantania. 750-802: san Paolino II, patriarca di Aquileia, apostolo degli sloveni al sud del fiume Drava. 848-874: Ducato di Kocelj presso il lago di Balaton, secondo stato indipendente. 1000: Brizinski spomeniki – primo manoscritto conservato in lingua slovena. 1333-1456: dinastia dei duchi di Celeia. 1473: ultimo insediamento nel Ducato di Carantania con il Codice legislativo in lingua slovena. 1408-1578: Invasioni turche. 1478-1713: Rivolte contadine. 1509-1918: Gli Asburgo governano su tutto il territorio etnico sloveno. 1550: stampa dei primi libri in sloveno: Katekizmus e Abecedarium. 1583: prima traduzione dell’intera Bibbia in sloveno. 1809-1813: Napoleone fa di Lubiana la capitale delle Province Illiriche. 1820: a Lubiana si tiene il Congresso della Santa Alleanza tra gli imperatori di Prussia, Russia e Austria. 1914-1918: Prima guerra mondiale. Sul fronte dell’Isonzo, la più sanguinosa guerra di montagna. 1919-1941: gran parte della Slovenia sotto il Regno della Jugoslavia. 1941-1945: Seconda guerra mondiale. 1945-1991: la Slovenia diventa repubblica socialista nella Federazione Jugoslava. 1990: Plebiscito sull’indipendenza. 1991:Dichiarazione d’indipendenza. 1.5.2004 la Slovenia diventa membro dell’Unione europea. ALCUNI DATI Superficie: 20.273 km2 (per più della metà ricoperta da boschi). Abitanti: 1.996.000. Capitale: Lubiana (257.000 ab.). Lingua ufficiale: sloveno. Religione: cattolici 71,36 per cento, ortodossi 2,38 per cento, musulmani 1,51 per cento, protestanti 0,97 per cento, atei 4,35 per cento, altro 4,47 per cento, non dichiarati 14.96 per cento (dati del 2002). Reddito pro capite 70 per cento della media europea. Disoccupazione 6,4 per cento. Inflazione 5,7 per cento. Il Movimento dei focolari in Slovenia Nel 1958 un sacerdote sloveno partecipa alla Mariapoli di Fiera di Primiero e porta l’annuncio di questa vita nel suo paese natale. Nel 1966 si apre il primo focolare a Lubiana. Il 13 aprile 1999 Chiara Lubich visita la Slovenia e parla nel santuario nazionale di San Giuseppe gremito di persone, alla presenza della Conferenza episcopale, di membri del Parlamento, personalità civili e religiose e membri del corpo diplomatico. metropolita della Slovenia e arcivescovo di Lubiana, conferisce a Chiara la medaglia dei Santi Cirillo e Metodio per il contributo suo e del Movimento dei focolari al rinnovamento della vita spirituale in Slovenia. Il 14 aprile 1999 Chiara è invitata dal presidente del Parlamento a parlare a membri di vari schieramenti politici sulle idee e concretizzazioni del movimento nel campo della politica. In quell’occasione sottolinea il valore di lavorare per il bene comune e della fratellanza universale, raccogliendo numerosi consensi. Secondo i registri di battesimo, gli antenati di Chiara provenivano dalla Slovenia. quell’occasione mons. Rode, metropolita

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