Sindaci, fateci sperare

Quasi 13 milioni al voto. 30 comuni capoluogo coinvolti. La politica più vicina alla gente verifica il suo futuro.
Sindaci

Anche questa volta alle elezioni amministrative sarà data una lettura politica di significato nazionale. Come sempre. Ma questa volta, ancora di più. Tutti i partiti, in questo periodo, sono in fibrillazione e un successo elettorale costituirebbe un tonico di alto valore. E poi la consultazione del 15 e 16 maggio (con turno di ballottaggio previsto per il 29 e 30 maggio) coinvolge quasi 13 milioni di cittadini di tutta Italia, una porzione già consistente dell’elettorato. Per di più sono in ballo città a elevato tasso politico nazionale, come Torino, Milano, Bologna e Napoli o comuni capoluogo di particolare valenza, da Reggio Calabria a Savona, da Trieste a Siena, da Cagliari a Varese. In totale, sono interessati oltre 1.300 comuni, di cui trenta capoluogo. E a proposito di province, sono coinvolte nove amministrazioni (Vercelli, Mantova, Pavia, Treviso, Ravenna, Lucca, Macerata, Campobasso e Reggio Calabria).

 

L’imminente tornata elettorale costituisce perciò un banco di prova tanto per Lega e Pdl, quanto per i democratici, mentre rappresenta una severa verifica per i partiti di centro e, addirittura, un impegnativo debutto per la formazione di Fini.

I risultati elettorali indicheranno se troveranno conferma o smentita taluni fenomeni territoriali di spostamento elettorale verso il centrodestra. Torino, ad esempio, resterà in mano a una coalizione guidata dal Pd o la sconfitta alle ultime regionali preludeva all’inizio di uno sgretolamento di una tale roccaforte del centrosinistra? E Reggio Calabria, impegnata nella duplice consultazione comunale e provinciale, si porrà in alternativa rispetto alla Regione, ora guidata dal centrodestra?

 

 

Nella grande varietà dei contesti politici e geografici di questo voto – in molte città assai incerto –, tre fattori rappresentano comunque delle costanti. E non di poco conto.

Incominciamo dalle donne. È solo del 19 per cento la presenza femminile negli organi di governo dei comuni a fronte del 52 per cento di cittadine italiane. Il ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna, e il presidente dell’Associazione dei comuni d’Italia, Sergio Chiamparino, hanno siglato un’intesa che chiede maggiore sensibilità ai candidati sindaco. È stata recepita questa istanza? I nostri lettori-elettori verifichino perciò la composizione delle liste e delle possibili giunte e valutino se non sia il caso di premiare una donna, già impegnata nella società civile. Gli esperti sostengono che in politica il gentil sesso possiede spesso maggiore idealità, onestà, competenza e concretezza.

 

Il secondo fattore riguarda la centralità del livello comunale della politica nei confronti dei cittadini. In una stagione in cui è avvertita ancora più distante dalla vita quotidiana della gente, l’operato per il bene comune (e la passione civica) del sindaco e degli assessori può frenare il disagio, riannodare i fili di un indispensabile dialogo tra amministratori e amministrati, favorire le varie forme di partecipazione e accendere l’entusiasmo di chi potrà essere futura classe dirigente locale.

Perché la faccenda più seria è legata al silenzioso partito che cresce a ogni consultazione, la compagine dei non votanti. Napoli e Milano, di cui parliamo a parte, hanno registrato nelle ultime due elezioni comunali un’affluenza calata dal 68,2 al 66,6 per cento alle urne partenopee e dall’82,3 al 67,6 in quelle ambrosiane.

 

Un segnale decisamente preoccupante, ma che i leader politici si guardano bene dal prendere nella dovuta considerazione in fase di analisi dei risultati. Segnala infatti che il livello della politica è così scaduto in termini culturali ed etici che i cittadini non sembrano credere più in una rigenerazione dei partiti. Un’accresciuta presenza nei seggi su gran parte del territorio nazionale costituirebbe un dato di fiducia nel livello locale di cui fare tesoro.

Paolo Lòriga

 

BOX 1

Qui Milano

 

Sarà il sindaco dell’Expo 2015, quello che uscirà dalle urne a metà maggio. Ma sarà anche il sindaco che dovrà affrontare le mille contraddizioni di una città come Milano, dove la metropoli industriale e benestante si scontra con la crescente povertà. La città del panettone, della Borsa, dei poteri forti, deve ogni giorno fare i conti con un popolo sempre più crescente di poveri. I “nuovi poveri”, quelli milanesi, sì perché c’è ora anche un popolo di milanesi tutti ex: ex impiegati, ex operai, ex dirigenti di aziende lasciati a casa. Ma la partita si gioca su tanti fronti, dalla sicurezza ai nomadi, al nuovo quartiere da far sorgere a Cascina Merlata. Oppure sulla nuova moschea per offrire una soluzione che possa durare nel tempo. Argomenti contesi tra centrodestra al governo di Palazzo Marino con Letizia Moratti, e il centrosinistra che si candida con Giuliano Pisapia alla sostituzione. Tutt’altro che debole sembra il candidato del terzo polo, Manfredi Palmeri.

 

Priorità e impegno è stato chiesto anche dai rappresentanti di sette tra le più importanti realtà laiche del mondo cattolico ambrosiano, a tutti i candidati. Una lettera che raccoglie principi e priorità necessari all’impegno politico, riuniti in un “decalogo” che rappresenta un interessante segno di discernimento da parte di laici impegnati, e come tale è affidato a una più vasta riflessione.

«Il nostro comune progetto è che Milano sia città dell’Expo e città delle opportunità per tutti, sia per chi fa fatica a trovare lavoro, sia per le famiglie»: sono parole di Mariolina Moioli, attuale assessore alla Famiglia, scuola e politiche sociali del comune di Milano, candidata per “Milano al centro”.

 

Per Andrea Fanzago, candidato al consiglio comunale per il Pd, «occorre ridare speranza a Milano e ai milanesi, e in particolare un sindaco che sappia curare, custodire e cambiare la città».

«Amare una metropoli come Milano è una sfida quotidiana. Ci vuole un grande amore per scorgervi tutto il bello che c’è: l’operosità, lo spirito di accoglienza e di solidarietà, la generosità, la “vocazione alla fraternità”», dice Susanna Mattarelli, presidente regionale del Movimento politico per l’unità, ricordando quanto Chiara Lubich indicò nel 2004 durante la sua ultima visita a Milano.

Carlo Genovese

 

BOX 2

Qui Napoli

 

Sono undici i candidati che si confronteranno nella tornata elettorale che metterà fine alla seconda consiliatura del sindaco Rosa Russo Iervolino. Il Pdl punta su Gianni Lettieri, ex presidente dell’Unione industriali. Una sorta di “asso acchiappatutto” controverso, osteggiato da parte della coalizione, ma appoggiato da ex politici ed esponenti della società civile del centrosinistra che si sono detti “scioccati” dalle primarie del Pd. Un confronto che aveva decretato la vittoria dell’europarlamentare e delfino di Bassolino, Andrea Cozzolino, poi accusato di brogli, a cui il partito ha preferito Mario Morcone, responsabile dell’Agenzia per i beni confiscati alle mafie.

E se lo stesso Pd che lo propone (appoggiato dai vendoliani) è sfrangiato, nel centrosinistra raccoglie consensi anche il magistrato Luigi De Magistris, candidato dell’Idv ma con una base più ampia.

 

Fli, Udc e Apl puntano invece sul rettore dell’Ateneo salernitano, Raimondo Pasquino. Consapevoli delle difficoltà di una corsa in solitario, sono già divisi su chi appoggiare in caso di ballottaggio. Da registrare anche il ritorno del leader dell’Udeur, Clemente Mastella, la presenza del Movimento 5 stelle con Roberto Fico, l’impegno di molti giovani e lo sforzo di una parte della società di impegnarsi per la rinascita della città. Tuttavia, la sfiducia è tanta. Ma allora, perché votare? «Perché – spiega una residente – la città è la mia prima comunità: voglio prendermene cura, impegnarmi per restituire alla politica il ruolo di speranza che ha. Con i rapporti si ritrova la volontà di ricostruire insieme il tessuto sociale».

 Sara Fornaro

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