Benedetto XVI ha divulgato il suo messaggio in occasione della festa del patrono dei giornalisti, Francesco di Sales. Ha parlato sul tema dell’appuntamento: “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”. Secondo il papa, silenzio e parola sono «due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone». E argomenta: «Quando parola e silenzio si escludono a vicenda, la comunicazione si deteriora, o perché provoca un certo stordimento, o perché, al contrario, crea un clima di freddezza; quando, invece, si integrano reciprocamente, la comunicazione acquista valore e significato».
Quindi non solo la parola, ma anche il silenzio è parte integrante della comunicazione. «Nel silenzio – prosegue – ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci. Tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena». In queste parole ci sono i cardini della comunicazione: l’ascolto, la valorizzazione dell’altro, la reciprocità, i luoghi e i modi della relazione.
A proposito dell’ambiente della comunicazione, Benedetto XVI addirittura una modernissima metafora, quella di «un ambiente propizio, quasi una sorta di “ecosistema” che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni». Guarda caso, sembra essere proprio questo “ecosistema” la via per un’evangelizzazione adeguata ai tempi: «Nel complesso e variegato mondo della comunicazione emerge, comunque, l’attenzione di molti verso le domande ultime dell’esistenza umana: chi sono? che cosa posso sapere? che cosa devo fare? che cosa posso sperare? È importante accogliere le persone che formulano questi interrogativi, aprendo la possibilità di un dialogo profondo, fatto di parola, di confronto, ma anche di invito alla riflessione e al silenzio, che, a volte, può essere più eloquente di una risposta affrettata e permette a chi si interroga di scendere nel più profondo di se stesso e aprirsi a quel cammino di risposta che Dio ha iscritto nel cuore dell’uomo».
Il papa non poteva non incastonare la dinamica tra silenzio e parola sul mistero pasquale: «Nel silenzio della Croce parla l’eloquenza dell’amore di Dio vissuto sino al dono supremo. Dopo la morte di Cristo, la terra rimane in silenzio e nel Sabato Santo, quando “il Re dorme e il Dio fatto carne sveglia coloro che dormono da secoli” (Ufficio delle Letture del Sabato Santo), risuona la voce di Dio piena di amore per l’umanità».
Per il cristianesimo il silenzio è via alla contemplazione, dalla quale «nasce in tutta la sua forza interiore l’urgenza della missione, la necessità imperiosa di “comunicare ciò che abbiamo visto e udito”, affinché tutti siano in comunione con Dio (cfr 1 Gv 1,3). La contemplazione silenziosa ci fa immergere nella sorgente dell’Amore, che ci conduce verso il nostro prossimo, per sentire il suo dolore e offrire la luce di Cristo, il suo messaggio di vita, il suo dono di amore totale che salva».